SOMMARIO: Un comitato promotore ha presentato in Cassazione i quesiti relativi a sette referendum, tra cui uno relativo all'"abolizione del sostituto d'imposta". L'economista Antonio Martino spiega le ragioni di questo referendum, e della necessità che anche in Italia sia arrivi ad una vera "trasparenza fiscale". Il referendum farà sì che ogni cittadino possa rendersi conto "della entità del carico fiscale gravante su di lui".
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 22 novembre 1993)
Un comitato promotore, rappresentativo di varie forze politiche e civili, ha presentato in Cassazione i quesiti relativi a sette referendum, relativi a fisco, cassa integrazione, permessi sindacali, pubblicità Rai. Il quesito sul fisco concerne l'abolizione del sostituto d'imposta. L'economista Antonio Martino, sul "Giornale" (22 ottobre), ne spiega le motivazioni. In primo luogo, "l'assoluta necessità di arrivare anche in Italia alla trasparenza fiscale." Tenendo conto che, ad esempio, nel 1992 il settore pubblico ha speso 15,2 milioni per ogni cittadino, c'è da chiedersi dove una tale somma sia stata prelevata. E come?. La risposta di Martino è secca: "Con la frode".
Vale a dire? "2.721.000 lire lo Stato non le ha prelevate, le ha 'prese a prestito'." Si tratta dell'imposta occulta corrisposta da coloro che acquistano Titoli di Stato, visto che saranno comunque i cittadini a dover alla fine pagare i debiti contratti in tal modo dallo Stato. E poi? "Altre 2.964.000 lire sono state prelevate con le imposte indirette", continua Martino, "imposte quasi perfettamente invisibili, sia perché incluse nel prezzo dei prodotti acquistati, sia perché diluite in modo continuo nel tempo..." Infine, "3.967.000 lire sono prelevate con i 'contributi sociali', che, essendo obbligatori, non sono contributi, sono imposte..."
I contributi sociali vengono in larga misura versati dal datore di lavoro. Il contribuente è abituato a prestare poca attenzione a quanto corrisponde in trattenute alla fonte. Diciamo comunque che in imposte dirette se ne sono andate altre 4.362.000 lire, mentre poco più di un milione arriverà da altre entrate. Martino è a questo punto feroce: "Sommando tutti questi dati, emerge chiarissima la natura della frode perpetrata dal Leviatano ai danni della collettività: circa l'80% delle imposte in Italia sono invisibili, pagate cioè dai contribuenti inconsapevoli".
Per correggere questa iniquità un primo passo potrà dunque essere costituito dal referendum sul fisco, sul "sostituto d'imposta", appunto. Se passerà, i datori di lavoro non dovranno più fungere da esattori di imposte. Spetterà al singolo lavoratore provvedere ad effettuare i versamenti dovuti. Ricorda Martino che "un sistema siffatto sarebbe, sotto il profilo pecuniario, identico all'attuale, perché il costo del lavoro, la remunerazione netta ed il gettito per l'erario resterebbero invariati. Ma sarebbe più civile perché il contribuente finale avrebbe modo di rendersi conto dell'entità del carico fiscale gravante su di lui." "E' una battaglia di civiltà liberale - conclude - non un mero fatto pecuniario".