MA PER IL LEADER ANTIPROIBIZIONISTA IL REFERENDUM SI FARA' LO STESSOServizio di Lucio Tamburini
SOMMARIO. L'accordo con il presidente Amato per la revisione della legge vigente sulla droga non eviterà lo svolgimento del referendum radicale poichè riguarda due questioni che non saranno toccate dall'iniziativa governativa: la legalizzazione delle terapie, togliendo il divieto per i medici di intervenire nella cura dei tossicodipendenti con farmaci sostitutivi, e l'abolizione della dose media giornaliera, che elimina qualsiasi possibilità che il consumatore finisca in galera.
(IL RESTO DEL CARLINO, 9 novembre 1992)
Roma - "Spero che sia il primo passo verso la legalizzazione, ma per ora è importatissimo intascare questo risultato che era inimmaginabile fino a una settimana fa". Così il leader antiproibizionista, Marco Taradash, eurodeputato proprio come antiproibizionista e deputato nazionale con la "lista Pannella", commenta l'accordo Amato - Pannella per rivedere la legge antidroga del 1990, cancellando il carcere per chi si droga e mantenendo solo le sanzioni amministrative. Taradash è soddisfatto, insomma, ma non intende abbassare la guardia.
E' un accordo che vi appaga, che consentirà di evitare il referendum sulla Jervolino - Vassalli?
"No, il referendum resta in piedi, perchè riguarda due punti che, fino a quando non conosceremo la soluzione pratica proposta da Amato, non sono toccati".
Quali sono i punti del referendum?
"Innanzitutto, la legalizzazione delle terapie, togliendo il divieto per i medici di intervenire nella cura dei tossicodipendenti con farmaci sostitutivi. In secondo luogo, l'abolizione della dose media giornaliera, che elimina qualsiasi possibilità che il consumatore finisca in galera".
Amato ha promesso di abolire la dose media giornaliera?
"No. Questa è la soluzione tecnica trovata dai referendari per evitare con certezza il carcere a chi si droga. E' la più sicura a questo scopo: Amato si è impegnato a trovarne una altrettanto affidabile e staremo a vedere quale sarà. E' una persona concreta e non retorica, quindi penso che il risultato saprà ottenerlo".
Non avete parlato anche di legalizzazione delle terapie?
"No, di questo non si è parlato. Ma abbiamo ottenuto un altro impegno dal capo del governo: riguarda i malati di Aids in carcere. Amato ha convenuto che il problema del test obbligatorio per l'Aids va risolto in termini generali e non si deve cominciare dal carcere: niente test, quindi, per i detenuti malati. In secondo luogo si cercherà di allargare la fascia dei malati che possono uscire dal carcere".
Chi ha l'Aids, insomma, potrà tornare a casa?
"Mentre oggi il recente decreto Martelli prevede una soglia molto ristretta, per cui in pratica escono solo persone morenti, si cercherà di far uscire anche quelli (in Aids e non sieropositivi) che possono avere fuori dalla cella una più lunga speranza di vita".
Questa non potrebbe essere una concessione in più per indurvi a rinunciare al referendum?
"Non c'entra niente con il referendum, ma mi sembra che il governo si pone in termini razionali di fronte ai problemi. Quindi, spero che sarà possibile anche instaurare una discussione sull'antiproibizionismo, sulla possibilità di eliminare la microcriminalità di massa legata alla droga proibita. E di eliminarne il potere della mafia, che oggi in Italia all'80 per cento è narco-mafia. Ecco, io spero che questo sia il primo passo verso la legalizzazione".
A suo giudizio, ha un valore politico la sconfessione da parte di Amato della legge antidroga voluta da Craxi, proprio all'indomani della sua "investitura" alla segreteria del Psi?
"Direi che Amato non ragiona in questi termini. Mi sembra che il presidente del consiglio guarda agli obiettivi ed è per questo che ci siamo incontrati. Usa il nostro metodo salveminiamo, recupera la buona tradizione socialista democratica. Quando il direttore degli istituti di pena viene in commissione giustizia a dire che se si mette un altro letto a castello a San Vittore crolla il pavimento e che il 75% dei detenuti nelle carceri del nord è composto da tossicodipendenti, beh, credo che il presidente del Consiglio si debba porre il problema".