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Quaranta Guido - 7 marzo 1993
Siamo reduci o combattenti?
Neo-radicali/la moda del momento

Ex ministri inquisiti come Martelli e De Lorenzo.

Dinosauri come Forte e Pinto. Conservatori come Facchiano e De Luca. Ecco chi sono i 190 parlamentari corsi alla corte di Pannella.

di Guido Quaranta

SOMMARIO: Ben 190 deputati hanno ormai "due tessere" e una è quella radicale. Come mai questa "repentina conversione"? Si narrano le vicende che hanno portato deputati come il democristiano Nicolosi, ecc., a iscriversi. Alcuni hanno protestato:"Ormai siamo al partito pattumiera"...; per altri, il PR è una specie di "associazione di combattenti e reduci della prima Repubblica", mentre il PR sarebbe la "Candy del regime". I neoiscritti vengono distinti in "Inquisiti", "Fiduciosi" e "Dinosauri": si elencano i casi più rappresentativi.

(L'ESPRESSO, 7 marzo 1993)

Una volta i parlamentari avevano la tessera del proprio partito, e basta: altri tempi. Adesso, infatti, ben 190 di loro ne hanno due: la seconda è quella dei radicali. Alcuni democristiani, i più parsimoniosi, l'hanno pagata al "prezzo minimo d'acquisto" stabilito dal Pr: 270 mila lire. Altri, soprattutto socialisti e i repubblicani, hanno versato qualche cosa in più, 365 mila lire: cioè il "prezzo consigliato". E poi c'è qualche pidiessino che, in questa specie di vendita all'asta, non ha voluto badare a spese: Claudio Petruccioli, per esempio, ha staccato un assegno di un milione.

Come mai questo boom? Una repentina conversione, un flirt passeggero o una nuova moda? E chi sono i cattolici dichiaratamente osservanti, i riformisti, i mazziniani e i marxisti altrettanto dichiarati che hanno scoperto all'improvviso una vocazione radicale e sono diventati di colpo pannelliani?

Tutto è cominciato qualche settimana fa, quando Marco Pannella e la sua controfigura, Emma Bonino, hanno invitato i colleghi a contribuire finanziariamente alla salvezza del Pr assicurando che, oltre ad impegnarsi come sempre nella strenua difesa dei diritti civili in Italia e all'estero, il vecchio, rigoroso e lindo partito della rosa in pugno ha intenzione di scendere in campo anche contro l'ordine giudiziario, in difesa della cosiddetta "giustizia giusta": nessun altro annuncio poteva essere più invitante per coloro che credono nella possibilità salvifiche del radicalismo.

Infatti alcuni democristiani, come il neodeputato Rino Nicolosi, hanno interpellato subito il loro segretario e Mino Martinazzoli ha benignamente concesso la dispensa: "Fate pure", è stato il suo viatico. Diversi pidiessini si sono consultati con i loro capi e alle Botteghe Oscure, dimenticando le insolenze ricevute per decenni dal Pr, hanno concesso il via libera. Anche i socialisti e i socialdemocratici hanno chiesto lumi alle rispettive dirigenze e si sono sentiti dire che la doppia tessera non è più, come un tempo, una contraddizione ideologica.

Solo i leader dei partiti minori hanno negato il nulla-osta: "Via, non scherziamo", dice il segretario di Rifondazione comunista Sergio Garavini. "Noi siamo gente seria", aggiunge Diego Novelli, presidente dei deputati della Rete. Qualche esponente pidiessino, pensando ai compagni emigrati, scuote la testa: "Iscriversi ora la Pr è una cialtronata", commenta l'On. Franco Bassanini. E Mauro Sanguineti, socialista, esplode: "Ormai siamo al partito pattumiera". Tuttavia, salvo queste eccezioni, la corsa al Pr ha assunto , come s'è visto, un carattere quasi endemico ed ha ridotto quel partito ad una specie di associazione di combattenti e reduci della prima Repubblica.

Così, infatti, vengono definiti i neofiti di Pannella. E qualcuno li ha anche catalogati in tre diverse categorie. La prima è quella degli inquisiti che hanno aderito al Pr, autoproclamatosi la "Candy del regime", sperando in qualche modo di mondarsi, essere tutelati e riciclati. L'altra è la categoria delle persone che confidano sinceramente nella trasparenza dei radicali e credono nelle loro battaglie. La terza è quella di alcuni dinosauri che, prendendo la tessera di un partito acchiappatutto, ritengono di sopravvivere politicamente ancora qualche anno.

GLI INQUISITI. Alcuni sono personaggi chiacchierati mentre altri, raggiunti da qualche avviso di garanzia o già privati dell'immunità parlamentare, attendono il procedimento giudiziario.

In questa brigata spiccano anzitutto l'ex ministro socialista della Giustizia Claudio martelli, accusato di concorso nella bancarotta del Banco Ambrosiano e un altro ministro dimessosi da poco, il liberale Francesco De Lorenzo , teorico e difensore del voto di scambio. Poi ci sono due sottosegretari in carica - il dc Vito Bonsignore (concorso in concussione) e il socialista Claudio Lenoci (concussione) - di cui tutti ignoravano le simpatie per il Pr. Anche i socialisti Paolo Pillitteri e Carlo Tognoli, coinvolti con il repubblicano Antonio del Pennino nello scandalo delle tangenti, rivendicano il loro "profondo attaccamento" a Pannella: "Il mio è di lunga data", precisa Pillitteri. Neo radicali appaiono poi Andrea Buffoni, Paris Dell'Unto, Domenico Romano, tre socialisti alle prese con la magistratura e, persino, il dc Vincenzino Culicchia, accusato di associazione mafiosa. Per tutti "Marco è una garanzia" e il Pr "deve" vivere.

I FIDUCIOSI. Sono i parlamentari approdati al Pr in perfetta buona fede. Il deputato democristiano di Palermo, Vito Riggio, per esempio, racconta di essersi iscritto per motivi di natura etico culturale: "Pannella mi ha rotto i coglioni per settimane e, sulle prime, ho resistito. Poi mi è venuto in mente Leonardo Sciascia, di cui sono sempre stato un estimatore e ho pensato che, se quel galantuomo aveva la tessera radicale, potevo pigliarla anche io. Così, alla fine, l'ho acquistata".

Il sottosegretario liberale alle Finanze Stefano De Luca sussurra di sentirsi radicale per motivi puramente sentimentali. "Non posso dimenticare che cominciai a militare nel PLI su posizioni di sinistra, ai tempi di Mario Pannunzio, il Pannella della metà degli anni Cinquanta". E il ministro socialdemocratico della Marina Mercantile Fernando Facchiano, già militante da un anno, spiega di aver rinnovato puntualmente la tessera perchè i radicali sono una "forza essenziale per la nostra democrazia".

I DINOSAURI. Sono pochi ma tutti stagionati. Uno di loro è il senatore socialista Francesco Forte, scomparso dalla scena dopo aver fatto il ministro delle Finanze dieci anni fa. Anche l'ex parlamentare sardista Mario Melis, ultrasettantenne, si considera un novizio. E infine c'è Mimmo Pinto. Deputato di Democrazia proletaria nel 1976, emigrato poi con i socialisti e adesso vicepresidente dell'Arci, dice di aver trovato nel partito radicale la sua seconda giovinezza: "Con Marco? Farò grandi cose".

 
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