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Taradash Marco - 6 aprile 1993
L'eroina non è più proibita e...
Cronaca immaginaria da una citta' dove la vendita di droga è stata legalizzata

MILANO 1997

di Marco Taradash

SOMMARIO: Basta spacciatori. Reati diminuiti del 30 per cento. Aids in calo. Vivremmo davvero così se gli stupefacenti non fossero più fuorilegge? Il leader degli antiproibizionisti racconta a "Epoca" un'ipotetetica giornata senza guerra per la dose. Che comincia davanti al coffee-schop Luna Grigia.

(EPOCA, 6 aprile 1993)

Marco taradash, 43 anni, parlamentare della lista antiproibizionista, è tra i promotori del referendum contro la legge sulla droga per cui saremo chiamati a votare il 18 aprile. Epoca gli ha chiesto di descrivere che cosa succederebbe concretamente in Italia se la vendita di sostanze stupefacenti fosse legalizzata.

Il "Luna Grigia" apre fra poco, alle 10 del mattino, e i primi clienti hanno formato un piccolo capannello già da alcuni minuti. Sono studenti di giurisprudenza della Statale, che approfittando della pausa fra le lezioni sono venuti a fare rifornimento in questo coffe-shop, il primo degli ottanta finora aperti in città (oltre che il primo in Italia), che dista poche centinaia di metri dalla loro facoltà. Davanti alla rivendita nessuna insegna particolare: è proibito esporre il simbolo della marijuana, per cui tutti i locali del genere hanno scelto come richiamo una piccola luna, seguendo proprio l'esempio di questo. Quando entriamo le macchine del caffè sono già calde. Ordino un cappuccino, e chiedo la lista dei prodotti.

Milano è stata la prima città a tradurre in pratica integralmente, anche se con una certa gradualità, la nuova legge sulla droga. Oggi, dopo le furibonde polemiche della prima ora, la città comincia a fare qualche valutazione più distaccata su quanto è avvenuto.

Come è noto, la situazione del narcotraffico a Milano e nel suo Hinterland era sfuggita a ogni controllo ormai da alcuni anni. La città e la regione detenevano tutti i peggiori record riguardo alla mortalità per overdose e per Aids fra i tossicodipendenti. Il carcere di San Vittore, divenuto un focolaio di epidemie per la città, era meta delle troupe televisive di tutto il mondo. Allarmante sotto ogni profilo era la situazione dell'ordine pubblico.

Già nel febbraio 1993, durante un'audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia, il capo della locale Procura distrettuale antimafia aveva dichiarato che il controllo del territorio milanese era conteso da ben 40 bande mafiose o criminali. Queste nell'anno precedente si erano rese responsabili di 322 omicidi volontari, una cifra che trovava riscontro soltanto nel palermitano. Se la droga uccideva i tossici e le armi decimavano gli spacciatori, il denaro della droga avvelenava l'economia lombarda. Le organizzazioni degli imprenditori e la Camera di Commercio non si stancavano di denunciare gli altissimi tassi di inquinamento dell'economia legale dovuti al riciclaggio delle narcolire (non a caso la prima associazione antiproibizionista fra imprenditori, RED - Regolamentazione della Droga, era nata proprio a Milano nel 1992).

La goccia che aveva fatto infine traboccare il vaso erano state le durissime polemiche fra i cittadini e la polizia. Non passava settimana, negli ultimi mesi prima del varo della nuova legge, senza che avvenissero scontri fra gruppi di spacciatori e cittadini decisi a farsi giustizia da sé. Nonostante le retate delle forze di polizia, che ogni tanto riuscivano a ripulire questo o quel quartiere, si accendevano a ritmo incessante sempre nuovi focolai di tensione. Alla fine c'era scappato il morto e la sperimentazione da anni richiesta dal partito trasversale della legalizzazione aveva avuto inizio.

Il proprietario della "Luna Grigia" è un giovane imprenditore, con precedenti esperienze nell'editoria universitaria: da anni era - racconta - un forte fumatore di "erba" (per combattere la nevrosi e dormire la notte, dice) ed ha pensato di mettere a frutto la sua esperienza di gourmet della cannabis. Mi spiega le più sottili differenze di aroma e di effetti fra libanese rosso, afgano nero, le foglie del Marocco, quelle della California e quelle dell'Aspromonte. Le estere sono certamente migliori, ma anche le erbe nazionali, ora che è possibile sperimentare incroci e ibridazioni, non sono più l'acqua fresca di un tempo. La Manifattura Calabra, di proprietà al 50% della Regione e al 50% di una cooperativa di produttori, ha assunto, alla sua costituzione, alcuni fra i migliori agronomi degli ex Monopoli di Stato del tabacco e comincia a produrre anche per l'esportazione (in Olanda, naturalmente).

Una ragazza, Luisa R., sceglie la sua erba e paga: 30 mila lire per una busta da 2,5 grammi, che gli basterà per un mese. Carta marroncina, senza fregi, con su la scritta: "Questa è una droga, danneggia gravemente la salute", l'indicazione del contenuto di THC (il principio attivo), e quella del paese di provenienza. Prima che la legge entrasse in vigore Luisa spendeva, per la stessa quantità e qualità, quattro volte tanto. Un paio di spinelli costano oggi più o meno quanto un pacchetto di sigarette. La nuova legge punisce (con sanzioni amministrative, a meno che non vi sia sospetto di spaccio, perché allora si rischiano anni di galera) la detenzione di oltre trenta grammi di erba, oltre 6 grammi di cocaina, e oltre 3 grammi di eroina. Inoltre è vietato il consumo pubblico di tutte le sostanze stupefacenti (le ammende sono salate: da 200 mila lire fino a 2 milioni, salvo che non si incappi nel reato penale di "incitamento indiretto al consumo", che può comportare l'arresto). Pene severissime per chi si

mette al volante dopo l'uso di qualsiasi sostanza.

Gli ottanta coffee-shop di Milano funzionano a pieno ritmo, e altri ne apriranno presto, ma, dicono le autorità, non c'è stata l'esplosione del fenomeno che molti temevano. Sebbene sia difficile fare paragoni con gli anni del Proibizionismo, quando evidentemente nessuno poteva fare statistiche, non sembra che i consumi di canapa siano aumentati molto fra i giovani, grazie anche alla campagna di informazione e prevenzione che ha preceduto il varo della nuova legge.

I controlli nei coffee-shops sono rigorosi e finora nessuno ha violato le regole del gioco: questi non possono essere ubicati in prossimità di scuole, ospedali e centri sportivi, vi è vietato l'ingresso ai minori di 16 anni, e vi si possono vendere soltanto derivati della canapa, oltre a caffè e the. Sono vietati vendita e consumo di alcolici di ogni tipo, ultravietate le altre sostanze stupefacenti, la cui semplice presenza nel locale può far saltare la licenza (è successo a Roma). Inoltre vi si possono tenere in visione giornali e riviste ma non ne è permessa la vendita. Il senso generale di questa regolamentazione è di non rendere attraenti i coffee-shop per chi non abbia un preciso interesse nella merce che vi si vende, oltre che, ovviamente, di tenere separate le cosiddette droghe leggere da quelle pesanti. La legge proibisce anche di cedere a terzi la propria "erba", ma finora la polizia è intervenuta soltanto in caso di acquirenti minorenni e non si ha notizia di un vero e proprio mercato grigio

.

La regolamentazione della marijuana è stata la più semplice e la più rapida: praticamente è stata ripresa - con qualche restrizione in più, che vedremo fra breve - l'esperienza olandese iniziata già negli anni settanta. La cosa ha subito funzionato e le polemiche sono cessate pochi mesi dopo l'entrata in vigore della nuova legge sulla droga. Più controversa invece è la situazione per l'eroina e la cocaina. Legalizzare significa assumere il controllo sulla produzione e la distribuzione delle sostanze stupefacenti, sottraendolo alla criminalità organizzata. L'obiettivo è di scoraggiare il consumo delle sostanze legalizzate, senza però renderlo così difficile da far rinascere il mercato nero: un difficile gioco di equilibrio.

Per l'eroina il nostro paese ha scelto il modello sanitario di riduzione del danno: l'obiettivo resta la disintossicazione, ma altrettanto valore viene dato alla qualità della vita del consumatore, per evitargli rischi di morte per overdose, di infezione da Aids, o di finire in carcere. La produzione dell'eroina legale è stata affidata ad industrie farmaceutiche private, ma il controllo sulla quantità e qualità del prodotto, oltre che sulla distribuzione è di stretta competenza del Governo. Accordi commerciali internazionali - coi governi di Turchia, Polonia e Russia - consentono l'approvvigionamento della materia prima, l'oppio. I costi di produzione sono bassissimi: ciò che prima sulla strada veniva venduto a 60 mila lire, oggi lo si potrebbe acquistare a 600 lire. La produzione dell'eroina del resto non si differenzia da quella della morfina, da sempre presente a bassissimo costo nel mercato legale.

A Milano sono già aperti 35 grandi centri pubblici mentre un'altra ventina opera presso cliniche private convenzionate; inoltre sono numerosi i medici convenzionati che hanno avuto l'affidamento domiciliare del servizio. Chiunque abbia la prescrizione medica può ricevere l'eroina, ma essa non è in vendita: viene infatti distribuita gratuitamente presso gli speciali Centri di Intervento Sanitario (CIS) che lavorano in stretto contatto con i servizi per i tossicodipendenti e le comunità di recupero, il cui numero in Lombardia è triplicato negli ultimi sei mesi.

Ai centri pubblici si rivolgono i consumatori che hanno accettato di registrarsi (in modo anonimo) presso l'albo comunale. Ad essi vengono proposte soluzioni alternative all'uso della droga o farmaci sostitutivi, ma anche modalità diverse, meno nocive: come l'ingestione dell'eroina per via orale al posto dell'iniezione. Dopo le prime incertezze il meccanismo ha preso a funzionare a pieno ritmo: sono già più di 7 mila nella sola Milano le persone che hanno ricevuto la speciale carta di credito che dà diritto, oltre all'eroina, anche al cosiddetto "trattamento integrato di recupero", che può comprendere anche buoni pasto e buoni letto. I consumatori occasionali - che devono procurarsi la ricetta volta per volta, firmando una sorta di "liberatoria" che sgrava il medico da ogni responsabilità - si rivolgono generalmente ai centri privati o ai medici convenzionati: già oggi oltre il 50% preferisce lo sciroppo di eroina alla fiala da iniettare, e questo ha ridotto enormemente i rischi di AIDS.

Tutta la rete (centri pubblici, privati e medici convenzionati) risponde al Programma Comunale per la Lotta alla Tossicodipendenza (PCLT) che definisce l'indirizzo degli interventi. L'eroina è distribuita, a Milano come nelle altre città, soltanto ai residenti o a chi possegga quella che in gergo si chiama "passaporto diplomatico" (l'autorizzazione medica per i fuori sede), e la legge punisce con pene molto severe il possesso di oltre tre grammi (trenta confezioni) di sostanza.

Per la cocaina si è scelta una terza via ancora: vendita in farmacia senza prescrizione medica ai maggiori di 18 anni. Produzione affidata all'istituto farmaceutico militare, prezzo di vendita 50 mila lire al grammo (contro le 250 mila del vecchio mercato illegale), divieto di possesso di oltre sei grammi, multe salatissime per l'uso in pubblico e - ovviamente - pene severe per chi si mette al volante dopo una "presa". Svariate analisi di mercato avevano dimostrato che restrizioni eccessive avrebbero favorito la sopravvivenza del mercato nero: la maggiore facilità di acquisto della cocaina rispetto alle altre sostanze trova la sua giustificazione sia nella fascia sociale dei consumatori, medio-alta, sia nelle caratteristiche del mercato da stroncare. La cocaina infatti non era quasi mai venduta per strada, ma attraverso una discreta rete di venditori al dettaglio che smerciavano partite del valore medio di un milione, un milione e mezzo. Ogni confezione porta un avviso molto dettagliato sui rischi dell'

uso della cocaina per la salute e il governo si augura che, soppresso il mercato criminale, la cocaina passi presto di moda.

La nuova legge ha prodotto, sotto il profilo dell'ordine pubblico, buoni risultati in tutta Italia. Anche per le misure straordinarie che l'hanno accompagnata: eccezionali sconti di pena per gli spacciatori rei confessi, e per i grandi trafficanti disposti a denunciare tutta la rete di traffico da loro controllata. A protestare più vivacemente contro queste norme erano stati - insieme all'estrema destra - proprio i settori del movimento per la legalizzazione contrari alla cosiddetta cultura "premiale", ma alla fine l'esito dell'operazione aveva dato ragione al Governo. Ne dava la misura il ritmo di lavoro al Palazzo di Giustizia: neppure nelle ore più calde della storica inchiesta su Mani Pulite si era visto un tale andirivieni di poliziotti, magistrati e inquisiti.

Oggi in città eroina, cocaina e hashish sono ormai scomparse dalla strada e gli atti di delinquenza, nei primi sei mesi dal varo della legge, sono diminuiti del 30%. L'esempio milanese incoraggia gli amministratori di altre città, specie del Sud, dove, a causa dei ritardi nell'entrata in funzione dei servizi, lo spaccio in una certa misura continua, anche dopo lo smantellamento della rete mafiosa. Anche la rigidissima commissione degli osservatori CEE appare intenzionata a esprimere un parere favorevole perché a fine anno venga rinnovata la convenzione che consente all'Italia di continuare la sperimentazione.

 
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