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Negri Guglielmo - 4 febbraio 1993
Da Marco giamburrasca a Marco il saggio
di Guglielmo Negri

SOMMARIO: Scrivendo di Marco Pannella, in occasione del congresso radicale (4/8 febbraio 1993), l'autore afferma che »Il Paese avrebbe evitato tantissimi guai, se lo avesse seguito quando propose l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. E se gli avesse dato ascolto quando imprecava contro la partitocrazia, definendola la "camera a gas" dentro la quale rischiava di morire la democrazia . Sarebbe un guaio se il leader radicale fosse destinato a raccogliere solo riconoscimenti postumi.

(IL MESSAGGERO, 4 febbraio 1993)

Di Marco Pannella, in questi quarant'anni s'è detto di tutto, pazzo, rompiscatole, acchiappanuvole, Giamburrasca. L'unica definizione che, riferita a lui, sarebbe sembrata paradossale è quella di saggio. E, invece, oggi sono in parecchi a riconoscere che, tra le sue doti politiche, vi è, in primo luogo, proprio la saggezza.

Il Paese avrebbe evitato tantissimi guai, se lo avesse seguito quando propose l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. E se gli avesse dato ascolto quando imprecava contro la partitocrazia, definendola la "camera a gas" dentro la quale rischiava di morire la democrazia.

La cosiddetta realpolitik spingeva molti a considerare, con fastidio, Pannella come un nuovo Don Chisciotte. Ed anche nei giorni scorsi, di fronte all'immensa tragedia della ex Jugoslavia, i suoi appelli all'Europa affinché fermi la guerra ed il genocidio, sono caduti nell'indifferenza.

In questo caso, per la verità, Pannella non è stato proprio solo. Il suo era lo stesso appello di Karol Wojtila e di quanti credono nella solidarietà umana e nella pace. E tuttavia, nuovamente, le orecchie che dovevano ascoltare, non hanno udito. V'è una lucida coerenza nell'idea di Pannella che i grandi problemi del nostro tempo hanno tutti una dimensione sovranazionale: dalla pace che è indivisibile, alle condizioni dello sviluppo, della difesa dell'ambiente a quella degli emarginati, fino alla ricerca di un ordine internazionale che apra la strada ad un vero, grande mercato globale.

Il leader radicale è stato spesso accusato di astrattezza: ma i suoi critici non si sono accorti che proprio un certo mediocre realismo, con tutte le sue implicazioni, ha immiserito la nostra democrazia ed ha aperto la porta a Tangentopoli.

Naturalmente non tutto quello che ha sostenuto Pannella in questi anni è condivisibile, ma anche per chi non è d'accordo con tutte le battaglie, è oggi importante che la sua voce, la voce dei radicali, non si spenga.

Tra pochi giorni saranno venticinque anni dalla morte di Mario Pannunzio, l'indimenticabile direttore de Il Mondo, il quale fu amico e maestro di tanti di noi ed anche di Pannella. Il Mondo di Pannunzio ha avuto infiniti riconoscimenti postumi. Sarebbe un altro grande guaio se capitasse la stessa cosa a Marco e ai radicali.

 
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