di Marco LambertiSOMMARIO: Intervenendo a "Radio Radicale" sul libro "Jugoslavia, il nuovo Medioevo" di Gigi Riva e Marco Ventura, Emma Bonino annuncia che incontrerà il segretario generale dell'ONU Boutros Ghali e con lei cento parlamentari di tutto il mondo. Gli consegnerà un dossier da cui risulta il diverso trattamento che le Nazioni Unite hanno riservato alla guerra del Golfo, quelle Jugoslave e al conflitto in Somalia. Stringerà accordi, inoltre, per organizzare a dicembre a Siracusa un convegno in cui si traccino le fondamenta giuridiche per la creazione di un organismo dell'Onu per giudicare i crimini di guerra, mai varato seppur da tempo previsto. Per Roberto Formigoni le responsabilità vanno ricercate "nell'indifferenza complice dell'Europa e soprattutto nell'atteggiamento di Stati Uniti e Giappone".
(IL GIORNO, 17 novembre 1992)
"Che fare?", si è chiesta e ha chiesto a un certo punto l'onorevole Emma Bonino. E su questa domanda il dibattito è diventato faticoso, quasi senza risposte, le parole hanno denunciato la stessa impotenza dei fatti. "Radio radicale" ieri mattina, due ore di discussione sulla crisi balcanica stimolate dal libro "Jugoslavia, il nuovo Medioevo" di Gigi Riva e Marco Ventura (editore Mursia).
La presidente del partito radicale, per non rimanere con le mani in mano, ha annunciato che qualcosa in realtà farà. Giovedì volerà a New York per incontrare il segretario generale dell'ONU Boutros Ghali e con lei cento parlamentari di tutto il mondo. Gli consegnerà un dossier da cui risulta il diverso trattamento che le Nazioni Unite hanno riservato alla guerra del Golfo, quelle Jugoslave e al conflitto in Somalia. Stringerà accordi, inoltre, per organizzare a dicembre a Siracusa un convegno in cui si traccino le fondamenta giuridiche per la creazione di un organismo dell'Onu per giudicare i crimini di guerra, mai varato seppur da tempo previsto.
Da parte sua la Bonino ha segnalato l'urgenza di schierarsi da una parte per non perpetuare le colpe dell'Occidente verso una situazione dimenticata e lasciata incancrenire.
Inoslav Besker, corrispondente del quotidiano di Zagabria "Vjesnik", sempre rispondendo al "che fare?", ha proposto il divieto di sorvolo degli aerei militari in tutta l'area dell'ex Jugoslavia, il blocco dell'artiglieria e la dislocazione di forze di interposizione sulle frontiere. Che i musulmani di Bosnia si riarmino chiedendo aiuto a Teheran lo trova paradossalmente positivo, "così si ottiene un riequilibrio fra le varie etnie se non sull'amore almeno sul terrore".
Sulla necessità di un intervento militare o meno è stato drastico l'ambasciatore Sergio Romano: "Si interviene se si ha un progetto concreto che ora non c'è. Non basta dire interveniamo se non si abbozza questo progetto. Allora cerchiamo di applicare le sanzioni, ma attenzione perchè sono un'arma a doppio taglio. Si rischia di colpire anche la gente che non ha nessuna responsabilità".
Responsabilità che l'onorevole Roberto Formigoni vede anche "nell'indifferenza complice dell'Europa e soprattutto nell'atteggiamento di Stati Uniti e Giappone. Le due superpotenze si sono chiamate fuori perchè preoccupate per l'unificazione europea che il conflitto ha invece messo in crisi. Io mi aspetto un atteggiamento diverso da parte di Clinton, anche se noi non dobbiamo dimenticarci dei nostri doveri: è l'Europa che deve decidere mentre per ora ha manifestato solo una debolezza colossale".