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Meli Maria Teresa, Bonino Emma - 10 febbraio 1993
BONINO, SFIDA MORTALE: "TRENTAMILA TESSERE O LIQUIDO LA BARACCA RADICALE"
Intervista a Emma Bonino di Maria Teresa Meli

SOMMARIO: All'indomani della sua elezione alla segreteria del Pr, Emma Bonino risponde alle domande sulle conclusione del congresso radicale (Roma, 4/8 febbraio 1993), sulle periodiche campagne di autofinanziamento, sulle molte volte in cui è stata messa in gioco la stessa vita del partito, sulla corruzione, sull'aborto, sulla massiccia adesione di parlamentari di tutti gli schieramenti al Pr.

(IL GIORNO, 10 febbraio 1993)

Emma Bonino non ha perso tempo. E a ventiquattr'ore dal finale lacrimoso e tormentato del Congresso radicale si è già installata nella sede del partito, a via di Torre Argentina. Dove ha passato una giornata a dir poco convulsa. Ha tante gatte da pelare, il neo segretario del Pr. Il compito che l'attende è certamente oneroso. Ma quel che è peggio, è che l'esito non è affatto scontato. Riuscire a far sopravvivere, anzi, come ci tiene a precisare lei, a "far vivere", il partito della Rosa è un'impresa semi-disperata. La Bonino lo sa, ed è proprio per questo motivo, che, dapprima si era tirata indietro. Non se la sentiva. Poi però ha ceduto, e per "spirito di servizio" ha accettato anche questa "grana".

On. Bonino, ancora una volta ha detto di si a Pannella. Ha fatto un po' di resistenza, poi però è stata costretta a capitolare.

BONINO - Veramente la questione non era quella di dire "si" o "no" a Pannella.

Ma come, è stato proprio lui a sponsorizzarla anche contro la sua volontà, e alla fine, come sempre, l'ha avuta vinta.

BONINO - Certo, Pannella è un punto di riferimento essenziale per tutti noi radicali. Ma non vuole coartare le nostre coscienze. Semmai punta a sollecitare in noi il meglio, anche quando ci appare impossibile o difficile da raggiungere. Ed è ciò che Marco ha fatto in questo caso, quando in me era assai forte la tentazione di recuperare un po' di libertà personale. Però, nella mia decisione è stata determinante pure l'affettuosa sollecitazione che mi è venuta dai compagni del Congresso.

Ma non pensa che questo congresso, con la rituale minaccia di chiusura del partito, puntualmente sventata, con il suo rifiuto di accettare la segreteria e la successiva marcia indietro, si sia risolto nella "solita manfrina radicale"?

BONINO - Per piacere, non parliamo della "solita manfrina". Nelle premesse, nello svolgimento e nelle conclusioni del congresso non c'era nulla di scontato. Ogni decisione presa in questi ultimi giorni e in queste ultime notti passate in bianco, è stata costosissima, in termini di responsabilità. Anche il mio cedimento, la mia angoscia nell'accettare la segreteria erano conseguenze di quello stress.

Pannella sembra convinto che il Pr sia giunto ad un punto morto...

BONINO - Non è vero. Marco si è mosso e si muove per far vivere il partito. Per mesi si è dato da fare per portare i trentamila iscritti al Congresso. E sono convinta che anche adesso si atterrà puntualmente e attivamente alla mozione approvata. Un documento che, se non brilla per ottimismo, lascia comunque dei margini d'iniziativa. E io mi impegnerò fino all'ultimo.

Come?

BONINO - Ho poco da scegliere: la mozione congressuale ci pone un obiettivo e una scadenza ineludibili: "il raggiungimento di almeno trentamila iscritti in Italia, o un apporto di risorse finanziarie equivalenti, entro il 28 febbraio". Ho meno di un mese per farcela, altrimenti dovrò mettere in liquidazione la baracca radicale o quel che ne resterà. Quindi mi impegnerò al massimo per la campagna di adesioni. E' difficilissimo e forse impossibile riuscirsi, ma ci proverò.

Chiederà aiuto anche ad altre forze politiche? E a quali?

BONINO - No, non ci rivolgeremo agli altri partiti, ma alla gente. Dovunque, c'è tra la gente un grande bisogno di fiducia e di nuove certezze, per superare l'orrendo spettacolo di Tangentopoli. Sarà nostro preciso dovere cercare di corrispondere a queste attese, senza lasciarci andare a false promesse, mirabolanti quanto illusorie, come molti stanno facendo.

Claudio Martelli sostiene che il Pr rappresenta "il primo embrione" del partito democratico. Lei è d'accordo?

BONINO - Su questo punto Pannella è stato chiarissimo e io sono d'accordo con lui: il Pr non è solo un "embrione", ma anzi è proprio il modello cui ci si dovrà necessariamente attenere per quella rifondazione della democrazia che ognuno di noi, se ha un briciolo di coscienza, deve volere. Si chiami partito radicale o no, questo non conta. Quel che conta è la chiarezza del processo e degli obiettivi.

Ma perché secondo lei, tanti politici corteggiano il Pr?

BONINO - Per diverse ragioni che dovremo capire e analizzare. Ma tanto interesse rappresenta sostanzialmente, a mio avviso, l'apertura di un dialogo sul rinnovamento della politica e delle istituzioni. Martelli, per esempio, iscrivendosi al Pr, apre un confronto, pone domande ed aspetta risposte, così come dimostra di essere pronto a rispondere lui, alle nostre domande e sollecitazioni. E certo l'iscrizione di Rino Nicolosi e di altri deputati dc è un fatto politicamente e culturalmente enorme.

Però c'è chi sostiene che tanto interesse nei vostri confronti è dovuto al fatto che il Pr è la stampella del governo Amato e la faccia presentabile dietro cui si nasconde il vecchio sistema politico che cerca di riciclarsi.

BONINO - I nostri detrattori sono quelli che fanno "babau" al governo dicendo che vogliono farlo cadere e poi ritirano lo zampino perché hanno una paura folle che Amato cada per davvero. Vediamo ormai da mesi svolgersi questa irresponsabile rappresentazione che ha come protagonisti proprio quelli che ci vengono a rimproverare il sostegno all'esecutivo. Si tratta del solito partito trasversale che tanti danni ha prodotto al Paese...

A proposito, di partito trasversale e di finta opposizione, voi siete sempre molto critici nei confronti del Pds. Eppure la svolta occhettiana avrebbe dovuto avvicinarvi ai piediessini.

BONINO - Il Pds potrebbe essere una riserva inesauribile di energie, se solo la sua dirigenza non commettesse tanti errori. Occhetto non crede nella possibilità di dar vita ad una grande formazione di democrazia laica e veramente alternativa, e resta attaccato a progetti improbabili, legati all'Internazionale socialista e conditi con un po' di verde e di edera. Tutto questo fa ritardare le possibilità di rinnovamento della politica... E' una grave responsabilità, mi pare.

 
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