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Il Partito Nuovo - 30 marzo 1992
Il fallimento del proibizionismo

SOMMARIO: La messa in causa della politica proibizionista non è più appannaggio del solo Partito Radicale e del movimento antiproibizionista. Questo movimento riformatore ha trovato un'alleato di prestigio e le sue tesi sono condivise ai più alti livelli della Comunità europea.

Se non si tratta ancora apertamente di promuovere la legalizzazione pura e semplice della droga, la »regolamentazione del commercio delle sostanze oggi proibite è ora all'ordine del giorno.

(IL PARTITO NUOVO - N. 6 - MARZO 1992)

La commissione d'inchiesta, istituita dal Parlamento Europeo nel mese di aprile del 1991, ha deposto le sue conclusioni dopo 9 mesi di studio di numerose relazioni e documenti e l'audizione di esperti e responsabili della lotta antidroga. L'analisi minuziosa dei risultati concreti delle politiche attuali, dei costi e dei suoi benefici - sulla base di criteri precisi, quali la curva del traffico, il numero di overdoses, la situazione della delinquenza e della criminalità, la propagazione dell'AIDS, le conseguenze del traffico sull'economia legale - ha permesso di stabilire che l'aggravarsi del problema non è una fatalità, per la quale la sola risposta debba essere il rafforzamento della strategia repressiva, ma è la conseguenza logica dell'illegalità stessa della droga.

La Commissione raccomanda di non considerare come delitto »il possesso di droga illecita in piccole quantità per uso personale, per evitare di trasformare il tossicodipendente in delinquente e compromettere quindi ogni possibilità di integrazione sociale .

»Bisogna garantire al tossicodipendente - si legge nella relazione - il libero accesso al trattamento medico e a siringhe gratuite, e prescrivergli medicinali di sostituzione (temgesic e metadone). Si raccomanda la presa in carica, sanitaria e sociale, del tossicodipendente, garantendogli una disponibilità di droghe non tagliate, con un dosaggio preciso, per ridurre i rischi di decessi per overdose, la contaminazione del virus dell'AIDS e la criminalità indotta .

Per quel che concerne gli sforzi della lotta antidroga, »non devono concentrarsi sui consumatori ed i gradini inferiori della gerarchia dei trafficanti, ma sulla criminalità internazionale organizzata al massimo livello .

La relazione suggerisce un ripensamento sulla classificazione delle droghe su una base più logica. La scala parte dalle droghe ultraleggere come il the, il caffè o il cioccolato, fino alle droghe dure, come l'eroina o il crak. Tra questi due estremi troviamo l'hashish, il tabacco o l'alcool, classificati come droghe intermediarie leggere; L.S.D., anfetamine e cocaina come droghe intermediarie dure. Da questa classifica risulta, secondo la relazione, la necessità di una sola politica sanitaria per tutte le droghe, indipendentemente dallo statuto legale.

Il rovesciamento di tendenza per il quale si batte il Partito Radicale trova una prima conferma prestigiosa in questo documento ufficiale del Parlamento europeo che chiede di adottare »una tendenza pragmatica di riduzione dei rischi legati alla tossicodipendenza ('harm reduction') .

E' una vittoria degli antiproibizionisti l'essere pervenuti a questo risultato: far sì che il dibattito sulla legalizzazione delle droghe non sia più un argomento tabù in seno alle istituzioni, per essere finalmente preso in considerazione.

 
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