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Pannella Marco - 2 novembre 1991
Siamo noi radicali a volere i referendum
di Marco Pannella

SOMMARIO: Nella campagna referendaria, il Partito radicale è l'unica organizzazione politica a consentire ai cittadini di firmare tutti e nove i referendum. Se con il Comitato Giannini si stanno studiando misure organizzative comuni, dal Comitato Segni non giunge invece nessuna collaborazione. I due referendum radicali vengono sabotati e osteggiati da tutte le forze politiche (ad eccezione, pare, di Rifondazione Comunista e del MSI) e dai giornali che pure avevano preannunciato un sostegno almeno al referendum contro il finanziamento pubblico ai partiti, per il quale l'autore rivolge un appello per la formazione di un grande comitato promotore.

(La Stampa, 2 novembre 1991)

Caro Direttore,

il partito radicale, i suoi militanti, sono soli, finora come forza politica, organizzativa, finanziaria, a lavorar sodo per consentire ai cittadini italiani di firmare, se lo vogliono, sia i referendum "Segni", sia quelli "Giannini", sia quelli contro il finanziamento pubblico dei partiti, contro le sanzioni "penali" che stanno paralizzando giustizia, polizia, assistenza, colpendo i semplici consumatori di droga, sia contro le attuali competenze delle Usl. Oltre ad un progetto di legge volto ad estendere anche alla Camera la riforma uninominalistica ad un turno che si chiede con referendum per il Senato.

Radio Radicale dedica programmi diurni di almeno quattro ore per il sostegno e l'organizzazione di questa raccolta. Nella situzione nota di estrema povertà e austerità che è la nostra, il pr ha già stanziato mezzo miliardo di lire per consentire, con questo anticipo, di fornire servizi e strutture necessarie per quest'opera, a cominciare dal compenso agli autenticatori.

Con il Comitato Giannini stiamo studiando, senza riuscire ancora a conludere, concrete misure organizzative comuni. Ma lo stesso comitato ha già inviato ad oltre cinquemila notai le schede di raccolta firme per tutti e nove i referendum, ivi compresi dunque quelli radicali. Massimo Severo Giannini ha già annunciato, per quanto personalmente lo riguarda, il suo sostegno al referendum contro il finanziamento pubblico dei partiti, convinto e senza riserve.

Dal Comitato Segni, del quale forse è il caso di notare che faccio parte, e sui cui obiettivi referendari il partito radicale è la sola organizzazione politico-parlamentare impegnata, non solo strumentalmente, ma strategicamente e testualmente, nessuna pratica collaborazione viene invece presa nemmeno in considerazione, con una difesa ultronea, ma legittima, dello specifico carattere del comitato; che non s'estende come vorrei fino alla preoccupazione di evitare una giustapposizione di immagine fra l'obiettivo della formazione di un nuovo movimento politico cattolico e democristiano, e quello referendario.

In "periferia" vi sono alcune situazioni più aperte: per esempio a Milano. Non è che i nostri amici democristiani e politici del Comitato non siano consapevoli che almeno il 90% dei loro elettori è appassionatamente d'accordo contro questo finanziamento pubblico di questi partiti, ma hanno timore - spesso - di spingere la trasgressione fino a questo punto di chiarezza e di assunzione di responsabilità. Ci mancano pericolosamente i mezzi per acquistare o noleggiare strutture fisse anti-pioggia: campers, tende ed altre soluzioni possibili. Ci mancano eccezioni al generale sabotaggio e ostracismo contro questi "nostri" referendum, i più popolari, anche se sostenuti a livello di partito, per ora, solo da noi e, sembra, da Rifondazione Comunista e dal MSI.

Quotidiani che avevano preannunciato un sostegno deciso almeno al finanziamento pubblico dei partiti dedicano pagine intere per segnalare i luoghi di raccolta delle firme "Segni" (e Giannini): pds, pds, pds, pds, pds, acli, acli, acli, censurando non gli astratti recapiti riformatori di loro preferenza, ma i concreti luoghi radicali di raccolta; sul piano del sostegno politico, ancor peggio.

Non ne siamo affatto stupiti: niente di nuovo, da questo punto di vista, sotto il sole. Il popolo è potenzialmente un pericoloso nemico, irresponsabile e infido, per tutti o quasi i partiti. Ma anche sulla droga non è oro tutto quel che riluce: ad oggi non più di otto federazioni del pds si sono munite di schede di raccolta di firme su questo referendum. Così si spiega l'arcano di un partito che firma, ostentatamente, con il 90% dei suoi dirigenti, ma che rifiuta di aderire in quanto tale alla richiesta referendaria relativa. Lasciamo poi perdere altri sintomi, come quello della distruzione fraudolenta delle firme raccolte contro il finanziamento pubblico dei partiti a Torino.

In queste condizioni mi pare probabile che il pr non ce la farà a consentire ai cittadini di pronunciarsi con un referendum sul finanziamento pubblico dei partiti. A meno che, informati, non protestino e provochino. Ma faremo l'impossibile, anche questa volta, per farcela. Lo stiamo già dimostrando.

Per finire, nego nel modo più assoluto che i tre coordinatori, il deputato "verde" Rene' Andreani, la Presidente del Consiglio Nazionale del Cora Rita Bernardini, il vice-tesoriere del Pr e tesoriere del Cora Maurizio Turco, abbiano fatto polemiche contro Giovanni Negri e Peppino Calderisi da Radio Radicale o altra sede pubblica. Mi auguro, invece, che di fronte alla latitanza di nostri eletti e altri compagni di alcune regioni, non ci si imbavagli ma si risponda con chiarezza politica a questo fatto politico. Quanto ad un grande comitato promotore del referendum sul finanziamento pubblico (o su tutti e nove i referendum), voglia Dio: accettiamo e sollecitiamo candidature da chi, ancora ieri contrario, oggi si sia ravveduto. Un appello in questo senso lo rivolgo a tutti.

 
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