SOMMARIO: Il testo dell'ordine del giorno presentato da senatori di diversi gruppi, fra cui il radicale Strik Lievers i democristiani Orlando, capogruppo in commissione esteri, Andreatta, presidente della Commissione Bilancio, Toth, Zecchino, presidente della Giunta per gli Affari Europei, i repubblicani Ferrara e Covi, presidente della Commissione giustizia, il verde Boato e il liberale Fiocchi, in sede di discussione del Bilancio di competenza del Ministero degli Affari Esteri. Il documento chiede il riconoscimento di Croazia e Slovenia, l'immediata convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, l'invio dei caschi blu nelle zone contese, l'embargo e il boicottaggio economico totale della Serbia. L'ordine del giorno, dopo un duro dibattito, è stato ritirato in seguito all'impegno del Monistro Cirino Pomicino di discuterlo al più presto.
SENATO DELLA REPUBBLICA - ORDINE DEL GIORNO
Il Senato
considerando che
non è ulteriormente tollerabile per la coscienza civile il perpetuarsi di quella che - quali che siano le responsabilità iniziali di ciascuna parte - è oggi manifestamente una guerra d'aggressione contro la Croazia;
parimenti inaccettabili sono l'occupazione e la sistematica, violenta oppressione della popolazione albanese nel Kossovo, con la totale violazione delle norme costituzionali che garantiscono a quella regione una autonomia politica e amministrativa;
secondo i principi del diritto internazionale e del diritto interno le istituzioni federali iugoslave non hanno più alcun fondamento di legalità;
l'esercito già federale, privo ormai di ogni legittimazione, persegue esplicitamente il disegno di modificare i confini della Repubblica di Croazia a vantaggio della Repubblica Serba;
l'opera della comunità internazionale e in particolare della Comunità Europea è risultata finora impotente ad arrestare il consumarsi della tragedia e a ristabilire diritto e pace in quella che fu la Jugoslavia;
è matura nell'opinione mondiale, ed esplicitamente dichiarata da molti governi fra cui quello italiano, la presa d'atto che la vecchia unità jugoslava è finita;
ogni ulteriore indugio nel formalizzare il conseguente riconoscimento delle nuove realtà indipendenti incoraggia soltanto la parte serba, più forte sul campo, a cercare di completare l'annessione militare di una parte del territorio croato, predeterminando il fatto compiuto, e non aiuta perciò, bensì ostacola, l'instaurarsi di una dinamica di pace;
la chiave di volta di una organica soluzione sta nella possibilità che in ognuna delle realtà statuali che usciranno dalla dissoluzione della Jugoslavia siano realmente garantiti i diritti fondamentali della persona, e perciò quelli di ciascuna minoranza,
impegna il Governo a
1) accelerare, riconoscendo le repubbliche di Croazia e Slovenia, il processo di riconoscimento da parte di tutti i paesi della Comunità Europea delle realtà già appartenenti alla Jugoslavia che hanno dichiarato democraticamente la propria indipendenza, e contestualmente ad aprire una trattativa con le stesse e con le altre repubbliche ex-iugoslave circa lo status e le garanzie per le minoranze al loro interno;
2) operare perché venga garantito alle altre repubbliche e regioni autonome la possibilità di decidere democraticamente la propria sorte, e perché sia ripristinato il diritto nel Kossovo;
3) assumere tutte le opportune iniziative perché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sia investito, ai sensi degli articoli 41 e 42 della Carta, con la stessa urgenza e determinazione con cui si è proceduto per la crisi del Golfo, della grave minaccia alla sicurezza e alla pace rappresentata dall'aggressione in corso in Croazia e dalla persecuzione e oppressione della popolazione del Kossovo, in modo che siano prese le misure necessarie a porre immediatamente fine alla guerra e venga deliberato l'invio di un contingente di "caschi blu" nelel zone contese;
4) ingiungere immediatamente all'esercito già federale di ritirarsi dalla Croazia e, in caso di inadempienza, chiedere che la Comunità europea e il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite decidano l'embargo e il boicottaggio economico totale della Serbia, con il conseguente ritiro delle rappresentanze diplomatiche da Belgrado;
5) assumere le iniziative necessarie affinché analogo atteggiamento assumano la Comunità Europea nel suo insieme e la CSCE;
6) operare perché la Comunità europea offra, anche sulla base di accordi di associazione con le Repubbliche e le regioni autonome dell'ex Iugoslavia, una garanzia sovrannazionale per i diritti delle minoranze nazionali, etniche e religiose all'interno di ciascuna di esse, qualificando così se stessa come strumento e luogo per la costruzione di un nuovo ordine democratico europeo nel quale siano assicurati, con garanzia sovrannazionale, i diritti delle persone e dei popoli;
7) assumere, in questo contesto, le più ferme iniziative perché siano assicurati i diritti della minoranza italiana che vive nei territori delle Repubbliche di Slovenia e Croazia.
STRIK LIEVERS
FERRARA SALUTE
ORLANDO
ANDREATTA
FIOCCHI
BOATO
TOTH
COVI
ZECCHINO
CORLEONE
POSTAL
COLETTA
MODUGNO
DI PAOLA
BOGGIO
MICOLINI