Intervista a Emma Bonino di Stefano BocconettiSOMMARIO: All'indomani della sua elezione alla segreteria del Pr, Emma Bonino risponde alle domande sulle conclusione del congresso radicale (Roma, 4/8 febbraio 1993), sulle periodiche campagne di autofinanziamento, sulle molte volte in cui è stata messa in gioco la stessa vita del partito, sulla corruzione, sui giudici, sulla massiccia adesione di parlamentari di tutti gli schieramenti al Pr.
(L'UNITA', 10 febbraio 1993)
Ore 11: riunione. Ore 12: intervista. Ore 15: riunione... La giornata di Emma Bonino, neo-segretaria radicale, è uguale a tutte le altre. Solo più ricca di appuntamenti. Oltre a tutte le altre riunioni, che già faceva prima, ora ci sono in più quelle per organizzare la campagna di tesseramento. L'obiettivo è noto, se l'è dato il congresso: o si raggiungono i 30 mila iscritti entro questo mese, o il Pr "sbaracca".
Partiamo da qui, dall'ultimatum che vi siete dati. La prima domanda è "cattiva": cos'altro escogiterete il 28 febbraio per sopravvivere?
BONINO - Più che "cattiva" la domanda mi sembra riveli un'irriducibile incomprensione del valore politico della nostra - come dire? - "mendicità". Del nostro perenne metterci in causa per il vil denaro.
Che vuol dire?
BONINO - Semplicemente questo: che se in questi anni anche le altre forze politiche avessero trovato sistemi diversi dalle tangenti per finanziarsi, la politica italiana non sarebbe caduta così in basso. Ed i partiti, tutti meno quello radicale, non avrebbero conosciuto "Tangentopoli". Come sempre noi giochiamo senza rete e non ci sono trucchi: se il 28 febbraio non ci saranno 30 mila iscritti o un apporto di risorse corrispondenti, chiuderemo bottega.
Avete pochi iscritti, nonostante siate spesso sulle prime pagine. Come spiega questo basso numero di adesioni?
BONINO - Venti anni di disinformazione e soprattutto di deturpazione della nostra immagine non possono essere rimediati e risarciti da qualche giorno di informazione onesta. Non vi ricordate quando eravamo per la stampa e la Tv fiancheggiatori dei terroristi oppure dei fascisti? Il linciaggio per Negri o Tortora o Cicciolina? E proprio voi de "L'Unità" non vi ricordate quando per "Fortebraccio" eravamo solo dei provocatori, dei buffoni, dei qualunquisti? Dei digiunatori che nottetempo si abbuffavano di spaghetti? Come stupirsi allora con questa "informazione" del basso numero di adesioni per un partito così estraneo alla "cultura" prevalente?
Scusi se insisto: ma nel basso numero di iscritti non è che per caso c'entra il vostro appoggio ad Amato?
BONINO - Abbiamo sempre fatto le scelte più costose, quelle che ritenevamo più giuste, senza domandarci se avrebbero reso in voti od iscritti. Solo dopo, spesso quando era ormai troppo tardi, tutti hanno riconosciuto di essere stati miopi e che noi avevamo ragione. Spero che stavolta non si ripeta quest'errore per il nostro appoggio al governo Amato. E che molti sappiano riconoscere in tempo che abbiamo dato il nostro piccolo, ma non indifferente, contributo per impedire che il paese precipitasse nella bancarotta.
Come ti definiresti: di sinistra, di centro? Moderata?
BONINO - Oggi ci sono due soli schieramenti: quelli che vogliono difendere a tutti i costi gli attuali partiti, ed il loro regime, e quelli che vogliono invece una riforma che lasci il campo solo a due o tre partiti, come nelle democrazie anglosassoni. Solo dopo questa riforma potremo riparlare di sinistra e di destra.
Il partito "transnazionale" è stato definito il "laboratorio" di un nuovo partito democratico. Vi piace questa definizione? Vi ci ritrovate?
BONINO - Sì. E se Occhetto non si ostinasse a voler confezionare quell'improbabile pasticcio a base di Internazionale socialista, condito con un po' di verde e di edera, e riconoscesse invece che il laboratorio del partito democratico c'è già e si chiama partito radicale, ci risparmieremmo tutti, tante delusioni ed altre sconfitte.
Donna e segretaria. E' più facile nel partito radicale?
BONINO - Dovunque è più difficile. Tra i radicali c'è il "vantaggio" di lavorare a ritmi così frenetici da dimenticarsi, qualche volta, di essere donna.
Ancora sul "personale": come si lavora all'ombra di un personaggio così difficile come Pannella?
BONINO - Marco non ama chi non è capace di andare avanti con le proprie gambe. Appena sente di essere considerato indispensabile, scompare e cerca altrove nuovi compagni di viaggio.
"Partitocrazia". Ne avete parlato al congresso. Una domanda viene spontanea: davvero sono tutti uguali? Davvero, dal vostro angolo di visuale, tutti hanno le stesse "colpe"?
BONINO - Il nostro regime monopartitico ha eliminato proprio quelle diverse responsabilità fra maggioranza e opposizione su cui si fonda la democrazia classica. La stragrande maggioranza delle leggi di spesa, di bancarotta, sono state votate praticamente all'unanimità. Per questo, in Italia, e solo da noi, tutti i partiti hanno condiviso, allo stesso titolo, la responsabilità di aver edificato quel sistema.
I giudici. Pannella li ha attaccati. Sottoscrive appieno quelle parole?
BONINO - Pannella ha attaccato i giudici non per quello che hanno fatto ma per gli anni in cui hanno assistito inerti al saccheggio dello Stato e soprattutto allo strazio di leggi e di diritto. Ma ancora oggi, a parte Milano, quanti giudici sono veramente impegnati nel ripristino del diritto? Chi non è disposto a sottoscrivere la richiesta di Pannella che si proceda anche per associazione a delinquere?
Ma non avvertite il rischio di entrar a far parte di quel partito "trasversale antagonista" di Di Pietro?
BONINO - Innanzitutto: siamo onorati di non far parte di quel partito trasversale, il cui organo ufficiale è "Repubblica". Che copre le sue complicità col passato e cerca di non far scoprire i suoi scheletri, trasformandosi in ultrà forcaiolo dell'ottimo Di Pietro. Ma non siamo disposti a cedere neppure di un millimetro nella tutela del diritto. Quello che è stato calpestato contro Tortora, quello che nega giustizia a tanti italiani.
L'intervista finisce qui. Emma Bonino saluta e chiede un favore: "Potete scrivere sul vostro giornale che ci si iscrive ai radicali anche inviando un vaglia intestato al Pr, via di Torre Argentina, 76, 00186, Roma?".