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Pietrosanti Paolo - 29 novembre 1991
Sono anch'io un Rom!
(Paolo Pietrosanti dall'Italia: "Sono anch'io un Rom!")

Intervista a Paolo Pietrosanti

SOMMARIO: l'intervista a Paolo Pietrosanti, curata da Jan Horvath, è stata pubblicata sulla prima pagina del settimanale cecoslovacco Romano Kurko, periodico zingaro, nel numero del 29 novembre 1991. "I Rom sono uno dei popoli europei. Vivono in una ventina di Stati, e hanno per questo non uno, ma venti governi come interlocutore a cui rivolgersi per trovare soluzioni ai loro problemi. La nazione Rom non ha attualmente nessun interlocutore istituzionele. Per dirla in breve, vogliamo un vero governo e vere istituzioni europee che possano essere interlocutori di tutti i Rom che vivono in Europa".

(ROMANO KURKO, 29 dicembre 1991)

IL FUTURO DELL'EUROPA

Ho conosciuto Paolo recentemente a Nachod, in un meeting "Per la comprensione, la tolleranza e la cooperazione fra i popoli". Attualmente vive in Cecoslovacchia, si interessa a fondo della vita della minoranza etnica dei Rom. E' per quello che abbiamo chiesto a Paolo Pietrosanti un'intervista.

Domanda: Può parlare ai nostri lettori qualcosa dei progetti e degli obiettivi del Partito radicale transnazionale?

Risposta: Quel che noi vogliamo può sembrare l'utopia, perché noi vogliamo creare un partito di parlamentari, di membri di governo e di Rom. Personalmente credo proprio a questa prospettiva, quella di un partito transnazionale che unisca personaggi di rilievo e normali cittadini, organizzati in maniera del tutto nuova. Stiamo lavorando ad uno strumento politico totalmente nuovo e diverso, una Inmternazionale alla quale si aderisca direttamente e non per mezzo di partiti nazionali. Nel mondo non vi è più alcun problema esclusivamente nazionale. Per esempio l'economia: anche il più piccolo degl'imprenditori fa i conti con un mercato che è almeno internazionale, e deve fare i conti con dinamiche più che nazionali. Non esistono economie nazionali, l'economia è una sola. Tanto più, dopo la caduta dei regimi comunisti, il mercato diventerà uno solo; e l'esistenza di un mercato libero è uno dei fondamenti della libertà. Ma non esiste politica allo stesso livello: non esistono sedi dove la politica opera allo stesso

livello in cui opera l'economia. Per questo il nostro obiettivo è creare un partito transnazionale, per cambiare la politica. Vogliamo creare intanto in Europa un unico stato, federale, come sono gli Stati Uniti d'America.

In questo impegno i Rom dovrebbero avere un ruolo centrale.

Per questo ragioni che Emil Scuka e i deputati rom si sono iscritti al Partito radicale transnazionale. Ed è per questo che io sono diventato membro del Consiglio federale del ROI (Iniziativa civica dei Rom). Dobbiamo costituire un partito di parlamentari e di Rom. I Rom sono uno dei popoli europei. Vivono in una ventina di Stati, e hanno per questo non uno, ma venti governi come interlocutore a cui rivolgersi per trovare soluzioni ai loro problemi. La nazione Rom non ha attualmente nessun interlocutore istituzionele. Per dirla in breve, vogliamo un vero governo e vere istituzioni europee che possano essere interlocutori di tutti i Rom che vivono in Europa.

Fra i membri del nostro partito sono già un centinaio i deputati di vari stati, e quattro sono i ministri, oltre a i rappresentanti di organizzazioni internazionali ecc. Questo partito è già ora una garanzia per i Rom.

D.: Se ne può trarre la conclusione che il vostro influsso nel mondo è già notevole. Cercate di costituire gli Stati Uniti d'Europa. Avete abbracciato le idee di Gandhi - la filosofia della non violenza e del diritto. Non è un'utopia questo vostro progetto?

R.: Rispondo così: due anni fa nessuno avrebbe immaginato che a Brno sarebbe stato pubblicato un giornale rom - e che sarebbe esistita la Romart. Due anni fa sarebbe stato pura illusione pensare che i Rom avrebbero avuto i loro periodici, o i loro deputati. Chi avesse previsto questo sarebbe stato considerato non soltanto un illuso, ma un pazzo. In Cecoslovacchia l'iniziativa rom è attualmente la più attiva e organizzata del mondo, e forse sarebbe ora di aiutare i Rom che vivono in altri paesi europei perché seguano l'esempio cecoslovacco.

A proposito di Gandhi. E' stato forse il più concreto uomo politico di questo nostro secolo. Aveva delle grandi idee, e cercava in primo luogo la forza per realizzarle. Diceva che la violenza si deve superare proprio per essere più forti. Voleva (con)vincere, ed ha vinto. Non totalmente, ma ha vinto. Sono stati i nemici di Gandhi a crearne un ritratto come della personificazione della bontà.

D.: Quale sarà il ruolo dei Rom nei futuri Stati Uniti d'Europa?

R.: Esistono organizzazioni internazionali Rom, che però non svolgono iniziativa politica. Bisogna certo appoggiarle. Ma in Europa esiste il Partito radicale transnazionale che può diventare letteralmente un partito anche dei Rom. E' assolutamente naturale che i Rom si organizzino a livello sovranazionalerganizzarsi nelle organizzazioni internazionali. Già un primo passo è stato compiuto: Emil Scuka si è iscritto al nostro partito, forse ci si iscriverà anche Rajko Djuric. Ma migliaia di Rom dovrebbero iscriversi al Partito radicale. E' un'occasione storica per tutti i Rom quella di divenire protagonisti di un partito che è in sé una iniziativa politica, fra i cui membri c'è già ora un centinaio di parlamentari.

Dico spesso che essere Rom è anche una dimensione culturale. A Roma per esempio, il sindaco voleva liquidare un campo nomade. Mi sono appeso al collo un cartello che diceva: ANCH'IO SONO ROM! E la disposizione è stata annullata... Anche Gandhi agiva in una maniera simile.

D.: Lei viene dall'Italia, paese dove pure vivono i Rom. In che condizioni vivono lì e come possono sviluppare la loro identità e cultura?

R.: In Italia, la situazione è interessante: Quasi tutti gli italiani sono cattolici, anche se pochi fra loro sono dei credenti veri. La cultura cattolica è molto diffusa - e pure esiste un forte sentimento di tolleranza. I Rom che vivono in italia non sono considerati come cittadini, ma come esseri umani che bisogna tollerare. E' possibile che gli Italiani siano meno razzisti dei Cechi o degli Slovacchi, ma i Rom vivono in occidente in maniera diversa: sono nomadi, e poi sono meno di 100.000, su sessanta milioni di Italiani. I rapporti sono diversi, perché per i gagé [non zingari] la parola "zingaro" serve anche a designare una persona libera, senza vincoli; ed è comunque una parola che in sé non ha il significato negativo e offensivo che il suo corrispondente ceco ha per esempio qui.

In Italia esiste un Centro studi zingari; ma quel che non esiste sono organizzazioni del tipo del ROI.

Vorrei ricordare che quando la delegazione delle organizzazioni rom europee è stata ricevuta in udienza dal Papa, questi ha detto: "Voi Rom siete l'esempio di come dovrebbe essere l'Europa." E vi ha chiamati "transnazionali", usando una parola cha egli ha imparato da noi radicali. Non è un caso, credo.

Chi ha orecchi per intendere intenda.

D.: Emil Scuka, presidente del ROI, ha detto che voi lottate per i "diritti degli ultimi". I Rom vivono nella Csfr, su questo territorio, già secoli, e questa minoranza etnica lotta solo da oggi per i suoi diritti, contro il razzismo e la discriminazione. Attualmente assistiamo a una crescita degli attacchi contro i Rom da parte dei skin-heads. Recentemente, la ROI ha organizzato un meeting "Per la comprensione, la tolleranza e la cooperazione fra i popoli". Lei ha partecipato personalmente a questa iniziativa. Che ne pensa del razzismo in Csfr e che cosa dovrebbero fare i Rom in questa situazione?

R.: Quel che afferma Emil è bello e vero. Noi lottiamo per i diritti degli ultimi. Quanto al razzismo nel vostro paese, è effettivamente preoccupante; ma sarebbe un errore limitarsi a guardarlo dal punto di vista degli attacchi teppistici. Sui giornali cecoslovacchi possiamo leggere tutti i giorni notizie relative ai delitti commessi dai Rom, ma dei crimini perpetrati contro i Rom i giornali non parlano, o ne parlano pochissimo. Il problema è quindi più grande, e investe non soltanto le minoranze, ma l'intera società. Alla base della democrazia c'è l'informazione. La stampa in Cecoslovacchia nasconde spesso il fatto che i Rom vengono attaccati e anche ammazzati. La mancanza di informazione è un danno per la società intera, non solo per i Rom. E' un problema di democrazia.

Il ROI fa bene ad organizzare dei meeting per la comprensione e la tolleranza fra i popoli, ma così il problema non si risolve. E' per questo che iscriversi al Partito radicale, organizzarsi a livello transnazionale è una cosa da fare subito, in primo luogo per i Rom. D'altra parte, è stato proprio grazie al fatto che i Rom in Cecoslovacchia si sono organizzati che sono stati compiuti dei passi avanti sulla strada della trasformazione dello "sporco zingaro" in un cittadino rom. Grazie a questo il Rom è diventato anche un militante. Ma giacché i Rom non vivono solo in Cecoslovacchia, alla tessera del ROI bisogna dunque aggiungere quella del P.R., come ha fatto Emil Scuka, i deputati rom, e le decine e decine di parlamentari e ministri di vari paesi europei.

D.: Che cosa bisogna fare per iscriversi al Partito radicale?

R.: Inviare almeno 365 Corone a questo indirizzo: Partito radicale, Krakovska 9, Praga 1.

 
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