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Hristova Violina, Pannella Marco - 28 luglio 1993
IL PARLAMENTARE ITALIANO CHE CON LA SUA SINGOLARITA HA CAPOVOLTO I NOSTRI CONCETTI DI UOMO POLITICO: "MI SENTO UN CITTADINO DI SOFIA".
Il sig. Pannella intervistato da Violina Hristova sui rapporti del partito con i leader bulgari, sull'idea degli Stati europei.

SOMMARIO: Si chiede a Marco Pannella cosa pensi del fatto che il presidente della Repubblica di Bulgaria non sia favorevole agli Stati Uniti d'Europa. Pannella ricorda la diversa posizione del presidente del Parlamento, che si dichiara anche pronto ad iscriversi al PRT. Sul fatto che all'incontro con il presidente della Repubblica non siano stati invitati i giornalisti Pannella avanza le sue riserve e perplessità. Dopo aver menzionato quali siano gli obiettivi e le metodologie del partito, Pannella rievoca brevemente il suo arresto a Sofia per la manifestazione contro l'occupazione della Cecoslovacchia, nel 1968.

(intervista pubblicata nel numero del 28 luglio 1993 del quotidiano bulgaro "Standart")

V.H.: All'incontro con il presidente Zheliu Zhelev la delegazione del Partito transnazionale gli ha chiesto la sua opinione sulla costituzione di Stati Uniti d'Europa. Secondo le mie informazioni, egli non ha dato una risposta affermativa. Il presidente del parlamento, Alexander Yordanov, invece, ha dichiarato di aderire all'idea del vostro partito. Quale è la sua impressione dei politici bulgari?

M.P.: Il presidente della Repubblica ha espresso davanti a noi la posizione che nell'attuale situazione politica pensare direttamente alla costituzione di Stati Uniti d'Europa non è realistico. Secondo lui è più realistico accettare il processo sociale, politico ed economico nell'attuale Europa. Devo dire, però, che la maggior parte del Parlamento europeo è della stessa opinione.

Quanto a Alexander Yordanov, il fatto che si sia iscritto al partito indica che ne ha una alta considerazione.

V.H.: Il presidente del nostro parlamento ha dichiarato che si iscriverebbe al partito, perché ne condivide molte idee.

M.P.: Io ho parlato con tre degli interpreti - di inglese, francese ed italiano. Tutti e tre hanno tradotto che aveva deciso di iscriversi. Comunque, che si iscriva adesso o tra dieci giorni, non è questo il problema, egli ha annunciato pubblicamente la sua decisione. Cioé il presidente del vostro parlamento si manifesta in maggior grado incline a condividere i principi del federalismo. Ciò è sintomatico di una certa tendenza.

Sei anni fa si sarebbe arrivati allo stesso, perché l'Europa tendeva ufficialmente agli Stati Uniti d'Europa. Ora invece c'è l'accordo di Maastricht.

V.H.: Come interpreta il fatto che i giornalisti non sono stati invitati al vostro incontro con il presidente e non se ne è parlato affatto?

M.P.: Non conosco le tradizioni della vostra Presidenza. Tradizionalmente negli incontri di alto livello alla fine si concede ai giornalisti la possibilità di fare un breve flash, d'inserirsi rapidamente nell'incontro. Qui ciò non è accaduto. Francamente noi pensavamo che la stampa sarebbe intervenuta brevemente all'inizio o alla fine, perché secondo me sono queste le tradizioni.

Con il presidente ci siamo visti per alcune ore nella stessa sala tre anni fa, poi ci furono, se ben ricordo, molte fotografie dai media. Almeno così mi parve, di ritrovarmi nello stesso posto dove ero stato prima.

V.H.: Il Partito transnazionale non ha ambizioni di potere. Allora perché si chiama partito, e non, per esempio, movimento? Non avete neanche un programma economico definito.

M.P.: Molti partiti si chiamano movimenti, ma fanno cose incompatibili con questa denominazione. Per quanto riguarda i programmi economici, non è vero che non ne abbiamo. Per esempio il nostro intervento per la soluzione dei problemi del Terzo mondo è certamente correlato ad un problema economico. Il partito si impegna su grandi problemi sociali. Perfino nell'affrontare il problema della droga, noi siamo l'unica organizzazione che lo considera dal punto di vista finanziario.

D'altra parte io non condivido l'opinione che i partiti siano partiti solo per lottare per il potere. Prendiamo l'esempio degli Stati Uniti d'America: il Partito democratico ed il Partito repubblicano non prendono il potere, lo prendono i loro rappresentanti. Noi siamo contro questa visione continentale secondo cui il potere lo prendono i partiti, e non le persone. Questo annichila l'individuo. Il partito non è un organo dello Stato.

V.H.: Che cosa cambierà dopo l'Assemblea del Partito transnazionale a Sofia?

M.P.: Il progresso generalmente si nota più tardi. Secondo me possiamo parlare di cambio qualitativo (quello quantitativo è assai evidente). Senza averli preparati prima, qui si sono svolti dibattiti sul Nagorno Karabach, sul futuro dell'ex-Jugoslavia, sono state manifestate anche posizioni anti-serbe. Abbiamo qui dei bosniaci, dei croati, degli albanesi. Doveva venire anche il fratello di Vuk Draskovic, ma non è venuto - forse perché è uscito dall'ospedale. Noi stessi siamo rimasti sorpresi dal fatto che delegati dall'Azerbaidzhan, dall'Armenia, dal Nagorno Karabach abbiano voluto discutere i loro problemi. Per quanto riguarda l'ex-Jugoslavia, credo che grazie al partito siamo riusciti a prevenire alcune reazioni assai vivaci.

V.H.: Lei ha annunciato che userà anche altri metodi per risolvere problemi politici, come lo sciopero di fame, per esempio. Che altro prevede?

M.P.: Non sono altri, perché noi abbiamo sempre usato i metodi nonviolenti. Siamo un partito gandhiano e questo non va dimenticato. Il partito ha cominciato a crescere molto rapidamente, in proporzioni perfino allarmanti. Comunque noi dobbiamo fare le nostre battaglie unicamente con metodi democratici.

In Italia ci sono 200 membri del parlamento iscritti al Partito radicale. La Bulgaria è il secondo paese con tanti parlamentari iscritti. Tutti quanti devono lottare per gli obiettivi del partito unicamente con metodi nonviolenti.

V.H.: Che cosa ricorda del giorno in cui è stato detenuto dai servizi bulgari di sicurezza per le manifestazioni a Sofia contro l'invasione dell'esercito del Patto di Varsavia alla Checoslovachia?

M.P.: A Roma abbiamo un detto molto interessante: "Non è un vero romano colui che non è stato almento una volta in prigione". L'ho già detto ieri al presidente Zhelev: sono stato quattro volte a Sofia. La prima volta in occasione dei movimenti studenteschi, la seconda - dopo l'invasione dell'esercito alla Cecoslovacchia - quando sono stato arrestato, la terza volta - tre anni fa. Adesso mi trovo qui per la quarta volta e mi sento già, fino ad un certo punto, cittadino di Sofia.

(Trafiletto in riquadro:)

Il sig. Marco Pannella è presidente del Consiglio federale del Partito radicale transnazionale e membro del Parlamento europeo. Nello stesso tempo è deputato nella Camera del parlamento italiano.

Con un gruppo di eminenti intellettuali è stato co-fondatore del Partito radicale e della Lega per il divorzio, per l'obiezione di coscienza, ecc. Per le sue battaglie nonviolente è stato arrestato dalla polizia un centinaio di volte ma, tranne una sola volta, è stato sempre assolto. Ha fatto numerosi scioperi della fame e della sete ovunque nel mondo per fare approvare nuove leggi in materia di diritti umani e civili.

 
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