»Non ci cancellate, l'Italia ha ancora bisogno di noi Intervista a Emma Bonino, segretaria del Partito radicale, domani a Napoli con Pannella
Gianni Ambrosino
SOMMARIO: A due giorni dalla scadenza per le trentamila iscrizioni stabilita dal Congresso radicale (4/8 febbraio 1993), la segretaria Emma Bonino viene intervistata sui possibili esiti di questa ennesima sfida da cui dipende la vita del Pr. Oggi la vita del Partito radicale, di un partito che ha onorato la nobiltà e la possibile onestà della politica - afferma Enmma Bonino - è nelle mani dei cittadini, saranno loro a decidere se la politica può fare a meno di quei rompiscatole che da trent'anni hanno dato all'Italia le uniche riforme civili che ha conosciuto. Chi in questo momento propone ricette miracolistiche che dovrebbero dare lavoro e benessere a tutti racconta ancora una volta una menzogna
(IL MATTINO, 26 febbraio 1993)
L'appuntamento è per domani, ore 17,30, al Maschio Angioino, con Emma Bonino e Marco Pannella che lanceranno l'ultimo invito ai napoletani: iscrivetevi al Partito radicale, contribuite alla nostra sopravvivenza. Alla vigilia di questo incontro abbiamo rivolto alcune domande al nuovo segretario nazionale del Pr Emma Bonino.
D. - Onorevole Bonino, siamo agli sgoccioli. Riuscirete a vincere questa battaglia?
R. - »In tutte le battaglie radicali sono stati sempre i cittadini a vincere: quando hanno compreso che potevano essere non solo dei numeri, non solo degli elettori con un voto da scambiare per riuscire ad ottenere il dovuto, ma potevano divenire dei protagonisti della politica, dalle cui decisioni poteva dipendere la conquista o meno di una buona legge, la dignità di una persona, la serenità di una famiglia, perfino la vita di milioni di esseri umani. E' stato così per il divorzio, per l'aborto, per la campagna contro lo sterminio per fame, per i referendum, per quella battaglia contro i macellai della giustizia che avevano inventato il mostro Enzo Tortora per coprire la loro costante collusione con la camorra, gli appalti truccati, i collaudi miliardari. Questi miracoli laici si sono compiuti quando migliaia di cittadini che mai si erano occupati di politica hanno scoperto il piacere di lottare e d'impegnarsi in prima persona per una conquista civile, di democrazia, di solidarietà.
Anche oggi la vita del Partito radicale, di un partito che ha onorato la nobiltà e la possibile onestà della politica, è nelle loro mani. Solo un miracolo può consentirci di raggiungere quei trentamila iscritti che servono per far vivere il Partito radicale. I numeri ci dicono che rischiamo di non farcela per una manciata d'iscrizioni, ma se ancora una volta ci sarà quel sussulto di coraggio, di riconoscenza, di orgoglio che ci ha sempre consentito di superare insieme ostacoli che sembravano insuperabili, allora potremmo anche farcela .
D. - Ma come ha risposto Napoli all'appello lanciato da lei, da Pannella e da tutti i radicali?
R. - »Le circa 500 iscrizioni a Napoli e provincia sono veramente poche se pensiamo a tutte le battaglie che abbiamo fatto in questa città, nel consiglio comunale. In molti napoletani, nei momenti decisivi, prevale una specie di rinuncia a far valere la propria forza, la propria dignità; c'è una rassegnazione sconcertante che li porta da sempre a subire quella rappresentazione grottesca della politica che i partiti napoletani recitano da tempi immemorabili sopra quel palcoscenico su cui noi non siamo voluti mai salire. Così al momento delle elezioni hanno sempre votato proprio quei partiti che hanno umiliato questa città, riservando alle nostre liste di riscossa civile poco o niente. La manifestazione di domani al Maschio Angioino (sabato,????), a cui hanno già assicurato la loro partecipazione tanti amici, tra cui Pasquale Squittieri, Aldo Masullo, Eugenio Bennato, Mimmo Pinto e molti ancora, sarà un po' l'ultima occasione per rimediare ad un "disattenzione" verso i radicali che i napoletani hanno pagato ca
ra. Speriamo che questa volta prevalga la generosità .
D. - E' un momento difficile per la nostra città, con i tanti problemi sotto gli occhi di tutti. Cosa direte, anzi cosa proporrete ai napoletani?
R. - »Chi in questo momento propone ricette miracolistiche che dovrebbero dare lavoro e benessere a tutti racconta ancora una volta una menzogna. La situazione napoletana è difficile come quella del resto dell'Italia ma anche della Germania o dell'Inghilterra. La differenza con questi paesi è che noi abbiamo una classe partitocratica che non può, non solo non vuole, prendere quei provvedimenti che consentano di superare al più basso costo la crisi economica internazionale. La soluzione è una sola: mandare a casa tutti questi partiti che hanno la tremenda responsabilità di aver corrotto tutto. Non è solo una questione di tangenti; la responsabilità più grave è quella di averci rapinato la legalità, la certezza delle leggi, la stessa possibilità di far funzionare l'amministrazione dello Stato. Da quarant'anni Napoli è senza Stato, senza giustizia, senza leggi che siano rispettate e solo per questo i gruppi camorristici hanno avuto buon gioco ad occupare questi vuoti. Ci sono nove referendum che potrebbero cons
entire la mobilitaziuone e la insurrezione nonviolenta contro la partitocrazia e che per questo vogliono ancora una volta scipparci. Difendere questi referendum è la cosa più urgente in questo momento.
D. - Torniamo al partito radicale, quale futuro avrà?
R. - »... quale futuro potrebbe avere se solo un napoletano su mille alzasse il telefono, componesse il numero telefonico 06-689791 o il 5514317 di Napoli, s'iscrivesse al Partito radicale versando, anche con la carta di credito, il corrispondente di un caffè al giorno; oppure compiesse il "sacrificio" di recarsi presso un ufficio postale per inviare un vaglia telegrafico, per versare l'obolo di 270.000 lire all'unico partito che ha fatto della mendicità e della povertà la propria bandiera. Adesso forse è chiaro perché non c'è mai stato un radicale inquisito per tangenti. Dimenticavo l'indirizzo: Partito radicale, via Torre Argentina 76, 00186 ROMA.
D. - E se non raggiungerete la quota degli iscritti che vi siete proposti, quale scenario ipotizzate?
R. - »Per noi la politica non è un mestiere o la ragione della sopravvivenza personale. Se i napoletani decideranno che dobbiamo scomparire, che non hanno bisogno di noi, che la politica può fare a meno di quei rompiscatole che da trent'anni hanno dato all'Italia le uniche riforme civili che ha conosciuto, allora prenderemo atto serenamente di questa decisione e ce ne andremo a casa. Non ci sono quindi altri scenari se non quello che può essere realizzato da chi deciderà d'insorgere contro il cinismo, l'indifferenza, la demagogia imperante .