SOMMARIO: Alla proposta di Marco Pannella circa la revisione dei rapporti col Vaticano per "una nuova gestione di Roma", Buttiglione risponde che, tralasciando i suoi aspetti tecnici, essa è interessante per lo "spirito": presuppone infatti "uno Stato forte" e una "coscienza laica forte" che non hanno paura "di una coscienza religiosa e di una Chiesa forte". Se questo incontro non c'è stato è colpa "sia del clericalismo dei preti sia del clericalismo dei laici". Per superare il divario, bisognerà "partire da ciò che la società civile può fare".
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 26 novembre 1993)
Che cosa pensano i cattolici della proposta di Marco Pannella, circa una revisione dei rapporti Italia-Vaticano per una nuova gestione di Roma? Risponde Rocco Buttiglione, filosofo cattolico, vicino a Wojtila.
"Non sono in grado di giudicare la proposta Pannnella dal punto di vista tecnico-giuridico, ma devo dire che mi piace il suo spirito. E', infatti, lo spirito di uno Stato forte e di una coscienza laica forte che non ha paura di una coscienza religiosa e di una Chiesa forte ma comprende che, nella differenza dei rispettivi ruoli, entrambi possono, anzi devono collaborare per il bene della nazione e della comunità civile. Uno spirito laico del genere si rende conto, come si rendeva conto anche il presidente Sandro Pertini, che la Chiesa può dare molto di più per la costruzione di una comunità civile in Italia. Se questo fino ad ora non è avvenuto, la colpa è stata sia del clericalismo dei preti sia del clericalismo dei laici. Sarebbe invece tempo di affrontare queste cose con un nuovo atteggiamento perché Roma, soprattutto, ne ha proprio bisogno".
Secondo Lei come dovrebbe caratterizzarsi il dialogo fra cattolici e laici?
"In Italia non è mai esistita la grande tradizione liberale, perché i laici hanno avuto paura della forte presenza della Chiesa e hanno pensato di controllarla con un'amministrazione burocratica e centralizzata. Hanno avuto paura di dare libertà alla società civile. Questo è all'origine di molti mali italiani, lo statalismo, il burocratismo. E' tempo di cambiare logica. Bisogna partire da quello che la società civile può fare, senza l'intervento statale; ed poi cerchiamo di appoggiarlo, per esempio nell'assistenza e nell'educazione. C'è un unico modo per riformare lo Stato sociale senza distruggerlo, per dare servizi migliori a costi più bassi: fare appello alla società civile".