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Cerina Luigi - 8 dicembre 1993
L'untore ha un nome: proibizionismo
di Luigi Cerina - Presidente del Coordinamento Nazionale delle persone sieropositive

(Dall'intervento alla Conferenza Internazionale sull'Aids, Firenze, 16 giugno 1991)

SOMMARIO: Con il suo atteggiamento, la Chiesa cattolica è tra i responsabili della strage provocata dall'AIDS in Africa e nelle zone del mondo dove l'informazione sessuale e la distribuzione di preservativi vengono impediti. Dove l'"ideologia proibizionista" non è stata applicata, come ad Amsterdam, l'epidemia è assai ridotta. "Il 90% dei nostri morti sono dunque assassinati." Di qui si leva un atto d'accusa contro "gli usurpatori pseudoliberali", il "razzismo antiomosessuale".

(1994 - IL QUOTIDIANO RADICALE - 8 dicembre 1993)

"A decine di milioni, ormai, possono annunciarsi gli sterminandi prima della fine del decennio, a causa del terrorismo sessuofobico di chi ha impedito che in Africa e in alcune zone dell'Estremo Oriente fosse e sia combattuto con l'energia necessaria per fornire informazione sessuale, igienica e sanitaria alle popolazioni colpite - massicce quantità di preservativi e le conoscenze che presuppongono - in nome del dovere della castità o della procreazione indiscriminata.

La grande maggioranza di noi, sieropositivi o malati di AIDS italiani, siamo cattolici. Doppio è quindi il motivo di scandalo e di dolore dinnanzi all'atteggiamento dell'apparato chiesastico romano, che rappresenta il principale potere che difende il disordine stabilito, sterminatore e blasfemo.

Noi accusiamo l'ideologia proibizionista come criminale, ferocemente sterminatrice anch'essa. Lì dove questa ideologia, fatta propria dal sistema delle Nazioni Unite e dall'immensa maggioranza degli Stati, dei Leviatani di oggi, non è stata applicata o è stata riletta con tolleranza, meno dell'8% dei tossicodipendenti - ad Amsterdam in particolare - è stato colpito dal virus. In Italia e dovunque si è accentuato o ha dominato il proibizionismo, fino al 70% dei tossicodipendenti è sieropositivo o già malato. Il 90% dei nostri morti, sono dunque stati assassinati, siamo dunque assassinati non per la terribilità innegabile di un virus che dobbiamo debellare, ma per quella di una ideologia, di una pseudomorale, di un coacervo di interessi criminali, che costituiscono il moltiplicatore esponenziale della morte per AIDS.

Noi accusiamo gli usurpatori pseudoliberali che praticano una politica statuale e sociale di genocidio dei poveri nei ghetti delle metropoli del Nord-America, come delle favelas e nelle bidonvilles delle megalopoli dell'America Latina e del Terzo Mondo, così come gli allucinanti disservizi, la dilapidazione di danaro pubblico, la sua inadeguata entità, in paesi come il nostro, l'Italia. Noi accusiamo il razzismo antiomosessuale di tanta parte del nostro mondo, che ha a lungo crocefisso l'omosessuale come perverso o malato. Condannando alla infamia ed alla clandestinità la vita sessuale estranea al matrimonio ed alla volontà di procreazione, condannando la tossicodipendenza, l'omosessualità in particolare e la povertà, si conferisce al virus la sua forza diabolica non congenita, epidemica....

Noi gridiamo, oggi, questo nostro "j'accuse" in nome della ragione, della moralità e dell'ordine, del diritto alla vita e della vita del diritto (come recita il motto del Partito Radicale, del mio partito, trasnazionale e transpartitico), in nome dell'amore, del rispetto dell'altro, dei principi inseparabili di libertà e di responsabilità, del necessario conoscere per poter poi bene e democraticamente scegliere e deliberare..."

 
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