di Marco Pannella
dal giornale ceco "Mlada Fronta Dnes", 6 novembre 1990
La democrazia in un solo Paese non è realizzabile, così come non lo è stato il "socialismo reale"
SOMMARIO: Ricorda come il Parlamento europeo avesse adottato nel 1984 un nuovo Trattato, che venne "plebiscitato" dall'elettorato nelle sucessive elezioni. Oggi, il costo della "nonEuropa" sta diventando "insopportabile e tragico", provocando nell' Est europeo la "restaurazione nazionaldemocratica". La "democrazia in un solo paese" è impossibile come lo fu il "socialismo in un solo paese". Continuando così le cose, ci ritroveremo in regimi di "democrazia reale", e forse nel "dramma" delle politiche di Daladier, Benes e Masaryk.
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 23 novembre 1993)
Già nel 1984 il Parlamento Europeo aveva ufficialmente adottato, e proposto alle altre istituzioni comunitarie e ai paesi aderenti, un nuovo Trattato, una sorta di Costituzione dell'Unione europea. In gran parte dei dodici Stati, nelle elezioni del 1984 e poi quelle del 1989 per il Parlamento europeo, l'elettorato aveva plebiscitato questo progetto e questo motodo.
Ora, il costo della non-Europa politica e democratica sta diventando insopportabile e tragico. Il suo mancare come alternativa immediata, già formalmente costituita ed operante, rischia di gettare l'Europa centrale e orientale, liberatasi dal giogo comunista, nel caos e del disastro economico, produttivo, sociale, costringendola ad una sorta di "restaurazione" nazional-democratica di un passato che fu concausa dell'evento delle dittature fasciste e comuniste, come la Cecoslovacchia in particolare non può non ricordare.
Lo hanno capito i tedeschi delle due Repubbliche che hanno addirittura, con una politica del fatto compiuto, immesso i 17 milioni di cittadini della ex-Rdt, senza condizioni, nella Comunità europea.
Ora io chiedo ai democratici cecoslovacchi (e ungheresi, e polacchi) di far propria la linea del Parlamento europeo, e non quella degli Stati nazionali dell'Occidente europeo. (...)
L'unità "economica" e "culturale", infatti, se non organizzata da uno Stato di diritto, istituzionalmente democratico e plurinazionale, fondato sui diritti umani, civili, politici della persona, uguali per tutti, in ogni paese e in ogni latitudine, sarà pura parvenza. Saremo tutti in mano dei complessi militare-industriale, agro-industriale e alimentare, ademocratici ed incapaci di assicurare nel mondo qualsiasi ordine degno di questo nome (...).
La "democrazia in un solo Paese" o in un solo "sistema di Paesi" non è realizzabile, alla lunga, come non lo è stato il "socialismo in un solo Paese". Il problema della "democrazia reale" - che rischia di stare alla democrazia come il "socialismo reale" stava agli ideali dell'umanesimo socialista e libertario, che in tanta parte d'Europa dà vita alla tragedia della partitocrazia - non deve essere sottovalutato, se non vogliamo che rapidamente, già prima del 2000, non ci si trovi a riesprimere il dramma delle politiche dei Daladier e dei Chamberlain, dei Benes e dei Masaryk...