SOMMARIO: Scheda cronologica sulla Iugoslavia tratta dal libro di Gigi Riva e Marco Ventura "JUGOSLAVIA IL NUOVO MEDIOEVO" - Ed. MURSIA.
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27 NOVEMBRE 1918 - Nasce il "Regno dei serbi, croati e sloveni", sotto la corona di Pietro I della dinastia Karadjordjevic.
GENNAIO 1929 - Alessandro I, dal 1921 successore del padre alla testa dello Stato, proclama il "Regno di Jugoslavia" e instaura una dittatura.
9 OTTOBRE 1934 - A Marsiglia Alessandro I viene ucciso da un macedone legato al movimento ustascia di Ante Pavelic, nazionalista croato. L'erede legittimo, Pietro, è minorenne e assume la reggenza il principe Paolo.
27 MARZO 1941 - Il governo jugoslavo firma il patto con l'Asse. Sollevazione a Belgrado. Pietro II sale al trono e sconfessa il patto. I tedeschi occupano la Jugoslavia.
APRILE 1941 - La Croazia diventa uno "Stato indipendente" comprendente la Bosnia-Erzegovina, con la capo il poglavnik (duce) Ante Pavelic, appoggiato da Hitler e Mussolini. Il regime ustascia, fascista e ultracattolico, perseguita serbi ed ebrei.
29 NOVEMBRE 1943 - A Jaice (Bosnia) si riunisce il "Consiglio antifascista per la liberazione del popolo jugoslavo", nucleo dello Stato e del regime comunista. Lo guida Tito, che nel luglio 1941 aveva ordinato ai suoi uomini l'insurrezione anti-nazista.
29 OTTOBRE 1945 - I comunisti, dopo aver liberato Belgrado, occupato Trieste, Zagabria e Lubiana, vincono la guerra. La nuova assemblea proclama la Repubblica, di cui Tito è presidente, ed elabora la Costituzione della Repubblica popolare e federativa di Jugoslavia (Seconda Jugoslavia). La guerra ha provocato, nel Paese, 1 milione e 700 mila morti.
1947 - Il trattato di Parigi ripristina le frontiere del 1919, privando l'Italia dell'Istria. Il Triestino, diviso in zona A e zona B, è proclamato "territorio libero".
28 GIUGNO 1948 - All'interno del Cominform rottura tra Tito e Stalin.
1954 - La Jugoslavia riconosce che Trieste è italiana.
MAGGIO 1955 - Kruscev a Belgrado. Riprendono le relazioni con l'URSS.
LUGLIO 1956 - Nell'isola di Brioni si incontrano Tito, Nehru e Nasser. Elaborano la strategia del "non allineamento".
1971 - Si sviluppa in Croazia un movimento nazionalista. Tito reagisce col pugno di ferro. Centinaia di persone vengono arrestate. Si soffoca la "primavera croata".
1974 - Viene varata la nuova Costituzione. Prevede che, dopo Tito, la presidenza collegiale della Federazione sia diretta a turno, per il periodo di un anno, dai rappresentanti delle sei Repubbliche e delle due province autonome.
1977 - Con la firma del trattato di Osimo viene risolta la questione del confine tra Italia e Jugoslavia.
4 MAGGIO 1980 - In una clinica di Lubiana, muore Tito.
PRIMAVERA 1981 - Si solleva la popolazione del Kosovo, 9 morti e 250 feriti per la repressione che segue.
MARZO 1989 - E' ancora rivolta nel Kosovo. Belgrado introduce nella provincia lo stato d'emergenza.
GENNAIO 1990 - La delegazione slovena e quella croata abbandonano il congresso della Lega dei comunisti jugoslavi in svolgimento a Belgrado. Muore in pratica l'organismo che è stato il motore della Federazione.
1990 - Le prime elezioni parlamentari libere portano al potere in Slovenia il riformista Kucan, in Croazia il nazionalista Franjo Tudjman. A Belgrado Slobodan Milosevic. Il partito comunista serbo si trasforma in socialista.
23 DICEMBRE 1990 - Plebiscito a favore dell'indipendenza nel referendum a cui sono stati chiamati gli sloveni.
3 MARZO 1991 - A Pakrac (Croazia) la minoranza serba occupa alcuni edifici pubblici e si impossessa di armi. Scontri a fuoco con la milizia territoriale croata e intervento dei cingolati federali. Guerra civile evitata per un soffio.
30 MARZO - Barricate nel parco nazionale di Plitvice (Croazia). Centinaia di turisti assistono a furiose sparatorie tra serbi e croati. Interviene l'esercito per riportare la calma. Le autorità della regione, la Krajina abitata da serbi, hanno decretato la secessione dalla Croazia e l'unione con Belgrado.
2 MAGGIO - Il primo massacro a Borovo Selo (Croazia). Dodici poliziotti croati vengono trucidati da guerriglieri serbi. Almeno venti le vittime tra gli aggressori.
3 MAGGIO - A Zara i croati si vendicano della strage di Borovo Selo. Assaltati negozi serbi.
12 MAGGIO - A stragrande maggioranza la Krajina sancisce con un referendum la secessione da Zagabria.
15 MAGGIO - La Jugoslavia resta senza presidente federale. La carica toccherebbe al croato Stipe Mesic, ma i serbi si oppongono.
19 MAGGIO - E' referendum per i croati: il 94 per cento di loro vota a favore dell'indipendenza.
25 GIUGNO - Slovenia e Croazia si dichiarano indipendenti.
26 GIUGNO - Interviene l'Armata federale in Slovenia.
27 GIUGNO - E' il bagno di sangue. Si combatte a Lubiana dove entra in vigore il coprifuoco.
1 LUGLIO - Grazie alla mediazione Cee, Stipe Mesic diventa presidente.
2 LUGLIO - Il generale Adzic, capo di Stato maggiore federale, dichiara ufficialmente lo stato di guerra.
8 LUGLIO - Accordo a Brioni. Moratoria di tre mesi per l'indipendenza.
14 LUGLIO - Gli osservatori della Cee arrivano a Zagabria dove i venti di guerra soffiano con sempre maggior vigore.
23 LUGLIO - Appello di Tudjman alla nazione: "Dobbiamo prepararci alla guerra totale". Il giorno dopo chiede l'intervento dei caschi blu dell'Onu.
16-20 AGOSTO - E' guerra nell'intera Croazia. Mitragliato un elicottero di osservatori Cee. Battaglia sull'autostrada Zagabria-Belgrado, non sarà più percorribile.
23 AGOSTO - Tudjman lancia l'ultimatum all'Armata: se non cessa di appoggiare le formazioni irregolari serbe, la sua presenza in Croazia sarà considerata un'occupazione.
10 SETTEMBRE - Il conflitto raggiunge le coste dalmate. Morti e feriti a Zara, Sebenico, Spalato e Dubrovnik.
13 SETTEMBRE - Zara assediata, si spara anche a Fiume.
1 OTTOBRE - Assente Mesic, il blocco serbo della presidenza federale obbedisce al suo vice Branko Kostic. Inizia l'assedio di Dubrovnik.
6 OTTOBRE - I serbi sono a Pokupsko, 30 chilometri da Zagabria.
7 OTTOBRE - Due Mig federali bombardano il palazzo di Tudjman nel cuore della vecchia Zagabria.
8 OTTOBRE - Scaduta la moratoria, Slovenia e Croazia si proclamano indipendenti.
2 NOVEMBRE - Il presidente italiano Francesco Cossiga incontra a Nova Gorica il presidente sloveno Kucan.
9 NOVEMBRE - La presidenza federale dimezzata chiede all'Onu l'invio di caschi blu.
17 NOVEMBRE - Dopo 91 giorni di assedio e migliaia di morti, cade Vukovar, simbolo della resistenza croata in Slavonia.
27 NOVEMBRE - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu vota la Risoluzione 721 che autorizza l'invio di una forza di pace in Jugoslavia.
5 DICEMBRE - Mesic si dimette: "La Jugoslavia non esiste più".
21 DICEMBRE - Per la prima volta l'Istria viene bombardata. Due Mig sganciano ordigni sul piccolo aeroporto di Orsera.
25 DICEMBRE - Natale nei rifugi, Osijek, terza città della Croazia, è assediata e sotto le bombe.
29 DICEMBRE - Sei missili cadono alle porte di Zagabria.
7 GENNAIO 1992 - Un elicottero della Cee con a bordo quattro italiani e un francese viene abbattuto dai Mig federali vicino a Varazdin, ai confini tra Croazia, Slovenia e Ungheria. Il 30 settembre 1992 il tribunale di Veradzin condannerà a 20 anni di reclusione il pilota del Mig, tenente Emir Sesic, e il comandante della base di Bihac, tenente colonnello Dobrivoje Opacic. I due vivono liberamente in Serbia.
8 GENNAIO - Belgrado ammette l'"errore". Regolamento di conti all'interno dell'Armata. Eliminati sloveni e croati, a partire dal ministro della Difesa federale Veljko Kadijevic.
15 GENNAIO - Due giorni dopo il Vaticano, i Paesi della Cee, più numerosi altri, ma non gli Stati Uniti, riconoscono Slovenia e Croazia.
17 GENNAIO - Francesco Cossiga è il primo Capo di Stato in visita nella Croazia riconosciuta.
27 FEBBRAIO - I serbi proclamano la "Repubblica serba di Bosnia-Eerzegovina".
29 FEBBRAIO e 1 MARZO - Referendum sull'indipendenza in Bosnia-Eerzegovina. Il 64 per cento vota a favore. I serbi boicottano le urne e bloccano con barricate Sarajevo. Il presidente della Repubblica Alija Izetbegovic, musulmano, chiede l'intervento dell'esercito che fa da garante. La guerra civile pare inevitabile. Il leader dei serbi Radovan Karadzic annuncia che i suoi uomini si opporranno in qualsiasi modo all'indipendenza.
5 MARZO - L'inviato dell'Onu Cyrus Vance incontra a Sarajevo i leader delle tre componenti, croati, serbi e musulmani.
9 MARZO - Fallisce a Belgrado la manifestazione contro Milosevic. Le opposizioni avevano annunciato un milione di persone in piazza. Riescono a radunarne 40 mila.
10 MARZO - Il segretario di Stato americano James Baker vola a Bruxelles per una riunione urgente coi ministri degli Esteri dei Dodici: "E' il momento appropriato perchè Cee e Stati Uniti coordinino le loro politiche ed esercitino maggiore forza".
13 MARZO - Arriva a Sarajevo il generale indiano Satish Nambiar, comandante dei 14 mila caschi blu che si dislocheranno nei territori contesi tra Serbia e Croazia entro la fine di aprile. Stabilisce il quartier generale nella capitale bosniaca.
6 APRILE - La Cee riconosce la Bosnia-Erzegovina. Inizia l'assedio di Sarajevo, divampa la guerra civile in tutta la Repubblica.
7 APRILE - Gli Stati Uniti riconoscono Slovenia, Croazia e Bosnia-Eerzegovina.
8 APRILE - Izetbegovic dichiara lo stato d'emergenza nell'intera Repubblica.
27 APRILE - Proclamata a Belgrado la nuova Federazione jugoslava. Sarebbe la Terza, ma nessuno la riconosce come tale. La compongono Serbia e Montenegro.
2 MAGGIO - Il presidente bosniaco, di ritorno da Lisbona, viene fermato all'aeroporto da soldati federali. Lo rilasceranno il giorno dopo.
8 MAGGIO - Nuove epurazioni nei vertici dell'Armata federale. Destituito il capo di Stato maggiore Adzic, al suo posto Zivota Panic. In totale cadono 38 teste, vengono accantonati gli ultimi jugoslavisti. L'esercito è totalmente in mano ai panserbi.
14 MAGGIO - Per Sarajevo è il giorno peggiore. Bombardamenti ininterrotti. Nambiar ostaggio dei serbi per 24 ore. Una pallottola si conficca nella scrivania di Izetbegovic. Cee, Croce Rossa e qualche giorno più tardi anche l'Onu lasciano la città.
15 MAGGIO - Maxi fuga di donne, vecchi e bambini dalla capitale assediata. La carovana con 7 mila persone è presa in ostaggio dai serbi nel quartiere di Ilidza. Passeranno dopo trattative durate due giorni. Esplode il problema profughi. Secondo stime dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite sono un milione e mezzo nella ex Jugoslavia. L'Italia ne riceve poco più di mille e stanzia fondi per assistere gli altri a casa loro.
26 MAGGIO - L'esercito della Repubblica serba di Bosnia-Eerzegovina, agli ordini del generale Ratko Mladic, lancia granate sull'ospedale dei bambini a Sarajevo. L'edificio brucia. Sette neonati, tolti dalle incubatrici, moriranno nei giorni seguenti.
27 MAGGIO - Tre granate di mortaio da 82 millimetri fanno una strage tra la gente in coda per comprare il pane nella centrale via Vaso Miskin a Sarajevo. 20 morti e 150 feriti.
30 MAGGIO - Con le astensioni di Cina e Zimbabwe, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva la Risoluzione 757 che prevede l'embargo totale contro Serbia e Montenegro ritenute responsabili della guerra in Bosnia. Nella relazione di Boutros Ghali accuse anche contro la Croazia per la presenza di sue truppe che combattono nella Repubblica in fiamme.
31 MAGGIO - Elezioni a Belgrado, boicottate dall'opposizione. Si reca alle urne il 60 per cento degli aventi diritto. Milosevic ottiene il 40 per cento dei suffragi, 30 per cento al cetnico ultranazionalista Vojislav Seselj. Lo scrittore Dobrica Cosic, consigliere di Milosevic, diventa presidente della Federazione serbo-montenegrina.
APRILE-GIUGNO - Massacri in tutta la Bosnia. Già oltre 20 mila morti. Il triplo delle vittime della guerra di Croazia.
27 GIUGNO - La Cee a Lisbona si proclama pronta a "liberare con mezzi militari l'aeroporto di Sarajevo". Stabilisce che la Macedonia ha il diritto al riconoscimento, ma deve cambiare nome.
28 GIUGNO - Il presidente francese Mitterand vola a Sarajevo e passeggia nel centro sotto le bombe. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva la risoluzione 761 che prevede l'invio di 850 soldati canadesi per garantire la riapertura dell'aeroporto.
30 GIUGNO - I canadesi prendono possesso dell'aerostazione. Può partire il ponte aereo per gli aiuti umanitari alla popolazione da tre mesi assediata. La flotta americana incrocia al largo della Dalmazia.
10 LUGLIO - Al vertice di Helsinki la Csce decide l'invio nell'Adriatico di navi da guerra della Ueo e della Nato per far rispettare l'embargo contro Belgrado. A nulla serve il precipitoso arrivo del nuovo premier della Federazione serbo-montenegrina, l'industriale miliardario serbo-californiano Milan Panic. Promette democrazia, chiede 100 giorni per fermare la guerra in Bosnia. Non riesce ad evitare che il documento finale condanni la Serbia per le "violenze e aggressioni" contro Bosnia e Croazia, la inviti a mettere fine alla repressione dei diritti umani nel Kosovo e nella Vojvodina.
25 LUGLIO - Si aprono a Barcellona i Giochi della XXV Olimpiade. Dietro raccomandazione dell'Onu, il Cio (Comitato internazionale olimpico) vieta la partecipazione alle rappresentative nazionali di Serbia e Montenegro. Gli atleti serbi e montenegrini gareggiano solo nelle competizioni individuali, a titolo personale, senza inno e senza bandiera.
AGOSTO - Esplode lo scandalo dei lager bosniaci. Il mondo inorridisce davanti alle immagini dei prigionieri nei campi di concentramento serbi (ma cene sono anche di croati e musulmani).
2 AGOSTO - Elezioni in Croazia. Trionfano l'Hdz e il presidente Tudjman.
6 AGOSTO - Il papa sostiene il "diritto-dovere di ingerenza umanitaria degli Stati europei e delle Nazioni Unite nella Bosnia-Erzegovina per disarmare chi vuole uccidere. Questo non è favorire la guerra, ma impedirla". L'appello viene reso pubblico dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato della Santa Sede.
13 AGOSTO - Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vota due risoluzioni sulla crisi balcanica. La prima per autorizzare "ogni misura", compreso l'uso della forza militare, per assicurare i rifornimenti di viveri e medicinali alle città assediate in Bosnia-Erzegovina; la seconda ordina ispezioni nei campi di prigionia serbi. Tra le innovazioni giuridiche l'impegno a inserire la "purificazione etnica" tra i crimini di guerra.
25-27 AGOSTO - Conferenza di pace sulla Jugoslavia a Londra. La comunità internazionale mette sotto accusa la Serbia e il leader dei serbi della Bosnia, Karadzic, che promette di chiudere i lager e di consegnare ai caschi blu l'artiglieria pesante. L'impegno non sarà mantenuto. Unico risultato, la creazione di un forum permanente a Ginevra co-presieduto da Cyrus Vance (Onu) e da Lord David Owen (successore del dimissionario Lord Carrington) per la Cee.
3 SETTEMBRE - Un aereo militare italiano G-222 in volo da Spalato a Sarajevo con un carico di coperte e altri aiuti umanitari viene abbattuto da due missili terra-aria Stinger. Muoiono i quattro membri dell'equipaggio. Svolte le indagini, il ministero della Difesa italiano consegna a Ginevra il 16 settembre un rapporto che alimenta i sospetti verso croati e musulmani.
11 SETTEMBRE - Il veto serbo impedisce la destinazione di caschi blu italiani alla prima linea in Bosnia-Erzegovina. Milleduecento nostri militari si limiteranno al supporto logistico.
15 SETTEMBRE - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu decide con la Risoluzione 776 l'invio di altri 6 mila caschi blu a Sarajevo.
22 SETTEMBRE - L'Assemblea generale delle Nazioni Unite vota l'espulsione della Jugoslavia. E' un provvedimento senza precedenti. La Federazione serbo-montenegrina, se vorrà far parte dell'Onu, dovrà inoltrare una nuova domanda. Per il mondo, la Jugoslavia non esiste più.