di Dimitri BuffaSOMMARIO: Resoconto della conferenza stampa tenuta a Montecitorio: E' in "malafede" chi accusa Pannella di aver promosso la mozione di sfiducia a Ciampi per ritardare le elezioni. E' invece impensabile che i ministri e lo stesso Ciampi cerchino di apparire "super partes", senza scegliere uno schieramento. Questo è ciò che vogliono il PDS, il partito di Scalfari, e la stessa RAI-TV, che sta garantendo al PDS una campagna elettorale "a costo zero". Con le sue mosse e le sue denuncie, in sostanza, Pannella si muove in anticipo per "spezzare l'accerchiamento" in atto.
(L'OPINIONE, 4 gennaio 1994)
"E' stupido e in malafede chi mi accusa di aver voluto promuovere questa mozione di sfiducia a Ciampi per rinviare la data delle elezioni: non esiste alcun nesso, né logico né cronologico, fra la richiesta di un nuovo Governo e la data delle elezioni. Se la data è un problema non lo è certamente da questo punto di vista". Parola di Marco Pannella.
Il leader radicale ha convocato una conferenza stampa a Montecitorio proprio per rintuzzare, colpo su colpo, le polemiche della stampa e della tv di Stato su questo argomento. Secondo Pannella, che proprio domenica era stato protagonista di un battibecco in diretta con il Tg3 a proposito di alcune sue dichiarazioni, poi smentite, a favore di Berlusconi, è legittimo che l'attuale Governo possa essere quello che disbriga gli affari correnti in attesa delle elezioni. "Quello che è impensabile - spiega - è che tutti i ministri vestano una sorta di cintura di castità rappresentata dalla garanzia di non presentarsi alle elezioni, così come ha preannunciato Ciampi per se stesso". In pratica, fa capire Pannella, questo essere "super partes" di fatto tira l'acqua al mulino del Pds, cosa che a tutti gli effetti è voluta dal partito di "Repubblica" e dai tre canali Rai.
In questa chiave appare ben chiara l'iniziativa radicale: costringere Ciampi ad uscire allo scoperto e a dire se è il candidato di un qualche schieramento.
E la mozione di sfiducia, in questo senso, altro non sarebbe stata che la logica conseguenza: basta con questo Governo tecnico anomalo, si rientri nella politica e i suoi esponenti dicano se stanno con lo schieramento progressista o con quello liberal democratico. Ma lo dicano prima delle elezioni, non a giochi fatti.
L'ideale - dice Pannella - sarebbe una crisi di Governo con un incarico bis a Ciampi, possibilmente con Segni a vicepresidente del Consiglio e con se stesso a ministro degli Esteri. Un Governo così caratterizzato, politico per definizione, meglio gestirebbe l'interregno della campagna elettorale. Questioni di lana caprina? Secondo Pannella, il vero nodo di tutta la storia è nell'atteggiamento che sta tenendo la Rai e che presumibilmente potrebbe tenere per il resto della campagna elettorale.
Il Governo in carica viene fatto passare per quello "migliore" di tutti finora succedutisi in Italia e viene dipinto artificialmente come neutrale. Ciampi da parte sua assicura di non ricandidarsi ma in pratica vive grazie all'appoggio del Pds e ne persegue la politica fiscale.
Ergo: il maggior partito della sinistra italiana si ritrova ad avere garantita una campagna elettorale a costo zero dalla Tv di Stato.
In cambio quest'ultima chiederebbe il boicottaggio delle iniziative referendarie, prima fra tutte quella che vorrebbe abolire la pubblicità per la Rai. Ancora una volta la mossa di Pannella è quella di muoversi in anticipo per spezzare questo accerchiamento, resta da vedere quale sarà la contromossa dei suoi nemici.