DI MAURIZIO COSTANZOSOMMARIO: »Non foss'altro per i meriti acquisiti sul campo, i radicali italiani meritano rispetto e fiducia. Hanno svolto una funzione da "grilli parlanti" della quale dobbiamo essergli debitori. Se gli italiani hanno conquistato alcuni diritti, se molte battaglie civili sono state portate a compimento, lo si deve al loro instancabile impegno .
(EPOCA, 24 febbraio 1993)
I primi quattro radicali che entrarono in Parlamento furono Marco Pannella, Emma Bonino, Adelaide Aglietta e Gianfranco Spadaccia. Avevano già vinto il referendum sul divorzio, erano conosciuti dall'opinione pubblica per i loro digiuni, per la giusta richiesta di spazi per poter comunicare, ma non riuscivano ad avere rappresentanza parlamentare. Sono passati quasi vent'anni da allora e, nell'ultimo recente congresso, il Partito Radicale, che ha eletto Emma Bonino segretario, è ormai allo stremo, al limite della sopravvivenza. Servono trentamila nuovi iscritti per poter continuare la battaglia politica e l'impegno civile che queste persone e il Partito che li rappresenta hanno sempre ampiamente testimoniato. Fastidiosi per alcuni, i radicali, ma certamente onesti, sicuramente estranei alle pastette, alle mazzette e alle tangenti che hanno reso irrespirabile quest'ultimo anno della storia della Repubblica. Sono convinto che mai come in questo momento sia nostro dovere impedire che i radicali scompaiano dalla s
cena. Pur se faticosamente, le regole del gioco cambieranno e alla metà degli anni Novanta gli italiani non si vedranno costretti, come accade oggi, a scorrere i giornali come sfogliassero un mattinale della Questura. Andando indietro nel tempo, la memoria mi torna alle difficoltà che quel drappello di radicali ebbe per buona parte degli anni Settanta nel rapporto con i mezzi di comunicazione di massa. Credo di essere stato il primo, in una trasmissione Rai che si chiamava "Grand'Italia", ad avere invitato Marco Pannella in una trasmissione non politica. Parlò Pannella di fame nel mondo e aveva ragione: se qualcuno gli avesse dato ascolto, non ci saremmo trovati con il problema somalo e con lo stato di grave indigenza nel quale versano molto Paesi del Terzo Mondo. Come dimenticare, comunque, l'impegno dei radicali nei confronti del referendum sull'aborto, e sulla giustizia, nel difendere Enzo Tortora, nell'impedire o nel denunciare tutti i furti di legalità che, giorno dopo giorno, sono stati compiuti nel no
stro Paese che certamente non era allegro e spensierato ma che, al contrario, molti volevano dipingere così. Non foss'altro per i meriti acquisiti sul campo, i radicali italiani meritano rispetto e fiducia. Hanno svolto una funzione da "grilli parlanti" della quale dobbiamo essergli debitori. Se gli italiani hanno conquistato alcuni diritti, se molte battaglie civili sono state portate a compimento, lo si deve al loro instancabile impegno.