di Pino BiancoSOMMARIO: Nel corso dell'agosto 1992 si è aperto sulla stampa un dibattito sulla legalizzazione della droga. Pino Bianco, intervenendo su Paese Sera, afferma che è vero che la lotta ai trafficanti deve essere internazionale o è priva di senso. Ma al momento si tratta soltanto di impedire alcune cose: che la Mafia continui a guadagnare; che si muoia, per overdose o tagli, di eroina clandestina; che ci si uccida in carcere per la vergogna o per una crisi di astinenza; che l'AIDS si continui a diffondere con le siringhe infette.
(PAESE SERA, 6 agosto 1992)
Il dibattito sul nuovo decreto antimafia, come si sa, è scivolato via senza drammi e con scarse presenze in aula. Ma ha aperto un nuovo fronte sulla questione "droga, che fare?". Dato per scontato che la mafia, come qualsiasi malavita organizzata, vive e fa affari grazie soprattutto al mercato nero di sostanze proibite (ieri i liquori oggi le droghe), sembrerebbe ovvio sottrarle la principale forma di guadagno: legalizzare cioè tutte le sostanze oggi proibite.
Come, con quali regole farlo, sarà argomento di future discussioni. Fa piacere, così, apprendere da un'intervista a Radio Radicale che anche il ministro della Giustizia Claudio Martelli si è deciso ad ammettere che "discutere non fa male". Ma anche che "la sede idonea sono le organizzazioni internazionali, Onu e Comunità europea".
Contenti della prima, dissentiamo dalla seconda affermazione. E' vero che la lotta ai trafficanti deve essere internazionale o è priva di senso. Ma al momento si tratta soltanto di impedire alcune cose: che la Mafia continui a guadagnare; che si muoia, per overdose o tagli, di eroina clandestina; che ci si uccida in carcere per la vergogna o per una crisi di astinenza; che l'AIDS si continui a diffondere con le siringhe infette.
Parliamo soprattutto di eroina, è ovvio. Sull'hashish non varrebbe la pena di spendere troppe parole: non dà dipendenza, non ha mai ucciso nessuno; non provoca in chi lo usa comportamenti pericolosi per sé o gli altri.
Legalizzazione, dunque. Che non vuole dire vendita indiscriminata, ma distribuzione controllata a chi - comunque - l'eroina (o la coca) la comprerebbe ugualmente al mercato nero, quasi di sicuro dopo aver derubato qualcuno, e se la inietterebbe dentro un gabinetto pubblico o buttando la siringa usata nei giardinetti.
Si potrà discutere in eterno se è moralmente accettabile la distribuzione controllata di droghe che danno dipendenza. Rimane cinicamente pratico: un po' per i tossicomani, molto per noi che non lo siamo.
Ora per arrivare a questo non c'è bisogno di mettere d'accordo il parlamento europeo. Se ne è già parlato, a Bruxelles, e una mozione favorevole a studiare norme di legalizzazione non è passata per pochi voti, e tra i no c'erano quelli dei socialisti italiani.
Senza aspettare l'Europa, si potrebbe avviare un esperimento, limitato a un campione di tossicodipendenti, così come stanno facendo in questo momento altri paesi. si arriverebbe così a una discussione sulla base di fatti. Si scoprirebbe , magari, che anche avendo a disposizione eroina gratis, qualcuno decide di smettere comunque di bucarsi.