di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIASOMMARIO: Commentato la notizia della candidatura di Marco Pannella alla segreteria del Psi, Galli Della Loggia scrive che il leader radicale è l'unico che potrebbe riuscire nell'impresa di salvare il Psi dalla disintegrazione. »Incorrotto e incorruttibile; capace di combinare la schermaglia quotidiana a Montecitorio con disegni politici vasti e ispirati , »Marco Pannella ha rappresentato l'unica cosa nuova che abbia visto la luce a sinistra negli ultimi anni" e solo con un leader simile il Psi potrebbe approdare verso »i soli lidi dove un moderno partito di sinistra può oggi dirigersi ... quelli di una welfare aggiornato e di un robusto liberalismo popolare, antiburocratico e antistatalista .
(CORRIERE DELLA SERA, 3 febbraio 1993)
Trovare oggi qualcuno che faccia il segretario del Psi, succedendo a Bettino Craxi, non è difficile. Difficile, invece - anzi difficilissimo - è trovare qualcuno che, come segretario, possa riuscire nell'impresa di salvare il Psi dalla disintegrazione: ad esempio che possa riuscire tra otto mesi, pur con un sistema elettorale maggioritario quale sarà quello di prossima approvazione, a fare eleggere almeno una manciata di deputati socialisti.
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Con ogni evidenza Marco Pannella può essere quell'uomo, è quell'uomo, e il fatto che l'indicazione del suo nome non abbia trovato una pronta e calda accoglienza da parte dell'apparato e degli oligarchi socialisti dimostra soltanto fino a qual punto questi abbiano ormai perduto ogni capacità e sensibilità politica, e meritino ampiamente la fine che di sicuro sono destinati a fare.
Incorrotto e incorruttibile; capace di combinare la schermaglia quotidiana a Montecitorio con disegni politici vasti e ispirati; macinatore instancabile di riunioni di partito ma al tempo stesso oratore popolare di razza e con il gusto di muoversi tra la gente e di parlare con essa. Marco Pannella ha rappresentato l'unica cosa nuova che abbia visto la luce a sinistra negli ultimi decenni. Per primo, già negli anni Sessanta, egli capì che tutta l'impalcatura classista, antindividualista, antioccidentale della sinistra italiana era avviata prima o poi a sbriciolarsi come un castello di sabbia, e che all'ombra di posizioni all'apparenza così antagoniste aveva in realtà messo le radici una ramificatissima complicità tra governo e opposizione, un consociazionismo ferreo, premessa di un vero e proprio regime spregiatore del buon governo e della legalità. Per primo - ed inascoltato per tanto tempo - Pannella ha capito, e gridato ai quattro venti, che solo la cancellazione della proporzionale poteva ridare vita
all'organismo malato della Repubblica.
Non solo. Con un'intuizione non comune, specie per un politico di professione, Pannella è stato anche capace di cogliere, con grande anticipo rispetto anche a molti intellettuali ed addetti ai lavori, il nesso tra aspetti oscuri e degenerativi della storia repubblicana e la realtà vera - ma rimossa - del passato fascista e resistenziale della nazione. Le sue polemiche sulla dignità culturale di uomini e istituti del ventennio o sull'attentato di via Rasella conservano da questo punto di vista un valore esemplare.
Non vorrei però dare l'impressione che Pannella sia un santo. Sicuramente non lo è, e del resto se lo fosse non si sarebbe dato anima e corpo alla politica. I suoi difetti stanno principalmente nel suo carattere, e tra questi metterei al primo posto un certo esasperato personalismo, al limite del narcisismo: la sua propensione ad essere un lupo solitario anziché il capitano di una squadra. Ma età, esperienze, circostanze sono spesso in grado di modificare anche i caratteri più refrattari.
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Sta di fatto che nella stagione dell'agonia della Repubblica che si è aperta dopo il 5 aprile, Marco Pannella si presenta come l'unico politico di sinistra (ma con larghissima udienza anche al centro e a destra) dotato di un'indiscussa capacità legittimatrice. Non è un caso che sia stato proprio lui, alla testa di appena sette deputati, il grande elettore di Scalfaro e che il suo appoggio sia stato ricercato in molti modi dall'attuale presidente del Consiglio. Pannella è l'unico oggi - a sinistra ma non solo - in grado di dire ciò che pensa, di parlare senza sollevare sospetti sul proprio conto, l'unico che possa colloquiare con Curcio e insieme criticare il giudice Di Pietro, ricevere gli elogi indifferentemente di Fini e Cossutta.
Prima di escludere un candidato (non autocandidatosi) di questa fatta il Psi o quello che ne resta dovrebbe, dunque, pensarci non una ma mille volte. Proprio Perché si tratta di un alieno rispetto al partito ed alle sue faide, il suo nome, in fondo, potrebbe essere accettabile da tutti. E non solo con Pannella il segno della svolta sarebbe clamoroso e inequivocabile; non solo con un leader simile il passato sarebbe davvero passato per sempre e il partito potrebbe proporsi credibilmente come parte di aggregazioni più vaste, ma il Psi avrebbe trovato una personalità capace di guidarlo con la fantasia e il carisma necessari verso i soli lidi dove un moderno partito di sinistra può oggi dirigersi. Che sono i lidi non già di un socialismo o di un marxismo sempre più fiabeschi, bensì quelli di un welfare aggiornato e di un robusto liberalismo popolare, antiburocratico ed antistatalista.