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Pannella Marco - 21 settembre 1992
Pannella: scioperare oggi è suicidio.

SOMMARIO: »Oggi si rischia di usare la bancarotta fraudolenta delle nostre istituzioni e della nostra società detta "civile" per rafforzare il "potere" dei responsabili, del regime, del sistema . »La giungla delle categorie, delle remunerazioni, delle pensioni, delle normative di favore e di esenzioni, di condoni e di concessioni di protezioni corporative è il prodotto, almeno allo stesso titolo, della politica della sinistra e della destra, del mondo del lavoro e di quello padronale . Oggi »nessun governo, foss'anche diretto da Garavini e da Bertinotti, potrebbe imporre, escogitare effettive ed efficaci scelte economiche meno inique e più feconde . Gli scioperi, la protesta che una politica sciacallesca, misera, irresponsabile e cinica s'appresta a favorire ed a secondare, »sono armi scontate, e quel che più conta, sicuramente suicide .

(LETTERA AL DIRETTORE DE "LA STAMPA" DEL 21 SETTEMBRE 1992)

Caro direttore,

il copione del disastro italiano, come risulta chiaramente dagli editoriali de "La Stampa", sta per rendere il monopolio delle responsabilità di governo istituzionale agli autori del disastro stesso, così come il monopolio della protesta e della rivolta

sociale. L'iniquità rivoltante delle misure economiche e fiscali del governo è oggettiva; ed era ed è obbligata. Migliaia e migliaia di leggi e leggine corporative, il dissesto della pubblica amministrazione in ogni suo settore è il risultato della parte più consociativa della politica italiana, che ha unito, come alla direzione dell'Inps, boiardi partitici, boiardi dell'economia detta privata e di quella detta pubblica, boiardi sindacali, i poteri reali unitisi in una concezione provvidenzialistica e solidaristica dell'economia.

Come ieri il terrorismo, così oggi si rischia di usare la bancarotta fraudolenta delle nostre istituzioni e della nostra società detta "civile" per rafforzare il "potere" dei responsabili, del regime, del sistema. Noi abbiamo inutilmente cercato di sbloccare, per due decenni almeno, il sistema di disinformazione ripetendo con sempre maggior forza e precisione che maggioranze e opposizioni istituzionali, politiche e sociali stavano operando in modo tale che al momento della bancarotta solamente i più umili, i più poveri, i più vessati, i più "assistiti", dai disoccupati ai pensionati, ai lavoratori dipendenti, ai malati, avrebbero potuto esser chiamati a pagare per tutti. Così accade. E allora?

La giungla delle categorie, delle remunerazioni, delle pensioni, delle normative di favore e di esenzioni, di condoni e di concessioni di protezioni corporative è il prodotto, almeno allo stesso titolo, della politica della sinistra e della destra, del mondo del lavoro e di quello padronale. Oggi, come avevamo previsto e tentato di scongiurare, nessun governo, foss'anche diretto da Garavini e da Bertinotti, potrebbe imporre, escogitare effettive ed efficaci scelte economiche meno inique e più feconde. Il dissesto ecologico, fisico del nostro Paese non è che faccia illuminata della realtà della pubblica amministrazione, a cominciare da quella della giustizia civile, amministrativa, fiscale e penale del Paese. Gli scioperi, gli alti lai, la protesta che una politica sciacallesca, misera, irresponsabile e cinica s'appresta a favorire ed a secondare, sono armi scontate, e quel che più conta, sicuramente suicide. Ancora una volta, se non si vuol essere antipopolari occorrerà forse essere impopolari, subire le ing

iurie e le aggressioni dei demagoghi, degli sprovveduti, dei perbenisti dalla buona coscienza a buon mercato, degli arcangeli sterminatori, dei profittatori dei disastri che essi stessi hanno concorso a creare, delle sciagure, dei dolori, delle sofferenze, delle rivolte e delle disperazioni di un popolo che fu progressivamente ridotto a plebe, e che tale, pur fra sintomi di possibile crescita e miglioramento, si trova a restare.

Come ai tempi del divorzio, dell'aborto, delle grandi lotte sociali vincenti, di conquiste democratiche, occorrerà che si scenda in campo con assoluta determinazione, anche se apparentemente in assoluta solitudine. Vedremo quello che il transpartito transnazionale, il partito radicale, nel quale i "radicali storici" non sono oggi che numericamente una piccolissima parte, potrà per conto suo fare per l'"emergenza italiana". Intanto come federalisti europei e Lista e movimento dei club "Pannella" ci accingiamo ad assumere le nostre responsabilità e a lanciare le nostre proposte.

Marco Pannella

 
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