di M. P.
Roma richiede una nuova progettualità, per la quale non si può più evitare un dialogo tra Stato e Vaticano. Lungi dall'essere un cedimento al "clericarismo", questo dialogo può far risolvere alla luce del sole quei problemi per i quali finora si sono mossi, nell'ombra, i peggiori interessi speculativi. Sarebbe il miglior modo per chiudere definitivamente il contenzioso romano tra i due grandi poteri che vi rivendicano la propria supremazia
SOMMARIO: "Fissiamo [...] confini 'laziali' del Vaticano", configurando anche una "doppia cittadinanza". Sarà così possibile immaginare un "sistema cittadino", decentrato e dotato di un sistema di trasporti a scorrimento rapido, insomma la "Grande Roma", con una sua "Authority" capace di disciplinare il flusso migratorio "epocale" che si annuncia. Si potrà in questo quadro anche prevedere il ritorno a "gestioni secolari" della Chiesa di quel che con "le leggi Siccardi" è stato attribuito "al nulla...". Dunque, diamo subito mano alla "Lista Nathan". che vuol essere una lista non "antidemocristiana"...
(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE, 26 novembre 1993)
Fissiamo, con un nuovo Trattato, o per quanto possibile, con legge, o proposta di legge, unilaterale nella sua proposizione (poiché ormai sarà così o non sarà) confini "laziali" del Vaticano (in autonoma aggiunta agli attuali), fissandone prerogative e competenze. Con la possibilità di configurare una sorta di "doppia cittadinanza", emblematica, che ci faccia divenire "contribuenti", per il giusto, pre-fissabile, anche di questo nuovo Stato Vaticano.
Nel 2000 potremmo immaginare un sistema cittadino che includa gli splendidi paesi, borghi, cittadine montane, lacustri, attorno alle loro chiese, ai loro forti, ai loro palazzi, con la loro storia riconquistata nella riconquista del contesto che le vide nascere e vivere. Con i grandi parchi naturali e archeologici, lambiti da un sistema di trasporti di "servizio pubblico" su rotaie a scorrimento rapido, in un sistema istituzionale fortissimamente decentrato, unito solamente da competenze e diritti pubblici e comuni ferreamente affermati (che potrebbe ispirarsi al sistema svizzero dei diritti cittadini, della città e delle persone: il sistema più democratico e liberale, ma anche comunitario e solidale d'Europa). Dall'aereo, di notte, l'esempio di cento "Campidogli" illuminati di questa "grande Roma", romana, italo-vaticana, europea, municipi e piazze degli splendidi borghi e paesi del territorio: quelli di ieri, così rinati oggi; e quelli, vivaddio, da concepire e realizzare con il concorso dell'architettura
di tutto il "villaggio globale", degli economisti degli ambientalisti, dei giuristi, dei geologi, degli artisti, dei filosofi, ordinato dalla politica, dalla politica neo-democratica.
Certo: la "Grande Roma" esigerà al più presto una sua "Autorità" peculiare e propria. Più una democratica "Roman Valley Authority" che un "Governatorato", dove occorrerà prevedere, per presceglierlo e predisciplinarlo, il grande flusso migratorio epocale che s'annuncia, e va così anche contenuto (e formalizzato) nel contenitore-città, per farci forti delle culture e delle umanità dei cittadini-immigrati. In questo quadro è possibile immaginare "ritorni" in gestioni secolari alla Chiesa (e attribuzioni ad altre Chiese o riti o religioni) di quel che con le leggi Siccardi per le evoluzioni e involuzioni successive dello Stato, è stato trasferito al nulla, o peggio, onde meglio assicurare l'apporto "anglosassone" al bene comune. (...)
Penso, così, di aver proposto un obiettivo e un'intenzione.
Passiamo alla lista "Ernesto Nathan", e alla sua fattibilità.
Non è una lista anti-democristiana. Ha bisogno di essere "anti" solamente chi non ha fiducia nel "pro" che propone, nelle proprie ragioni. Anzi, per me è una lista anti-anti-democristiana, perché questo modo di porsi e di schierarsi, ormai, è inadeguato, interno allo sfascio, è un palliativo. Occorrono invece riforme radicali di sistema, politico e istituzionale, in direzione anglosassone. E a livello nazionale, in particolare, sarebbe assurdo ed errato non contare su una trasversalità che inglobi anche gran parte o buona parte della Dc.