SOMMARIO: Valutazione positiva sull'azione dei magistrati napoletani contro la corruzione politica. Il leader radicale precisa però di non nutrire la stessa stima per tutto l'ambiente giudiziario napoletano: "la giustizia partenopea è l'altro volto di tangentopoli e della corruzione".
(CORRIERE DELLA SERA, 29 marzo 1993)
Napoli - "Se saranno lasciati liberi di operare, i magistrati napoletani che indagano sulle tangenti rischiano molto. Ma sappiano che possono contare sul massimo sostegno, nostro e della società civile". Lo ha affermato il leader radicale Marco Pannella che ha espresso giudizi positivi sull'operato dei giudici, "non collaudatori né colleghi dei collaudatori": "Siccome sono stato ferocemente ancorato a tutela del diritto e dei diritti oggi mi è tanto più gradito dire che rivendico la responsabilità civile e morale dell'esplodere di questa iniziativa".
Pannella ha anche sottolineato che "sono già stati concessi molti arresti domiciliari, e ciò dimostra che non si intende eccedere nell'uso della carcerazione". Il leader radicale ha però precisato di non nutrire la stessa stima per tutto l'ambiente giudiziario napoletano: "Ho sempre detto che la giustizia partenopea è l'altro volto di tangentopoli e della corruzione: i palazzi di giustizia napoletani sono stati luoghi camorristici e mafiosi almeno quanto i palazzi politici, e anche oggi resto di questa opinione".
Le responsabilità sono diffuse: "La seconda giunta di sinistra guidata da Maurizio Valenzi era una gestione consociativa di cui Gava e Almirante hanno fatto parte. Fu un salto di qualità negativo di una politica già disperante".
"I napoletani - ha osservato Pannella - non possono dire di non essere stati messi sull'avviso". I legami tra politica, imprenditoria e criminalità "sono storie che abbiamo già raccontato, ora vedremo se diventeranno storia giudiziaria".