di Marco TaradashSOMMARIO: Commentando il decreto legge approvato dal governo Amato che depenalizza il possesso di droga per uso personale, Marco Taradash afferma che si è operata una revisione importante della legge Jervolino-Vassalli anche se non si può parlare di una riforma sostanziale capace di superare la richiesta referendaria. Il problema centrale resta quello della dose media giornaliera: "quantità stabilita arbitrariamente, dato statistico e quindi antigiuridico, e quindi disumano, che ha segnato fino ad oggi la differenza legale fra chi consuma e chi spaccia, e che ha consentito migliaia di condanne senza prove e senza possibilità di discolpa".
(IL GIORNO, 13 gennaio 1992)
Non è una rivoluzione, e non è neppure una riforma quella varata ieri, sulla droga, dal Governo. Ma una revisione importante sì, con effetti limitati, ma conseguenze decisive nella vita di chi ne sarà toccato. Da oggi in poi, infatti, alcune migliaia di ragazzi e ragazze, sorpresi dalla polizia con un briciolo di roba proibita - letteralmente un briciolo: un decimo di grammo per l'eroina, mezzo grammo per la canapa - non corrono più il rischio di sprofondare nei gironi infernali di San Vittore, Poggioreale, Marassi. E di morirci, di botte o di overdose, e di ammalarsi senza rimedio nella mente e nel corpo. Si svuoteranno, almeno un po', altre cento carceri metropolitane o di provincia, ridotte a "lazzaretto" - parola non mia, ma del direttore generale degli istituti di pena - da quando, quasi tre anni fa, è stata approvata la legge Jervolino-Vassalli.
Il presidente del consiglio Giuliano Amato ha dunque mantenuto l'impegno che aveva, spontaneamente, preso a novembre con i deputati della Lista Pannella: i tossicodipendenti, e chi fa uso personale di droga, non finiranno più in galera, per questa sola ragione. Sarà davvero così? Formalmente sì, nel quadro della legge in vigore. Nella realtà della vita dei tossicodipendenti, o di chi, senza danno per sé o per gli altri, fuma ogni tanto uno spinello, il rischio di finire in galera per spaccio, senza aver mai spacciato, invece non cessa, purtroppo. Questo perché il governo non ha voluto, o non ha avuto la forza, di cancellare dalla legge quel mostro giuridico che è la cosiddetta "dose media giornaliera". Hai meno della dose media giornaliera? Sei un consumatore, sarai punito ma non finirai in galera. Ne hai di più, una inezia di più? Sei spacciatore, non hai diritto di discolparti, finisci dentro.
E' questa quantità stabilita arbitrariamente, questo dato statistico (per giunta falso rispetto a ogni statistica), e quindi antigiuridico, e quindi disumano, che ha segnato fino ad oggi la differenza legale fra chi consuma e chi spaccia, e che ha consentito migliaia di condanne senza prove e senza possibilità di discolpa. Soltanto l'ignoranza più crassa della condizione umana dei consumatori da un lato, della violenza monopolistica del mercato criminale dall'altro avrebbe potuto mantenere in vita tale e quale questo criterio. Le norme varate ieri, se lasciano nella legge la dose media giornaliera, ne fanno però saltare l'impianto ideologico: il Governo, smentendo tutte le difese d'ufficio della legge, l'ha - di fatto - moltiplicata per tre, e reintrodotto, almeno in quella fascia di oscillazione, il principio di legalità e il diritto di difesa.
Il nuovo provvedimento è quindi una piccola, seppure positiva, tappa di avvicinamento ad una riforma più complessiva della politica sulla droga che troverà il suo momento culminante nella prossima primavera nella celebrazione del referendum, richiesto dal CORA, dal Partito radicale e da tantissime altre organizzazioni sociali e politiche. Chiediamo cose semplici: di abolire il meccanismo della dose media giornaliera, di restituire ai giudici la libertà di giudicare secondo diritto e ai medici la libertà di curare secondo coscienza. Mi auguro che la Corte Costituzionale, chiamata proprio in queste ore a decidere sulla ammissibilità del referendum, sappia esprimere un giudizio limpido, e respingere ogni interferenza da parte di quanti ancora difendono, contro la verità dei fatti, a dispetto delle tragedie che si sono consumate, gli aspetti più assurdi e iniqui della legge Jervolino-Vassalli.