Intervista a Marco Pannella di Dimitri BuffaSOMMARIO: Lunga intervista, con Pannella "a ruota libera" in esclusiva. Pannella nega innanzitutto di voler "rinviare" le elezioni; tratteggia poi le caratteristiche dei referendum avviati, da quelli istituzionali a quelli economici a quelli su sanità e sindacato, per i quali la CGIL ha vietato la raccolta alla Standa. Spiega perché i radicali, che da trent'anni "hanno mostrato una enorme capacità di governo", oggi si candidano a guidare il paese, mentre il PDS - che vota la Finanziaria mentre poi "scatena la piazza" - non è ancora maturo. Il PDS rappresenta quella parte della partitocrazia che si è salvata; forse perché quando si tratta di questo partito l'ordine giudiziario si muove "contro la legge, per omissione", in Emilia come in Sicilia. Infine, Pannella rivendica per la Rai una funzione di vero "servizio pubblico", senza pubblicità.
(L'OPINIONE, 29 dicembre 1993)
Marco Pannella a ruota libera in esclusiva per "L'opinione". I suoi cavalli di battaglia di sempre: consociativismo, rivoluzione liberale, referendum, giustizia e informazione pubblica radiotelevisiva. Di tutto questo ci ha parlato e, come noterete, senza alcun pelo sulla lingua.
D. Molti vedono nel suo tentativo di parlamentarizzare la crisi e nella mozione di sfiducia a Ciampi una manovra dilatoria per rinviare le elezioni anticipate...
R. Quei molti tra virgolette, hanno affittato, come dice Francesco De Gregori, i loro occhi ad una banda di ladri e vedono quello che vogliono loro; in questo caso, sono quella parte di regime impunita che include gli stati maggiori dei mass media radio televisivi (di Stato, ndr) e anche della stampa, ma l'unica risposta che do, se me si consente, non è da politico ma da generale: "merda". Citazione opportuna da Cambrone.
D. Vogliamo allora parlare di questi tredici referendum per la cosiddetta rivoluzione liberale?
R. Si tratta di un progetto chiavi in mano che deve scattare fra settanta settimane, se raccogliamo le firme. I volani di questi referendum sono tre: il primo è quello dei referendum elettorali e quindi di rivoluzione democratico-istituzionale. Si tratta di scegliere le istituzioni collaudate della politica anglosassone, l'unica che non ha prodotto mostri in questo secolo e che d'altra parte costituisce la premessa per eleggere presidenti del Consiglio e capi di Stato in modo diretto e per avviare un processo di federalismo liberale che non è più rinviabile.
Secondo volano: sanità e sindacato. E' questo un attacco alla partitocrazia in una delle strutture, quella sindacale, che è, insieme a quella dell'ordine giudiziario, la più pericolosa e la più immune dal crollo del proprio regime. Un'operazione di giustizia: noi oggi abbiamo 10 milioni di sindacalizzati, una percentuale bulgara. Con la volontarietà dell'adesione che dovrebbe sostituire il criterio pigro e automatico attuale, questi sindacati con quello che meritano avrebbero tutt'al più un milione di iscritti. Per quel che riguarda la sanità significa realizzare un sistema a due settori: uno pubblico e uno privato, in un modo tale che venga garantita la concorrenzialità di quello pubblico e che nell'ambito di quello privato venga garantita la concorrenza.
Terzo volano: l'assetto economico e sociale del Paese. Legalizzazione del commercio e del mercato. Liberazione dei dipendenti dal sostituto d'imposta. Perchè non possiamo permettere per altri dieci anni che sia proprio il lavoratore dipendente "la vacca munta, magra e stremata" di questo Stato parassita.
D. Sembra che il sindacato vi abbia impedito di raccogliere le firme all'interno dei grandi magazzini Standa...
R. Sì, hanno impedito di fornire ai clienti della Standa un servizio pubblico. Il riflesso della Cgil è stato quello di minacciare scioperi, il tutto a dimostrazione del loro atteggiamento cieco, becero, intollerante e antisindacale. Un sindacato oggi dovrebbe facilitare la vita ai cittadini, non complicarla. D'altra parte, se penso a sindacati come l'Usigrai o ai giornalisti di Fiesole, mi viene in mente che rappresentano le punte più ottuse e plumbee contro il progresso civile e la tolleranza nel nostro Paese.
D. L'economista Giulio Tremonti dice che è utopistico abolire il sostituto d'imposta perchè così le tasse non le pagherebbe più nessuno....
R. Tremonti può anche avere ragione, ma io perseguo la rivoluzione liberale in quanto giudico insufficiente un andamento riformista. Posso anche ammettere che l'intero sistema contributivo vada a ramengo se si vince questo referendum, specie se lo Stato rimane immobile a guardare. Ma allora: crolli pure uno Stato che ha bisogno della coercizione fiscale per vivacchiare e che teorizza per ancora dieci anni un'iniquità fiscale e strutturale di questo tipo. Tanto se le cose continuano così, crollerà comunque.
D. Perchè Pannella al governo? Molti la vedono come una diga contro l'ammucchiata di Occhetto...
R. Io non credo alle dighe, perchè poi in Italia finiscono come quella del Vajont, perchè magari ci sono le tangenti sulle dighe, le tangenti alla Cmc, alle cooperative rosse, non rischiamo. Io ritengo solo che noi radicali abbiamo mostrato negli ultimi anni un'enorme capacità di governo. E quando dico Governo, parlo di sentimenti, di tolleranza, di civiltà: non dimenticate che se qualcosa in questo Paese alla fine si è modernizzato lo si deve ai nostri 40 quesiti referendari, tanto vituperati e derisi. Poi ci sono quelli che la Corte Costituzionale di regime non ci ha voluto far fare, come quello sulla riforma del Csm...Insomma titoli ne abbiamo. Sono trent'anni che siamo candidati al governo perchè siamo una forza di proposta, non di protesta: per cui ribadisco quello che ho già detto a gennaio: sono candidato al governo di questo Paese perchè se mi considero sono nulla, ma se mi comparo con gli altri...
D. Perchè la mozione di sfiducia a Ciampi?
R. Quando è nato il Governo Ciampi, il Pds, per almeno tre mesi, ha continuato a rompere i coglioni dicendo che questo esecutivo doveva essere solo elettorale. Noi gli avevamo detto che doveva anche occuparsi di economia oltre che di elezioni. Poi una volta varata l'infausta legge Mattarella (quella elettorale, ndr) ha cominciato a dare ragione al Pds che doveva restare fino al passaggio della manovra economica. Poi ha detto che con la finanziaria i suoi compiti erano esauriti. Il Presidente del Consiglio deve avere una sua serietà...
Contemporaneamente noi abbiamo avuto una forza, il Pds, che da un lato si è astenuta sul programma, dall'altra ha scatenato la piazza per prenderla in giro su scuola, pensioni e sanità.
D. Perchè parla di presa in giro?
R. Perchè ha ingannato giovani e vecchi dicendo che c'erano altre soluzioni a quei problemi, anche mobilitando i cortei. Poi, alla fine, la Finanziaria su pensioni, scuole e sanità. L'hanno votata pure loro. Una forza politica così non è matura per governare, ma contemporaneamente ha tutto l'interesse che non ci sia un vero governo politico capace di farlo. Per loro l'attuale esecutivo è quello che serve meglio ai loro scopi di sottogoverno. Si sta riproponendo sotterraneamente la formula dell'infausto periodo dell'unità nazionale: dai servizi segreti allo sfondamento del debito pubblico. Per loro le elezioni servono subito, prima che un giudice onesto, o un sicario, spedisca l'imminente avviso di garanzia.
D. Berlusconi sì, Berlusconi no?
R. Sono amico del borghese Silvio Berlusconi e ammiro il suo essere liberale; non dò consigli non richiesti, al contrario degli altri, ma sottolineo una certa superficialità di approccio politico, quasi sottovalutasse la professionalità necessaria, in senso buono, anche per questo mestiere.
D. Lei ha detto che la partitocrazia sta riciclandosi all'ombra del Pds. Ci vuole spiegare come?
R. E' una verità talmente solare, forse troppo, cosicchè diventa acciecante e poi tutti chiudono gli occhi. Non mi invento adesso questo pericolo. La partitocrazia conglobava anche il partito comunista, il sindacato, la cooperazione e le cooperative. D'altronde i comunisti, fino all'altro ieri, hanno negato che si potesse parlare di partitocrazia, dopodichè hanno preferito dire che la partitocrazia erano gli altri e che loro invece erano quelli buoni. Nel regime partitocratico sono tutti con le pezze al culo, anzi senza le pezze perchè non hanno i soldi neppure per quelle. Non si è salvato neppure La Malfa che rappresenta l'ipocrisia fatta persona. I pidiessini invece eccoli là: radicati in tutti i comuni italiani, proprietari di due o tremila miliardi di proprietà immobiliari e che stipendiano migliaia di funzionari, o li fanno stipendiare da enti previdenziali e da comuni. La loro prima responsabilità è quella di avere votato le leggi più dissipatrici del Paese.
D. Già, ma la giustizia con il Pds sembra seguire un diverso codice di procedura penale...
R. Il caso Parenti è anche il caso Di Pietro. Non appena il magistrato simbolo ha dimostrato di volersi comportare con il Pds come si è comportato con gli altri è arrivato il gruppo politicoeditoriale, Pci-P2-PScalfari, per banchettarlo. Noi abbiamo in Italia da quarantasette anni un sistema giudiziario praticamente immobile nelle regioni rosse dove dal dopoguerra sono sempre gli stessi, cioè i comunisti, a comandare. In Emilia, Toscana e Umbria, Tangentopoli non esiste. Le cooperative dormono tra due guanciali. Lì l'ordine giudiziario si muove contro la legge per omissione.
C'è il caso di Napoli dove sedici Gip su diciotto dichiarano che il loro capo ha tolto loro ogni delega sulle indagini che riguardano il Pci che in Campania è stato al centro dell'organizzazione della malversazione sul terremoto. In Sicilia e in Somalia ho visto con i miei occhi che le cooperative rosse prendevano sempre un terzo dei lavori.
D. E la questione Rai?
R. Semplicissima: diventi servizio pubblico e rinunci alla pubblicità. C'è anche un problema ai posti di comando: chi è stato servitore di questo regime consociativo può permanere nei posti di responsabilità? Adesso tutti parlano di Saxa Ruba, per le recinzioni e per l'avviso di garanzia ad Agnes e per l'arresto di Cardellicchio. Ma il furto vero è stato quello di un'informazione che non ha alcun titolo di rivendicare per sè una qualsiasi funzione di servizio pubblico. E al mio amico Martinazzoli, che oggi si lamenta del monocromatismo rosso delle tre reti di Stato, dico: chi è causa del suo mal pianga se stesso.