Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 22 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Pannella Marco - 26 novembre 1993
Una questione romana

di Marco Pannella

"L'Espresso", 10 settembre 1989

Ecco uno stralcio del progetto avanzato da Marco Pannella fin dal 1989, per la città del 2000. Poteva essere un programma di alternativa democratica. La Lista Nathan non ci fu, ma nessuno ha presenato ancora un piano a lunga scadenza

SOMMARIO: Occorre prepararsi subito per il giubileo del 2000, ma anche per la Roma del 2000, facendone una triplice capitale: "cattolica, italiana, di un territorio europeo". Bisognerà ricorrere al concorso di molti soggetti, sopratutto culturali, l'Università, ecc. La nuova città, alternativa alla crescita "a macchia d'olio", dovrà raccordarsi con altre città del Lazio per costituire con esse "la sua nuova identità". Non sono i progetti a mancare, ma piuttosto il soggetto politico capace di utilizzarli superando "le solite liste di partito" e risollevandosi all'altezza "della classe dirigente, risorgimentale, dell'Italietta", che seppe concepire le "Leggi Siccardi". Purtroppo, invece, abbiamo oggi il Concordato voluto da Craxi, contro il quale i radicali pongono il problema "del nuovo Trattato".

(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 26 novembre 1993)

La Roma ebrea, la Roma laica, la Roma cristiana, la Roma musulmana (ci sarà, ci sarà: meglio prevederla, organizzarla, prepararla), la Roma "classica", imperiale, repubblicana, dovranno ergersi e convergere in onore e accanto alla "Roma cattolica del 2000". Comporsi, in quest'atto, nella nuova città, nella nuova Roma, e comporla. Tre volte "capitale", cattolica, italiana, di un territorio europeo. Occorrerà sollecitarne, finanziarne, finalizzarne il lavoro e i lavori, con una straordinaria nascita, rinascita, degli studi, delle ricerche, sulla storia, sulle tradizioni, sui fini, sulle filosofie e le letterature, sulle scienze. Investendone Facoltà, Università, non solamente dalla Sapienza alla Gregoriana, ma ovunque una cultura "romana" continui: "esposizione", ma anche "fabbrica"; "festival" di cultura e di scienza, di arti e di religioni, di dialogo e di democrazia della tolleranza. Con simposi, pubblicazioni, corsi che si snodino fino a convergere, nei luoghi di arrivo, nella città che li ospiti.

Per questo, occorreranno - appunto - i luoghi deputati, il luogo in cui si tengano, la città che li ospiti e li componga: perché siano l'occasione di nascita di quel che resterà, non d'effimeri palcoscenici. Possiamo immaginare, politicamente volere, che quel che è stato qualche anno fa intuito e accennato ad Assisi possa essere compiutamente conquistato a e da "Roma": i massimi esponenti delle religioni del mondo, uniti e vicini per celebrare, e annunciare, le vie della vita e della salvezza del mondo, mentre i Nobel potrebbero avere una occasione finora inedita di confronto e di lavoro comune...

Luoghi da costruire nella città di Roma; sin d'ora, pur se un solo millimetro al giorno, per cominciare; ma nella direzione giusta. E, la "direzione giusta", sia intesa alla lettera: quella che, da Ernesto Nathan in poi, è parsa sempre essere l'unica alternativa alla distruzione "a macchia d'olio" della città. Per una città, la polis era territorio, ambiente, non solo ammasso di abitazioni. Una città che inglobi, comprenda parchi abitativi e parchi naturali, parchi archeologici e parchi marini, che si raccordi con altre del Lazio e con esse costituisca la sua nuova identità, e la loro. Città "capace", con mobilità di volumi e di destinazioni, di accoglienze "straordinarie" o d'"emergenza" e di ordinarie, non più "solamente" di uomini e di donne, ma di fauna e flora, di spazi e di vuoti, realizzati.

C'è, immagino, di che mobilitare subito per concepire e realizzare, quasi sotto forma di una sorta di "Roma-game", l'apporto del M.I.T. e della London School... Per battere, finalmente, chiamando a raccolta interessi economici, finanziari ben più possenti e ambiziosi, i poveri e micidiali interessi e mediocrità che hanno costituito il timore del quale - per il secolo Ventesimo - Roma è morta come città, come "polis". Una volontà politica e un progetto del genere sarebbe in condizione non solo di suscitarli ma - anche - di difendersene.

Tutto questo, di per sé, può rappresentare null'altro che chiacchiere a tutto campo; non più se diventa consapevolezza del tempo, dell'obiettivo di realizzazione: il 2000 e il Bimillenario.

La forma che è mancata all'opera degli amministratori e all'enorme produzione progettuale del Lazio e di Roma, anche a causa dei "contenitori" partitocratici, le sole vere "istituzioni materiali", o "reali", esistenti, all'interno dei quali non hanno potuto che muoversi, dilapidarsi e dilapidare.

I progetti, gli studi, i quadri non occorre affatto andare a cercarli lontano. Non mancano, come non mancano i programmi. Occorre semplicemente volerli, crederci e l'imbarazzo sarebbe solamente quello della scelta. Nei cassetti e nei cestini, nella rassegnazione o nella sterile rivolta, non c'è che da scegliere, da scartare, da utilizzare invece che continuare a ignorarli, dopo aver sperperato tesori per averli.

Comunque, e per finire con questa riflessione, rispetto ai problemi di Roma, alla scadenza del 2000, al Bimillenario che comunque si farà, alla necessità di suscitare la forza politica e amministrativa nuova, alternativa al vecchio, ampiamente maggioritaria nella città e nell'opinione nazionale, le solite liste di partito, del Pli o del Psi, che senso hanno, che esito per la città può mai scaturirne, se non quello di sempre? La grandezza (perché tale fu a confronto con quella di oggi) della classe dirigente, risorgimentale, dell'"Italietta", concepì la "legge delle guarentigie" (in un contesto che includeva le leggi Siccardi, del cattolico Siccardi). Il Trattato clerico-fascista non poté che ispirarsi nelle soluzioni territoriali a quella legge. E non è stato toccato, malgrado la nostra lotta durissima, perché fosse radicalmente riconcepito.

Mentre il "nuovo" Concordato è, considerando i tempi, meno tollerabile e decoroso di quello del '29. Se le firme del cardinal Gasparri e di Benito Mussolini resteranno nella storia, piccolo esempio di piccolo patto Ribbentrop-Molotov, quello del cardinal Casaroli e di Bettino Craxi (sia dato atto al Vaticano che è stato il presidente socialista, in particolare, a volerlo con fretta e superficialità), stanno volando via con la cronaca.

Ma da dieci anni, e i documenti della Camera possono documentarlo, noi poniamo il problema del nuovo Trattato. Non solamente per eliminarne le vergogne e i frutti putrefatti, ma per riproporre, se possibile, una sorta di nuova "legge delle guarentigie" che faccia crescere nei loro specifici interessi sia lo "Stato" sia la Chiesa.

 
Argomenti correlati:
roma
vaticano
stampa questo documento invia questa pagina per mail