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Zarri Adriana - 26 agosto 1992
(12) Droga: dalla padella alla brace
di Adriana Zarri

SOMMARIO: Nel corso dell'agosto 1992 si è aperto sulla stampa un dibattito sulla legalizzazione della droga. Adriana Zarri, intervenendo su Avvenimenti, afferma che "non si tratta di dar giudizi morali, di condannare o assolvere: si tratta di una tecnica di dissuasione per quei criminali che, sugli spropositati profitti della droga e sulla pelle dei nostri giovani, trafficano e si arricchiscono". "L'uso della droga rimane un fatto negativo e deplorevole, e come tale va combattuto. E, proprio per combatterlo, si può tentare di stroncare un traffico che porta gli spacciatori alle porte delle scuole".

(AVVENIMENTI, 26 agosto 1992)

I criminali dissuasi

Dalla padella della Russo-Jervolino siamo caduti sulla brace di Bompiani. Mi riferisco alle dichiarazioni di quest'ultimo sulla revisione della 192 in ordine all'interruzione di gravidanza, e alla contrarietà alla regolamentazione della droga : un'ipotesi che invece va guadagnando consensi; e li guadagna senza strepito, senza grandi battaglie: con la forza di una ragionevolezza che s'impone da sé. E su questa ragionevolezza (o stoltezza che sia), sui pro e i contro, sui vantaggi ed i rischi, si può discutere. Ma, per l'amor del cielo, non ne facciamo una questione di principio come il parere negativo, espresso in un documento della chiesa, potrebbe far temere.

Come si è detto, fino alla noia (ma con scarsi risultati) per il divorzio e per l'aborto, qui non si tratta di dar giudizi morali, di condannare o assolvere: si tratta di una tecnica di dissuasione per quei criminali che, sugli spropositati profitti della droga e sulla pelle dei nostri giovani, trafficano e si arricchiscono.

La regolamentazione, con la caduta dei prezzi e dei guadagni che comporta, rende quel traffico non più redditizio e perciò non più praticato. Tutto qui. E non per nulla un parere favorevole è stato espresso dal giudice Ayala che, di quei traffici si intende.

Tutto qui, o quasi. Non neghiamo, difatti, che il problema sia complesso o non si possa ridurre totalmente a quanto detto; anche per la difficoltà che abbiamo sempre avuto a distinguere legalità e moralità. Ma dovremo farci un po' più esperti, in questa distinzione e non cadere nel grossolano trabocchetto dell'"allora è tutto lecito". Il "tutto lecito" non c'entra, come non c'entra per l'aborto, come non c'entra per il divorzio, come non c'entro mai per la prostituzione (un esempio che non mi stanco di citare) che era regolamentata negli Stati Pontifici, con tanto di bolle papali, immagino, senza che ciò significasse un'ammissione di moralità. Significava solamente che, in quel contesto, si riteneva di combattere le malattie veneree con quel mezzo. Giusto o sbagliato si può discutere: è un altro discorso. Ma sarebbe sbagliato senza dubbio voler gravare quelle disposizioni di un peso morale che non hanno né intendono avere o proporre.

L'uso della droga rimane un fatto negativo e deplorevole, e come tale va combattuto. E, proprio per combatterlo, si può tentare di stroncare un traffico che porta gli spacciatori alle porte delle scuole. Si può discutere che sia un mezzo efficace ma, per favore, che non si venga a dire che i fautori di questo tentativo sono degli irresponsabili e quasi quasi dei favoreggiatori. Alla Tv un sacerdote, impegnato nel recupero dei tossicodipendenti, ha espresso la sua ferma opposizione, affermando che non si deve venire a patto con la droga (e chi ci viene?) e che il giovine, alla droga, deve sputarci sopra. e se non ci sputa? E se invece accetta la bustina offerta dal trafficante senza scrupoli? E se, in crisi di astinenza, perso, come succede, ogni controllo, deruba e uccide per procurarsi la dose?

Sono problemi gravi e complessi, per i quali non serve il moralismo che, in genere, è l'opposto dell'alta moralità.

 
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