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Pannella Marco - 18 gennaio 1993
»Ma il 4 febbraio il tempo sarà scaduto
di Marco Pannella

SOMMARIO: A poche settimane dall'apertura del congresso del Partito radicale (4 febbraio 1993) al quale parteciperanno parlamentari e militanti di diversi paesi, Pannella ribadisce che se non vi saranno trentamila contribuenti, iscritti, si chiuderà il partito.

(CORRIERE DELLA SERA, 18 gennaio 1993)

Muhamed Kresevljakovic è il sindaco di Sarajevo, e sta rivolgendo appelli angosciati a ognuno, al mondo. Non gli è consentito dall'Onu né da altri di uscire dalla città, mentre urge per lui testimoniare, chiedere aiuto e spiegare quale aiuto, spiegare a che punto, tra poco irreversibile, è arrivata l'agonia del suo popolo, della sua "terra", come di un nuovo ghetto di Varsavia. Egli è un mio compagno di partito. Musulmano, come quasi il 20 per cento degli iscritti radicali. Con il governo italiano (se non m'illudo), con il sindaco di Roma Carraro e quello di Parigi Chirac, ci adoperiamo con una grande speranza in questi giorni, in queste ore, perché sorprenda il mondo un nuovo corso politico in Bosnia, in Macedonia, nel Kossovo. Il 4 febbraio il sindaco di Sarajevo aprirà il congresso del partito radicale a Roma, all'Hotel Ergife. Non sappiamo come fare. Ma sarà fatto. Non so quanti dei 130 parlamentari italiani, di dieci diverse forze politiche, e dei 350 parlamentari delle più lontane nazioni del mond

o già iscritte saranno con noi, sotto l'egida della non violenza, e l'emblema di Gandhi. Non so quanti italiani, quanti di voi, ci saranno.

Il segretario radicale Sergio Stanzani è uno di quegli uomini e donne che Benedetto Croce evocava, invocava: "Occorre pure che vi siano persone per le quali Parigi non vale una Messa". Per un'intera vita abbiamo consapevolmente, fiduciosamente, affrontato la quasi clandestinità, l'irrisione, il dolore di vedere deformati i nostri ideali, di vederli liquidati dai giochi truccati della cultura e della politica. Ci siamo ostinati a difendere il valore del denaro, per restituire al denaro di ciascuno un vero valore: per dare corpo, a partire dall'autofinanziamento, alle idee e alla politica. Abbiamo calcolato e annunciato la chiusura del partito, se il bilancio non fosse stato attivo, o alla pari.

Nel nostro conto futuro entra anche il denaro delle persone di buona ragionevole volontà cui ci rivolgiamo. Il prossimo 4 febbraio, se in Italia non saremo trentamila contribuenti, iscritti di ogni storia, idea, famiglia, speranza, chiuderemo bottega. Oggi siamo, iscritti italiani, 450 (quattrocentocinquanta). Così, calcolato il costo del congresso, prenderemmo atto di un debito di 5 miliardi. Dovremmo chiudere. Dovremmo dirlo al sindaco di Sarajevo e a tanti come lui. Abbiamo "fatto" politica e quale, e quanta, anche a paragone di quella altrui, in questi decenni e in questi giorni?

 
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