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Nese Marco - 18 novembre 1993
Troppi radioinsulti. Radicali denunciati.
Ai magistrati il rapporto di polizia che ha registrato una serie di chiamate. Invettive, offese, minacce in 60 su 100.

di Marco Nese

SOMMARIO: Informa sulle motivazioni della trasmissione messa in onda da Radio Radicale grazie a "un collage delle voci della gente", e sulle reazioni degli ascoltatori e della stessa polizia che "ha registrato gli insulti, i turpiloquio, gli incitamenti alla violenza e ha consegnato la documentazione alla Procura della Repubblica". Deplora che su centinaia di migliaia di telefonate non vi sia mai "una proposta seria, un'opinione che faccia discutere", ma solo "una rabbia che si manifesta in maniera volgare, oppure con sfoghi razzisti". Da dove nasce questo abbrutimento?: "C'è chi dà la colpa a Sgarbi e a Giuliano Ferrara"...

(CORRIERE DELLA SERA, 18 novembre 1993)

Roma - Adesso basta: spegnete Radio radicale. La polizia considera intollerabile quello che viene messo in onda. Ha registrato gli insulti, i turpiloqui, gli incitamenti alla violenza e ha consegnato la documentazione alla Procura della Repubblica. Ci pensi la magistratura.

E' dalla fine di ottobre che Radio radicale si è inventata una trasmissione fatta completamente dagli ascoltatori. Chiunque può telefonare allo 06/48.66.55 per dire la sua. Risponde una segreteria telefonica dove lasciare un messaggio, che non duri oltre un minuto. Tutte le telefonate vengono poi mandate in onda senza tagli.

Una volta l'emittente radicale era ascoltata perché seguiva in diretta i dibattiti parlamentari. Poi, sotto il peso dei debiti, è stata costretta a spegnere i microfoni. Ma non si è rassegnata a chiudere: di qui la trovata della trasmissione fatta da un collage delle voci della gente. Ne poteva venir fuori anche qualcosa di interessante, una raccolta degli umori delle persone comuni, come quelli che si potevano cogliere sui dazebao cinesi.

E in fondo questo si ricava dalle migliaia di telefonate da ogni parte d'Italia: l'umore di voci che provengono dal sottosuolo. Ma è talmente hard, direbbero gli anglosassoni, che fa paura. La gente rovescia nel telefono ondate di odio. Su cento telefonate, almeno sessanta contengono insulti sanguinosi. Meridionali e settentrionali si lanciano attraverso l'etere invettive, offese, minacce terribili.

Un giovanotto inveisce da Roma: "Siete tutti figli di puttana, voi del Nord, stronzi, bastardi e rotti in culo". E dal Nord prontamente replica una voce femminile: "A tutti quei romani di merda che chiamano per dire che i milanesi sono polentoni voglio dirgli che sono loro dei figli di puttana". Qualcuno è anche più esplicito: "Quando faremo la marcia su Roma saranno cazzi vostri".

Sono più di duecentomila gli italiani che, incoraggiati dall'anonimato, hanno già fatto sentire la propria voce. Mai una telefonata con una proposta seria, un'opinione che faccia discutere. Solo fiumi di rabbia. Una rabbia che si manifesta in maniera volgare, oppure con sfoghi razzisti, tipo: "Noi siamo fascisti mascherati, ce l'abbiamo con tutti quei negri bastardi che sono venuti per fregarci le nostre donne bianche".

Il fenomeno ha già attirato l'interesse di sociologi e scrittori. Il loro commento è ben sintetizzato nel titolo di un quotidiano: "Che tristezza!". Che tristezza scoprire all'improvviso il livello di abbrutimento di una parte del Paese reale, che sa esprimersi solo a parolacce. C'è chi dà la colpa a Sgarbi e a Giuliano Ferrara: "Questo è l'effetto a livello popolare".

Cosa fare? Bisogna lasciar correre? Molti ascoltatori non la pensano così e da qualche giorno invocano l'intervento della magistratura. Sono state presentate un mucchio di denunce per turpiloquio, offesa alla morale pubblica e per un'altra lunga lista di gravi reati. Adesso si è stufata anche la polizia che ha mandato un rapporto alla magistratura, dove segnala che "le telefonate trasmesse incitano all'odio razziale e alla contrapposizione campanilistica, utilizzando turpiloqui, bestemmie, oscenità dei più svariati generi".

 
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