Pannella attacca i "padrini" della partitocrazia: si può cambiare. "Chi è coinvolto deve denunciare e denunciarsi"Intervista a Marco Pannella di Paolo Gambescia
SOMMARIO: Marco Pannella in una intervista al Messaggero parla dell'inchiesta Mani pulite a Teramo, dell'Abruzzo, delle connivenze e della partitocrazia. L'Abruzzo come metafora, si potrebbe dire. Attacco durissimo del leader radicale alle forze politiche che hanno governato la regione e a quelle che definisce di "opposizione di regime". E un invito a coloro che sono stati coinvolti nella gestione della cosa pubblica a "denunciare autodenunciarsi". Perché dice Pannella, non c'è più da avere timori. Si è messo in moto un meccanismo. Ma il timore del leader radicale è che tornino a governare forze che sono state protagoniste del sistema spartitorio e partitocratico. Nell'intervista Pannella afferma che darà il massimo appoggio a coloro i quali si battono per fare pulizia, ma afferma anche che a Teramo, ad esempio. resta da spezzare un coacervo di interessi e che l'inchiesta in corso sul centro commerciale di Villa Pavone è solo l'inizio.
(IL MESSAGGERO, 14 luglio 1993)
In occasione della campagna elettorale per i referendum Marco Pannella tornò, dopo anni, in Abruzzo. Nel suo Abruzzo. Con la carica di sempre picchiò duro. Anche sui magistrati e in particolare su quelli di Teramo. Li accusò di immobilismo, di collusione con un certo potere politico ed economico. Ora l'inchiesta di Teramo sul centro commerciale di Villa Pavone sembra dimostrare che semmai ci sia stata "disattenzione" da parte dei giudici teramani nei confronti di scandalosi aspetti della gestione della cosa pubblica, ora le cose siano cambiate. L'effetto "Mani pulite" si fa sentire. Che cosa dice Pannella?
PANNELLA: "E un primo risultato dell'opera dei nostri consiglieri comunali a Teramo. In questa vicenda particolare la denuncia di Enzo D'Ignazio, insieme ad altri, ha messo in moto la macchina giudiziaria. Dopo gli scandalosi esiti di regime della vicenda della delibera alla scolorina, dopo qualche eccesso del tutto marginale e che temo sarà controproducente, finalmente si affrontano anche a Teramo gli aspetti più gravi del regime, teramano e romano".
Lei parla di regime. Ma se un politico, un amministratore ha rubato che c'entra con il sistema democratico? Questo mi sembra sia un ragionamento elementare che vale per Teramo come per Roma.
PANNELLA: "La partitocrazia non è regime in particolare qualificato dai suoi ladri , che vi sono in tutti i regimi. La partitocrazia, a cominciare dai suoi migliori e più prestigiosi esponenti, è stata essa stessa fondata sul furto di legalità, verità e denaro. Cirino Pomicino e Di Lorenzo, per fare dei nomi, non sono al centro di quanto accade. Le responsabilità spesso anche specifiche e penali sono di chi ha messo in piedi e ha fatto vivere questo sistema clamorosamente anticostituzionale. Ugo La Malfa e Riccardo Lombardi, Moro e Fanfani, Lelio Basso e Togliatti, Berlinguer, Lama, Trentin, il novanta per cento dei magistrati di destra e di sinistra, il giornalismo con la sua ammiraglia Repubblica, hanno costituito insieme, a mio avviso, questo regime letteralmente fuori legge. E in particolare l'ordine giudiziario ha rappresentato per quarant'anni un ostacolo insormontabile per le lotte dei cittadini e delle forze coraggiose ed oneste".
No le sembra un atteggiamento massimalista, che non fa distinzioni, che alla fine si può tramutare in una sanatoria generale visto che le responsabilità sarebbero "sopra"?
PANNELLA: "Io evoco con forza, al contrario delle opposizioni di regime un ragionamento politico. Sennò sembra che i responsabili storici della vicenda italiana non siano stati che una legione di disonesti. Il fascismo aveva anche dirigenti corrotti, ma non è contro di loro che Salvemini e Rossi, i Rosselli, i liberaldemocratici coerenti hanno lottato. Hanno lottato contro "il meglio" del fascismo: i Gentile e i Bottai, Mussolini e i senatori del Regno che, tranne eccezioni, furono tutti con lui. Lo stesso vale per l'Abruzzo e per Teramo, oggi. Non si cambia se daremo prova di intolleranza e di faziosità, se ci comporteremo con la protervia dei vincitori. Ma esigiamo verità, giustizia, rispetto della legge e riteniamo che quasi tutta la classe dirigente, non solamente quella più direttamente politica, debba pagare quello che è giusto che paghi in queste occasioni. Invece sta per accadere che una parte di questo regime ne diventi l'erede anziché l'alternativa, pretendendo per di più di divenire giustiziere de
ll'altra".
Lei cioè sostiene che a pagare per gli scandali non debbono essere solo "i punti terminali", coloro i quali hanno materialmente rubato, ma anche quanti hanno costruito questo sistema politico? A prescindere dalla velleità, mi scusi, del suo proposito, non le sembra che ci sia una differenza scandita dal codice penale?
PANNELLA: "Certissimamente, sono proprio d'accordo con lei, ma la caratteristica più grave della partitocrazia è stata costituita da quelle vere e proprie associazioni per delinquere che hanno rapinato legalità e democrazia con attentati continui alla Costituzione e ai diritti civili e politici dei cittadini. Sono episodi precisi, come all'epoca dell'Unità nazionale, come nella vicenda Moro, con il Parlamento asservito e imbavagliato. E questo costituisce l'offesa, anche penale, più grave fatta a quello che c'è di più sacro in uno stato di diritto e in una pretesa democrazia. E proprio su tutto questo non si vuole procedere. Purtroppo anche Alleanza democratica, perfino Segni oltre al Pds, lo ritengono come non avvenuto. Ma torniamo ai fatti di oggi, a Teramo e all'Abruzzo. Io invito i cittadini, i colleghi della politica, gli imprenditori, i responsabili, per passività o per scelta, a denunciare e denunciarsi. E' chiaro? Così si spezza il sistema. Oggi non c'è più il pericolo serio di divenire, da accusator
i, accusati, se si racconta la verità. Certo, vi sono ancora dei cacicchi della giustizia, vi è a Teramo, e in altre parti d'Abruzzo, un gruppo di potere commisto, finanziario, partitocratico, forense e giudiziario, che è sotto gli occhi di tutti da sempre: basta conoscere feste e festini, consuetudini private, pur se legittime, da sempre, per capire che vi sono interessi enormi coinvolti. Si prosegue il sistema omissivo di complicità: questo deve essere spezzato. E poi vi sono le incompatibilità ambientali, non meno paralizzanti. Per quanto riguarda noi posso assicurare a quanti cominciano a muoversi che le loro azioni saranno da noi fermissimamente difese, se legittime, quali che siano le loro passate responsabilità. Si giudicano le opere, non le persone".
Insomma tutti colpevoli. Ripeto: non si finirà per accomunare tutti in un giudizio negativo facendo così sparire le singole responsabilità?
PANNELLA: "A Roma, a Milano, a Teramo uno stesso regime letteralmente fuori legge, che ha unito l'intera partitocrazia, sindacatocrazia, magistratocrazia, il mondo dell'imprenditoria, per almeno tre decenni, ha espresso un paese e gente ed elettorato in prevalenza complice, se non addirittura mandante, con il suo voto, con la sua viltà civile, con la sua omogeneità culturale e sottoculturale. La gente che scaglia prime pietre lo ricordi. Io vedo un pericolo immanente: che una parte, la peggiore e più pericolosa di quel regime stia forse per assumerne oggi l'eredità. Magari con il pretesto che il suo ruolo in passato sarebbe stato di.."opposizione". Basta leggere anche in Abruzzo certi giornali locali. Temo che gli epigoni della razza padrona, i bancarottieri, i faccendieri come Carboni, gli alleati e i soci dei peggiori tentativi della P2, la gente che stava per dare l'Italia in mano ai Sindona, coloro i quali per tre decenni, almeno, hanno avuto come ideale dei regimi non solamente corrotti, ma peggiori di
quelli nazisti e fascisti, possano proseguire in altro modo la pratica del vecchio sistema".
Pannella ma lei crede ad una catarsi, ad una soluzione politica che faccia scomparire tutto il vecchio ceto dirigente, che cambi le regole? E poi che cosa resterebbe?
PANNELLA: "Sto ponendo un problema etico e politico. Mi odiano Perché noi, coloro che stanno da questa parte, non siamo come loro. Non sputo oggi, per capirci, sul cadavere politico di Giulio Andreotti, mentre quando era potente e prepotente lo proteggevano, gli davano sostegno, voti, e ne ricevevano in cambio potere, sottopotere, il monopolio fraudolento della pretesa opposizione. Siamo stati in pochissimi ad aver fede in qualcosa di diverso da quel sistema partitocratico. Avevamo visto giusto. Ci siamo comportati in coerenza. Vogliamo continuare a farlo. Abbiamo pagato non potendo dare al nostro Paese il contributo di governo e di riforma che potevamo dare. Siamo stati costretti a vivere ai margini della società, in solitudine. Quel nostro modo di far politica sarà un segno marcante anche per il futuro".