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Il Partito Nuovo - 30 marzo 1992
Ex-URSS: si prepara la guerra?

SOMMARIO: Quest'articolo è stato scritto da Giulietto Chiesa, corrispondente del giornale italiano »La Stampa , e pubblicato dal settimanale »Moskovskie Novosti : »L'ex URSS va inesorabilmente allo sfascio. Ma allo sfascio nulla si contrappone che sia oggi in grado di evitare miserie, scontri o guerre nazionali. Fra l'ottimismo fatalista del mondo occidentale e il caos interno avanza lo spettro inarrestabile della fame e della guerra .

(IL PARTITO NUOVO - N. 6 - MARZO 1992)

C'e, in Occidente, un certo numero di persone che ha fondato »il partito degli ottimisti : »alla fin dei conti - pensano costoro - nell'ex-Unione Sovietica tutto si sistemerà, senza troppi drammi. La strada verso il capitalismo è sgombra. Il comunismo è morto e non risorgerà più. Perchè preoccuparsi? .

Dubito molto che questa corrente di opinione sia utile al futuro dei popoli dell'ex-URSS. Noto, invece, che il »partito degli ottimisti ha i suoi adepti anche in Russia e in altre Repubbliche. La questione principale è racchiusa nella locuzione »alla fin dei conti : la crisi, prima o poi, verrà superata, ma non credo che si possa prescindere dai tempi e dai modi della soluzione.

Gli »entusiasti continuano a pensare che il »commonwealth senza inglesi abbia un roseo futuro.

I »realisti , invece, considerano la Comunità degli Stati Indipendenti nient'altro che un »comitato di liquidazione dell'eredità sovietica. Al termine del processo di divisione dei beni anche la Comunità cesserà di esistere. Ciò che resterà - essi dicono - sarà un insieme di Stati sovrani, pronti a vivere in pace tra loro e in cooperazione, economica, politica, militare.

La prima parte di questo ragionamento appare sensata, salvo un punto: alcuni dei presidenti che »liquidarono l'Urss a Minsk-1 e Alma Ata non la pensava affatto così e, anzi, diedero l'impressione di credere che la Comunità avesse un futuro.

La seconda parte di questo ragionamento è altamente improbabile. I suoi autori sono, in genere, critici feroci del sistema statale realizzato dal comunismo reale. Ma costoro sembrano avere dimenticato le loro critiche. Come si può pensare, infatti, che quella struttura istituzionale, colma di contraddizioni irrisolte, sia oggi in condizione di sopravvivere e addirittura prosperare? L'eliminazione del centro burocratico comunista non ha eliminato le contraddizioni esistenti; è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Al contrario, la fine della costrizione autoritaria produce l'esplosione delle tendenze separatiste e autarchiche.

La più clamorosa di queste illusioni è rappresentata dalla cosiddetta Federazione Russa, che »copia la vecchia RSFSR, che non è meno arbitraria di quella e che solo facendo ricorso all'auto-inganno può essere chiamata Russia. La Russia non è la Federazione Russa: la fine dell'URSS ha già comportato la divisione della Russia; difendere l'entità statale Federazione Russa quale essa è, »unita e indivisibile , e' impossibile.

Solo un miracolo può consentire alla Federazione Russa di rimanere nei suoi confini attuali, come solo un miracolo può comporre le contraddizioni che la Comunità rappresenta, almeno fino a quando i leaders non troveranno la forza di dire a loro stessi ed ai popoli la verità sulla situazione.

Che l'Occidente sia pieno di »ottimisti può essere comprensibile. Essi preferiscono pensare che la cosa più importante e utile (per loro) sia quella di liquidare definitivamente ogni rischio futuro di una minaccia »sovietica (oggi russa). Poco importa quale prezzo debbano pagare gli abitanti di questo infelice paese che non c'è più. Non vedono, costoro, le ripercussioni mondiali di un cataclisma come quello che si annuncia non solo possibile, ma probabile: il rischio che l'Europa sia investita dalle schegge dell'esplosione; lo sconvolgimento degli equilibri mondiali; la mutazione del rapporto tra mondo cristiano e musulmano.

Tutto questo, per quanto penoso, è comprensibile. In fondo è facile fare i conti del dare e dell'avere stando a Washington o a Parigi. Meno comprensibile è adottare gli stessi criteri stando a

Mosca o a Kiev. Un'analisi reale della situazione può venire solo dai protagonisti diretti di questa crisi. Un ritorno indietro è impossibile e ogni velleità in questo senso non meno pericolosa delle illusioni rosee sul futuro. Ma a me pare che manchi, allo stato attuale, un'iniziativa responsabile per bloccare le tendenze più pericolose. Le forze politiche, i Parlamenti e i Governi, appaiono largamente al di sotto delle necessità, travolti dagli avvenimenti, incapaci di guardare al di fuori e al di sopra dei nuovi confini che s'innalzano in fretta. Occorre un'iniziativa coraggiosa, multilaterale, di tutte le forze responsabili; un »programma d'emergenza che raduni tutti gli »uomini di buona volontà . Non per limitare le sovranità ormai irreversibili, non per ricostruire unità ormai dissolte, ma per radunare le »forze della pace , civili, sociali, politiche. E' un compito che non spetta alla sola Russia: è un compito comune delle forze nazionali democratiche dell'ex-Unione Sovietica. L'obiettivo non deve -

perchè non può - essere la riesumazione di una qualche forma di »centro . Può e deve essere la proclamazione di una »tregua , di una transizione concordata - che preveda il minimo »indispensabile di istituti sovranazionali - verso nuovi assetti che oggi è prematuro e perfino pericoloso delineare.

Occorre un movimento di masse popolari che prema in modo coordinato e democratico sulle leadership politiche, che si sottragga alle suggestioni demagogiche di mestatori irresponsabili e che raduni le forze della ragione attorno ad un programma di concordia. In questa fase stanno agendo solo le forze cieche della contrapposizione. Dove esse conducano non è difficile prevedere, poichè non è casuale che le prime dispute concernono la formazione degli eserciti nazionali. Più o meno consapevolmente ci si prepara alla guerra. Ciò che occorre è un movimento consapevole che si batta per una tregua e per il compromesso. E' un'ipotesi praticabile? La risposta a questo interrogativo possono darla soltanto le forze democratiche e sinceramente »nazionali , che hanno guidato lo smantellamento del comunismo, nella Russia e fuori di essa. Se esse non si riveleranno all'altezza del compito non saranno perdonate dalla storia.

 
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