di Luigi CancriniSOMMARIO: Nel corso dell'agosto 1992 si è aperto sulla stampa un dibattito sulla legalizzazione della droga. Luigi Cancrini, intervenendo su L'UNITA', richiama sulla necessità di guardarsi dalle conclusioni frettolose sulla possibilità di incidere rapidamente, per questa via, sulla accumulazione di denaro da parte delle organizzazioni criminali. Quella che sta nelle mani delle organizzazioni criminali non è soltanto il traffico ma anche la produzione della cocaina e dell'eroina: scenderebbero con i prezzi, inevitabilmente anche le spese legate alla protezione delle attività illegali e al riciclaggio del denaro che esse procurano; aumenterebbero nello stesso tempo i consumi. E' necessario farsi carico dei tossicomani e delle loro sofferenze per diminuire una domanda quasi interamente assorbita oggi da organizzazioni criminali cui va data battaglia non in termini di concorrenza ma in termini di risposte alternative.
(L'UNITA', 11 agosto 1992)
Sono passati solo due anni dal momento in cui una maggioranza compatta imponeva al paese una legge estremamente dura nei confronti dei tossicodipendenti. Quello cui ci si trova di fronte ora, nel momento dei bilanci, è un movimento di segno del tutto opposto: una spinta forte verso la depenalizzazione dei consumatori nel decreto-legge che ha iniziato il suo cammino al Senato: una ripresa, almeno altrettanto forte, dopo le stragi di mafia in Sicilia, del dibattito sulla liberalizzazione. Con una confusione enorme, al solito, di termini e di posizioni ma con una tendenza interessante a mettere in crisi il cartello dei cosiddetti proibizionisti: sempre più in pochi, sempre più poveri di argomenti e di consensi.
Andiamo per ordine, tuttavia. Cominciando dal decreto, a torto sottovalutato, con cui si è deciso di sottolineare l'incompatibilità fra l'Aids e carcere: senza andare tanto per il sottile sulla mancanza di strutture sanitarie in grado di accettare i malati e di assisterli a domicilio in modo adeguato ma dando comunque un primo segno di rinsavimento dopo le tante sciocchezze dette e fatte in questi anni. Altre norme importanti contiene o meglio potrebbe contenere il decreto, infatti, se i parlamentari che si battono contro il proibizionismo scenderanno sul terreno concreto delle modifiche alla legge vigente e se l'Onorevole Martelli darà seguito agli impegni assunti sulla personalizzazione della dose media giornaliera e sulla abolizione della norma che porta dal giudice penale il consumatore trovato per più di una volta in possesso di droghe per il suo proprio consumo. Quello che sarà difficile modificare in questa fase, purtroppo, è l'insieme di norme basate sul presupposto di una "punibilità" del consumo di
droghe. Abbattere il numero delle persone che vanno in carcere per questo motivo, tuttavia, è un obiettivo da centrare subito: in attesa di rimettere in discussione, in un futuro prossimo, gli altri punti discutibili della legge Jervolino-Vassalli.
Per ciò che riguarda la legalizzazione, in secondo luogo, la vastità dei consensi ottenuti dallo schieramento trasversale che si sta organizzando in Parlamento non dovrebbe portare a conclusioni frettolose sulla possibilità di incidere rapidamente, per questa via, sulla accumulazione di denaro da parte delle organizzazioni criminali. Non insisterò qui sul fatto per cui quella che sta nelle mani di queste ultime organizzazioni non è soltanto il traffico ma anche la produzione della cocaina e dell'eroina: scenderebbero con i prezzi, inevitabilmente anche le spese legate alla protezione delle attività illegali e al riciclaggio del denaro che esse procurano; aumenterebbero nello stesso tempo i consumi rendendo chiaro a tutti perché siano stati proprio i trafficanti, in questi anni, a proporre la legalizzazione. Quello su cui occorre riflettere infatti, anche da parte di chi non la pensa in questo modo, è l'atteggiamento attuale delle organizzazioni internazionali che dà pochissimo spazio, oggi, alle proposte di
chi vuole interrompere o indebolire le attività di contrasto sulla produzione e sul traffico degli stupefacenti. Il che non significa tuttavia che non si debba e non si possa, qui da noi in Italia, lavorare per l'attuazione concreta ed immediata, con questa legge, di un piano serio e largo di interventi a tappeto basati sulla individuazione e sul sostegno delle tossicomanie che non arrivano fino ai servizi: utilizzando come strumento di rapporto con chi non dà altri appigli ed in attesa d'altro la somministrazione terapeutica di droghe (è questa la legalizzazione praticabile), l'informazione e la protezione dalle malattie infettive, la presenza capillare delle equipes di strada. Come si fa da anni, con risultati importanti, in Olanda. Facendosi carico dei tossicomani e delle loro sofferenze per diminuire una domanda quasi interamente assorbita oggi da organizzazioni criminali cui va data battaglia non in termini di concorrenza ma in termini di risposte alternative.