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Pannella Marco, Grignetti Francesco - 29 ottobre 1992
Pannella: ma il primo referendario sono io
Intervista di Francesco Grignetti)

SOMMARIO: "Sono convinto che la partitocrazia sia un regime ormai fradicio" - afferma Marco Pannella - "Ho lottato a lungo, dunque, perchè attraverso i referendum o altrimenti si arrivasse a scegliere quel sistema elettorale uninominale secco a un turno che garantirebbe la chiusura decorosa di tutti gli attuali partiti e leghe". Il riflesso di censura nei confronti della battaglia radicale per il sistema uninominale da parte di "quei mass media che non sanno cavarsi dall'imbarazzo di averci ignorati, quando non ridicolizzati, proprio mentre impostavamo solitari questa battaglia".

(LA STAMPA, 29 ottobre 1992)

LA BATTAGLIA PER LE RIFORME

D. Allora, onorevole Pannella, ha trascorso la mattina a discutere di riforme istituzionali nella Bicamerale. Ma lei con chi sta? Con De Mita, Occhetto e Craxi oppure con Segni, Martelli e Giannini?

"Dò una risposta seria. Sto con me stesso. Visto che lo scontro avviene proprio come volevamo noi. Su due obiettivi contrapposti, cioè (uninominale o proporzionale) come noi radicali, chiedevamo da dieci anni".

D. Sì, benissimo. Ma su quale barricata?

"Sarò più preciso: ero e sono convinto che la partitocrazia sia un regime ormai fradicio. Ma se si può fare a meno di un 25 aprile, per passare da un regime all'altro, è bene farlo. Ho lottato a lungo, dunque, perchè attraverso i referendum o altrimenti si arrivasse a scegliere quel sistema elettorale uninominale secco a un turno - sistema "americano", per intenderci - che garantirebbe la chiusura decorosa di tutti gli attuali partiti e leghe. E che ci farebbe prevedibilmente arrivare a una democrazia con due, tre, al massimo quattro partiti".

D. Nessun dubbio, allora. Lei non si allea con chi difende la proporzionale.

"Sicuro. Ci oppongono una defatigante forma di Realpolitik. Reperti di linguaggio politichese e partitocratico. Barocchi richiami dei sistemi alla francese, all'inglese o all'australiana che esprimono una cultura sostanzialmente oligarchica, di classe dirigente che propone sempre regole complicatissime e sofisticate".

D. Qualche nome?

"E' un concorso di chierici, di professori e anche di impapocchiatori di professione. Per quest'ultima categoria, intendo non tanto gli esperti quanto prestigiosi leader politici dei quali testardamente rifiuto di fare il nome".

D. Tutti innominati....

"Ma sì, per quanto riguarda le acrobazie istituzionali penso agli estensori dei progetti dc, psi, pds, leghista, Verde. Rifondazione, msi e Rete difendono lo "statu quo" e in questo almeno sono chiari".

D. E non ha proprio nulla da rimproverare ai nuovi compagni di strada? Ai Martelli, ai Segni, ai Giannini?

"Dunque.... Sicuramente non a loro, ma a giornali e tv che chissà mai perchè tendono a non dare alcun valore a chi questa battaglia per l'uninominale la combatte da almeno dieci anni. E' scattato, e meno male!, il riflesso di valorizzare amici come Mariotto Segni che si battono con progressiva e sempre maggiore chiarezza sul fronte che è anche il mio. Oppure di coloro i quali arrivano oggi a queste posizioni. Penso all'esempio straordinario di Martelli. A suo onore va ricordato che già nel febbraio 1987 si professava pubblicamente a favore di un sistema "americano". Ma oggi non misura adeguatamente la rischiosità di qualsiasi subordinata a due turni del sistema uninominale. Dico questo perchè consegnerebbe anche il nuovo processo alle fiere boarie. La vocazione faccendiera del ceto politico moltiplicherebbe partiti e partitini, cosche, correnti e lobbies".

D. E cosa prova Pannella, l'uomo dei referendum, nel vedersi scippato da Segni il ruolo di leader referendario?

Nessuno scippo, ma un comprensibile riflesso di quei mass media che non sanno cavarsi dall'imbarazzo di averci ignorati, quando non ridicolizzati, proprio mentre impostavamo solitari questa battaglia. Provo semmai dolore e amarezza. L'uomo Pannella non è stato mai molto interessato a brevetti o medaglie. E neppure l'antico partito radicale ci pensava. Ma da questo a cancellarne l'esistenza e il ruolo in questo modo ce ne corre".

D. Sicuro, onorevole Pannella? Non si sente frustato?

"Nessuna frustrazione. Personalmente vivo addirittura nell'ovatta delle professioni di stima, di amicizia e anche di affetto in quasi tutto il Palazzo. Resta la riflessioni, questa certo dolorosa, di quanto sia stato tolto al nostro Paese con una feroce e scientifica, quanto inespressa, "conventio ad escludendum" contro qualsiasi radicale storico. E pensare che oggi, quasi tutto il Palazzo riconosce che avevamo visto giusto in quel che si doveva o non doveva fare".

D. Ma non sarà che il voto a favore di Amato vi ha fatto perdere smalto agli occhi dell'opinione pubblica che vi considera partito di opposizione?

"Il nostro, è sempre stato lo scandalo della ragionevolezza. Mai una protesta rabbiosa "contro", quanto l'appassionata e quasi disperata difesa della ragionevolezza in un conflitto sleale, violento e antidemocratico". Il nostro "sì" a questo governo, ancora una volta, è lo scandalo della ragionevolezza e della positività. Spera di essere creativo e seminatore di responsabilità".

 
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