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Pisapia Giuliano - 6 agosto 1992
(3) Droga legalizzata? Sono più i sì che i no
di Giuliano Pisapia

SOMMARIO: Nel corso dell'agosto 1992 si è aperto sulla stampa un dibattito sulla legalizzazione della droga. Giuliano Pisapia, intervenendo su L'indipendente, afferma che le strategie fino a oggi seguite, imperniate sulla proibizione del consumo e del commercio di sostanze stupefacenti, non hanno minimamente intaccato il potere dei narcotrafficanti. L'attuale politica repressiva, anzi, ha di fatto reso il mercato assolutamente libero, ancorché illegale. Da qui la necessità di sperimentare strade nuove, tra cui anche (ma non solo) la distribuzione controllata di eroina.

(L'INDIPENDENTE, 6 agosto 1992)

Non sempre chi semina vento raccoglie tempesta. Anzi, talvolta, succede proprio l'opposto. Così è stato, ad esempio, per chi - nel tentativo di spezzare il legame perverso che lega i consumatori agli spacciatori, ha fatto alcune proposte concrete di legalizzazione della droga, evitando di farsi ingabbiare dalla disputa ideologica tra proibizionisti e antiproibizionisti.

I risultati non si sono fatti attendere. Numerosi sono stati i medici, i magistrati, i giuristi, gli operatori sociali, gli economisti e i giornalisti che si sono dichiarati favorevoli a ipotesi di legalizzazione. Proprio ieri 48 parlamentari, di diversi gruppi politici, hanno invitato il Governo a discutere apertamente degli effetti delle strategie repressive fin qui seguite e delle possibili soluzioni alternative. Il Ministro della Giustizia, Claudio Martelli, che in numerose occasioni si è mostrato sensibile alle osservazioni delle opposizioni ha fatto intendere che, se la questione sarà affrontata con saggezza, realismo e prudenza, sarà possibile arrivare a convergenze, anche tra chi, sino a ieri aveva opinioni del tutto difformi. Del tutto inaspettata, poi, è stata la presa di posizione del segretario socialdemocratico Carlo Vizzini che, nel rispondere ad una domanda sullo stesso tema , ha fatto una significativa ammissione:" Legalizzare la droga? Se me lo avessero chiesto due anni fa avrei risposto: un

a follia! Dopo aver visto fino a che punto arriva la ferocia dei criminali faccio nuove riflessioni. Mi chiedo, come si riuscirà a smontare le multinazionali del traffico? Discutiamone". E proprio qui sta il punto. Non è più possibile ritenere che esistano formule magiche capaci di risolvere i problemi dei tossicodipendenti e di sconfiggere il potere dei narcotrafficanti (i cui guadagni, secondo le stime più recenti, sarebbero solo in Italia di gran lunga superiori ai 50mila miliardi l'anno).

E' giunto il momento, invece, di prendere in esame le possibili soluzioni che possano, quanto meno, portare ad una diminuzione dei danni derivanti dalla tossicomania e all'indebolimento delle organizzazioni criminali.

Con molti dubbi e con un'unica certezza. Le strategie fino a oggi seguite, imperniate sulla proibizione del consumo e del commercio di sostanze stupefacenti, non hanno minimamente intaccato il potere dei narcotrafficanti. L'attuale politica repressiva, anzi, ha di fatto reso il mercato assolutamente libero, ancorché illegale: l'unica merce reperibile nelle piazze delle grandi città, 24 ore su 24, compreso il sabato e la domenica, è proprio l'eroina. Solo a Napoli sono stati contati oltre 400 centri di spaccio, aperti giorno e notte, festivi compresi.

Sperimentare strade nuove, tra cui anche (ma non solo) la distribuzione controllata di eroina, a chi già è tossicodipendente potrebbe avere importanti effetti positivi. Tra questi, la diminuzione delle morti per overdose, la limitazione di casi di AIDS, un calo, anche significativo, dei guadagni degli spacciatori, una forte diminuzione dei reati collegati alla tossicodipendenza (scippi, rapine, prostituzione, piccolo spaccio, ecc). E, fatto non secondario, molti magistrati, oggi costretti ad occuparsi di tossicomani e di fumatori di spinelli, potrebbero utilizzare il loro tempo prezioso nella lotta alla mafia, all' 'ndrangheta, alla camorra.

A chi sostiene che si rischia così di creare paradisi (o inferni) artificiali, si può risponder, ancora una volta, che non si deve confondere legalizzazione con liberalizzazione. Legalizzare, infatti, non significa affatto rendere libera la vendita di droga, ma far sì che, chi è solito bucarsi in piazza (con tutti i rischi facilmente intuibili) lo faccia piuttosto in strutture sanitarie e sotto controllo medico il che, oltre a tutto, faciliterebbe anche i contatti tra tossicodipendenti e centri di recupero.

Nessuno, ripeto, ha la soluzione in tasca. E' giunto il momento, però, di discuterne con serenità, senza pregiudizi e preconcetti. Prima che sia troppo tardi!

 
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