di Filippo Ceccarelli(Per molti anni giornalista di "Panorama", lavora attualmente alla redazione romana de "La Stampa" come inviato e giornalista parlamentare)
SOMMARIO: Bellissima, interessantissima e spiritosa (e certo tutta da leggere) ricostruzione della vicenda parlamentare di Ilona Staller, Cicciolina, eletta nelle liste radicali nelle elezioni del 1987. L'a. premette alcune considerazioni sul differente impatto che ha in Italia rispetto ad altri paesi - ad es. gli USA o l'Inghilterra - il rapporto sesso-politica. Racconta poi l'avventurosa carriera della pornostar fino all'imprevista elezione, certamente favorita dalla componente commerciale del suo ruolo (cosa che molti non capirono), come anche dalla spregiudicata campagna elettorale di cui si raccontano spassossimi episodi. Si segue poi la "carriera" politica di Cicciolina in Parlamento, dove entra "in una giornata afosa, sotto un cielo grigiastro" di cui fa uno splendido resoconto giornalistico Gp. Pansa (con annotazioni di Fellini). Certo, prosegue l'a., "se tutto fosse andato bene" nell'Italia del tempo...Ma in realtà in quegli anni si avvia il degrado del parlamento e della politica italiana. Così, Ci
cciolina quasi ha un ruolo nel mettere "a nudo" e "smascherare" "i pervertimenti di una realtà che per raccattare consenso imboccava la strada del trucco, dell'artificio, dell'illusione" di cui parla in quegli anni un celebre saggio di R.G.Schwartzenberg, "Lo Stato spettacolo". Si raccontano, quindi, le vicende matrimoniali della Staller, finita in America, e si chiude sulle reazioni provocate tra i radicali dall'arrivo di Cicciolina, con le indispettite reazioni di personaggi di spicco, come Negri, Rutelli, Teodori, ecc. Conclude il capitolo una eccellente bibliografia.
(Filippo Ceccarelli, IL LETTO E IL POTERE, ed. Longanesi e c., gennaio 1994)
10. LA POLITICA SPETTACOLO ALLE ESTREME CONSEGUENZE
Cicciolina, lo sberleffo e il sogno della fine
Ce ne voleva di fantasia: una attrice porno nata in Ungheria a simboleggiare l'anomalia italiana.
Ilona a Budapest, Elena Anna a Roma. Eletta al decimo Parlamento repubblicano nelle liste del Partito Radicale, circoscrizione di Roma, Latina, Frosinone e Viterbo con 19.886 voti di preferenza. Che corrispondono, uno più uno meno, agli spettatori di una curva dello stadio Olimpico, o gli abitanti di un paese di media grandezza come Cesenatico, Mondovì, Capua o Giovinazzo. Come se tutti, neonati compresi, avessero scritto sulla scheda: "Cicciolina".
Con questo nomignolo da culla o comunque da letto che deve suonare vezzeggiativo e gne gne anche in altra lingua, la Staller è ormai conosciuta dovunque. La sua elezione, e quindi la sua legittima presenza nei ranghi della politica ufficiale, istituzionale, ne hanno aumentato la fama, il successo e anche gli affari.
Ma per il solo fatto di essere l'onorevole Cicciolina, quella sua bianca pelle nuda da videocassetta hard, gli occhi sbarrati, oppure chiusi, perduti, i sospiri, i movimenti ritmici, i colori un po' carichi, i sessi inquadrati da vicino, i partner come altre ombre nude di una realtà fantasmatica, ecco, magari ai fans della Staller tutto questo non è che interessasse un granché, ma quel che si svolgeva sotto i loro occhi per iniziativa di un parlamentare della Repubblica indicava con cruda immediatezza in tutto il mondo che alla fine degli anni '80 in Italia stavano accadendo strane cose.
Sempre di eros e politica, si trattava. Però la differenza con gli altri paesi, prima ancora che evidente, era stupefacente. Negli Stati Uniti d'America, appena pochi mesi prima che Ilona Staller varcasse il portone di Montecitorio, per ragioni di sesso era stato bruscamente sgarrettato Gary Hart, senatore del Colorado. Lei si chiamava Donna Rice. E se c'è più di una ragione di credere che le prime imbeccate su quell'amorazzo da tenere segreto fossero arrivate ai giornalisti da una qualche oppo-team, abbreviazione per opposition research team, squadra specializzata nella ricerca di scheletri negli armadi degli avversari, sta di fatto che proprio allora la trash-politics o politica-spazzatura e lo sleaze factor, il fattore fango, conoscevano in America un momento particolarmente felice. (1)
Dopo Hart infatti, senza lasciar passare troppo tempo, toccava al repubblicano John Tower, clamorosamente bocciato come segretario alla Difesa anche per la nomea di palpeggiatore di donne (oltre che di formidabile bevitore). "Tre cose un uomo politico deve evitare per campare tranquillo", era del resto una delle battute preferite da Ronald Reagan. "Le donne, le donne e poi ancora le donne." Seguiva risata, con relativa esibizione di dentiera. Ma non è che dal suo punto di vista avesse tutti i torti.
Sempre per via del sesso in Inghilterra le cose andavano, se possibile, anche peggio. Dal caso di John Profumo (1963, caduta del governo di Harold Macmillan) in poi, sopratutto con i Tory -giacchè, per consuetudine britannica, i laburisti rimangono impigliati in scandali che hanno a che fare con i quattrini- le imboscate a sfondo sessuale si possono interpretare come un fattore decisivo, perfino equilibratore, nei ricambi al vertice del potere.
Più brillanti, pettegoli e aggressivi dei loro colleghi dei tabloid americani, un po' cavillosi e bacchettoni, i giornalisti inglesi sono simpaticamente denominati a Westminster rat pack, cioè branco di topi. Sull'immaginoso soprannome basterebbe chiedere qualche spiegazione a tutti quegli uomini politici che negli ultimi vent'anni sono stati proverbialmente caught with their trousers down, cioè beccati con i pantaloni giù o, come si direbbe in Italia, in mutande: Lord Lambton, Lord Jellicoe, Cecil Parkinson, Jeffrey Archer, Harvey Proctor, Alan Amos, Paddy Ashdown, Jeremy Thorpe. (2) Fino all'ultima vittima, il ministro David Mellor, di cui non fu trascurato il particolare che affrontava gli incontri amorosi con un'attricetta spagnola, Antonia De Sancha, indossando la maglia della squadra del cuore (Chelsea).
Di fronte agli scempi del mondo anglosassone, in Italia si è sempre - magari anche giustamente - ostentata un'aria di mediterranea superiorità. Molti italiani attribuiscono tali eccessi alla tradizione puritana, al protestantesimo e via semplificando in modo automatico e, in fondo, autorassicurante.
Ma così, negli anni '80, diventava difficile comprendere le prime intrusioni nei letti dei politici spagnoli da parte di una famelica prensa del corazon alla ricerca di peccadillos. I socialisti iberici, come del resto alcuni sventurati deputati del parlamento polacco, avranno pure commesso l'ingenuità di scegliersi come amanti delle giornaliste, ma né la Spagna né la Polonia erano mai state protestanti. Così come, sempre nella seconda metà degli anni '80, non era protestante la Grecia, il cui leader socialista Andreas Papandreu doveva perdere la testa e, peraltro provvisoriamente (lo si constaterà nell'ottobre 1993), la poltrona di primo ministro appresso alla prosperosa ex hostess Dimitra Liani (non senza aver provveduto, come ultimo tentativo di controffensiva, alla pubblicazione delle privatissime telefonate tra il capo dell'opposizione, Constantine Mitsotakis e una signora che non era sua moglie, proprietaria di una boutique di Salonicco).
Né si poteva infine imputare a un riflesso puritano la sonora sconfitta elettorale subìta sempre in quegli anni dal partito liberal-democratico in Giappone. Sconfitta annunciata, preparata e per certi versi determinata dalla vicenda personale di Mitsuko Nakonishi, una donna che il premier Susuke Uno aveva abbandonato, liquidandola per pochi yen tra proteste, pianti e memoriali d'alcova.(3)
Stava dunque in piedi così così, la spiegazione "protestante", certo la più amata dagli italiani. Ma quale che fosse il retroterra storico-religioso di quelle vicende, accadute più o meno in contemporanea in almeno tre continenti, non ci voleva molto a capire che erano tutte dello stesso segno. Relazioni irregolari, proibite, disvelate, strumentalizzate e castigate dall'opinione pubblica e in certi casi pure dell'elettorato. In Italia, invece, proprio in quegli stessi anni stampa, partiti ed elettorato, più che scoppiare, lasciano gorgogliare uno scandalo radicalmente diverso, alla rovescia, unico nella storia delle democrazie rappresentative, originalissimo nel suo svolgimento, irripetibile (finora). Forse neanche uno scandalo, qualcosa di più misterioso e simbolico.
Per avvertirne l'impatto non era necessario indagare nella vita privata di nessun potente. Bastava accendere il videoregistratore, infilare la cassetta (da tenersi lontano dalle espertissime manine dei bimbi) e collegare mentalmente certe riflessioni sulla mancata staffetta Craxi-De Mita, per dire, sul documento "dei trentanove" o sul prossimo referendum sui giudici - era l'estate del 1987 - alle immagini di quegli ammassi di carne televisiva, a Ilona inginocchiata o curva o a gambe per aria che faceva le sue cosette. Poi, magari, rimessa la cassetta nel solito nascondiglio, ci si sorbiva un bel telegiornale, di quelli particolarmente lottizzati e fasulli, con il giornalista che fa sì sì con la testa mentre parla il politico.
Oscenità politica o politica dell'osceno? Di fronte al dilemma veniva da ripensare a quest'ultima bizzarria italiana. In tutto il mondo i politici che si avvicinavano al sesso erano spazzati via, per indegnità. Qui una diva del sesso diventava a pieno titolo un personaggio della vita pubblica.
Vero è che da tempo Cicciolina volteggiava come un presagio sulla politica. O, più probabilmente, era il suo manager Riccardo Schicchi a farcela volteggiare.
Già studente d'architettura, figlio ribelle e anche un po' degenere della media borghesia romana dell'EUR, situazionista senza bollini e con spiccatissima vocazione per il quattrino, fin da quando conosce Ilona nella redazione di Playmen Schicchi intuisce che l'incrocio, la commistione tra un corpo di donna nudo e la politica poteva diventare un buon veicolo pubblicitario e forse anche qualcosa di più.
Fatto sta che nell'ormai lontana primavera del 1981, come promotrice di una "Lista del Sole" alle imminenti elezioni siciliane, la Staller si presenta al congresso socialista di Palermo. Cerca invano di penetrare nella sala. Rimasta fuori dei cancelli, sorride e distribuisce bacetti indicando un cartello: "Il PSI ha paura dei miei seni". Poco dopo, al velodromo di Milano, Cicciolina si spoglia e brucia, cantando la pace nel mondo, una bandiera double face sovietica e americana. Nel 1983, su curioso invito di Franco Evangelisti, partecipa all'Adriano alla festa per i quarant'anni di vita politica di Andreotti. Nel 1984, quando dal porno soft è ormai emigrata verso l'hard, insegue il presidente del Consiglio Craxi in visita ufficiale in Ungheria, offrendosi invano come interprete.(4)
Smaccatamente promozionali, e forse anche larvatamente inquinanti, le attenzioni verso Craxi e Andreotti non pregiudicano una linea che, con parecchia buona volontà, lo Schicchi del periodo rosa ha impostato in senso intimistico-pacifistico-ecologico: "Contro l'energia nucleare ci scaldiamo con l'amore". E vabbè.
Nel novembre 1986, dopo i fatti di Godega Sant'Urbano e di Massa, "che mi hanno visto vittima e non protagonista di una vicenda medioevale" (fermo e denuncia per oscenità), la Staller si iscrive al Partito radicale, "non perchè questo partito abbia bisogno di me", così la dichiarazione ufficiale, "ma perchè io, come tutti, credo, in Italia, ho bisogno che il PR continui a essere con il suo rigore, il suo coraggio, la sua fantasia, il partito che è stato finora".(5)
Due mesi dopo raccoglie tessere per strada, travestita anche da Befana (Pannella da Babbo Natale). Cortesemente polemizza con il senatore comunista Emanuele Macaluso che ha accusato i radicali di fare iscrizioni mostrando "le tettine". All'inizio del 1987 può ormai vantare una popolarità ampia e spesso concitata. Durante una session di proselitismo a piazza Navona è assalita dai fans che non si accontentano di gridare "Nu-da! Nu-da!", ma vogliono toccarla. Riesce a sfuggire per miracolo infilandosi in un taxi.(6)
Costruito o no che sia, il personaggio-Cicciolina comunque c'è. Giocato in tensione con la carnalità della pornografia più spinta, la sua dolcezza quasi infantile ottiene un successo che oltrepassa il pubblico tradizionale delle luci rosse. I colori pallidi degli abiti, i fiori, i diminutivi, quel rivolgersi a tutti premettendo la parola "cicciolino", l'acerbità del suo corpo di eterna adolescente sprigionano un'energia potentissima e per certi versi allucinata. Quando già è chiaro che ogni sua uscita pubblica rischia per forza di cose di suscitare un problema di ordine pubblico, Ilona Staller chiede per tempo e ottiene di essere candidata alla Camera dei deputati.
La mettono giù, in fondo nella lista, al numero 49.
Ebbene, nella raccolta delle preferenze supera di slancio Francesco Rutelli, Massimo Teodori, il patron dei pensionati Luigi D'Amato, un paio di militari convertiti al radicalismo e si piazza alle spalle di Pannella.
Da un certo punto di vista l'elezione di Cicciolina si configura come il frutto più maturo del sistema elettorale proporzionale, cresciuto al sole del virtuosismo ipergarantista dei radicali, che per statuto non ammettono discriminazioni nelle candidature. Ancora oggi, contro tutto e contro tutti, Pannella s'accalora e difende quella scelta che non fu appunto una scelta, ma l'accettazione automatica di una regola e di un principio. Spiegazione perfino attendibile, nel suo caso. Eppure anche un po' troppo fredda e meccanica.
La politica, pure radicale, è fatta anche di norme che si violano, si superano, si cambiano, ai forzano, si ignorano. Che Pannella, anche in presenza di tanti dubbi e dissensi interni, abbia fatto valere la sacralità proprio di quella norma che consentiva la candidatura di Cicciolina si può leggere come il classico prezzo pagato alla coerenza. E tuttavia, sempre a proposito del leader radicale, tra i motivi che hanno innescato la vicenda e reso possibile l'elezione sarebbe ingiusto ignorare pure un certo gusto "maledetto" - talvolta nobilmente azzardato, talaltra semplicemente autolesionistico - per lo scandalo, la provocazione, la differenza sensazionale. Forse in quella candidatura hanno influito la debolezza, il piacere, così umani in uno eternamente lontano del potere, di vedere i mass media e forse anche le persone governati secondo un disegno irresistibile.
Va anche detto d'altra parte che Cicciolina non era in difficoltà come Toni Negri ed Enzo Tortora. Non era in carcere. Non era infelice. Non era povera. Anzi tanto non lo era, povera, che a distanza di anni la sua elezione si potrebbe addirittura interpretare come lo sbocco naturale dell'industria del porno che in una società complessa si conquista tutela e rappresentanza autonome approfittando legittimamente di corridoi elettorali e istituzionali. Dietro alla biondina con l'orsacchiotto e la fascetta in testa ci poteva anche essere un mercato cui il progresso tecnologico, con l'enorme diffusione dei videoregistratori, aveva appena dato una bella strattonata. Di questa economia in crescita, la graziosa fotomodella ungherese rivendicava a suo modo le potenzialità, lasciandone appena intravedere gli interessi, i posti di lavoro, il vorticare dei fatturati, qualcosa come 10.000 miliardi di lire, un consumo di cassette a luci rosse che nel 1987 sfiorava il mezzo milione di copie.
Questo aspetto commerciale rimane quasi totalmente inesplorato nelle spiegazioni del successo elettorale di Cicciolina.(7) Domina invece, subito dopo lo shock, la caccia ai responsabili, che vengono individuati in Pannella e, in subordine, nei radicali. Subito proclamati colpevoli, senz'appello, di irresponsabile berleffo alle istituzioni parlamentari. Vergogna!
A quel punto, se in linea teorica la situazione dei radicali - discolparsi se una loro candidata era stata eletta - si presentava tutt'altro agevole, nella pratica la loro difesa fu massimamente sbagliata: un mix anche piuttosto aggressivo di permalosità, risentimenti e vittimismi. Tentarono infatti di scaricare la colpa di quell'elezione-scherno sui giornali che come al solito avevano trascurato le persone serie, cioè loro, per correre appresso a quelle non serie, cioè la Staller, che però, dopo tutto, sempre loro l'avevano messa in corsa. Un modo troppo complicato per attribuire ad altri un errore se non altro di sottovalutazione, più psicologica che elettorale: non aver compreso quanto la gente avesse fame di provocazione.
In realtà Cicciolina e Schicchi, due che con la provocazione - e che provocazione - ci sbarcavano il lunario, il trauma e lo schianto l'avevano preparato per benino.
In quella zona franca, in quella specie di prolungamento del Carnevale che è anche per i candidati "seri" e "perbene" la campagna elettorale, in quanto a stravaganza la pornodiva e il suo manager erano in grado di sbaragliare chiunque, primeggiando con naturalezza in una dimensione di delirio puro, irreale, stralunatissimo.
Basti pensare alle semplici comparse di quell'avventura, a Nunzio, per esempio. l'autista che scarrozzava Cicciolina su una Renault rossa decappottabile. Nunzio, un giovanotto del Trionfale, barba e lunghi capelli biondi sulle spalle, indossava sopra la T-shirt giallo limone un lenzuolo-tunicone, ma siccome non bastava l'avevano rifornito anche di corona di corda e fil di ferro da piazzare in testa. Con qualche ragione, a quel punto, le folle convenute lo chiamavano "Gesucristo", anzi, alla romana:" 'A Gesucrì!" (8)
Bene, narrano le cronache che "Gesucrì" conduceva Ilona sulla piazza di Formello, dove alcuni vecchietti e pensionati interrompevano le loro chiacchiere tristi da giardinetto per baciarle il seno, come in certe fosche tele del Cinquecento. Oppure, sempre a bordo della Renault di Nunzio, finiva a Viterbo, dove con l'aiuto di un qualche radicale del luogo Cicciolina s'introduceva e partecipava a forza alla festa del 2 giugno in Prefettura, con la nomenklatura dell'alto Lazio che le fa il vuoto attorno a lei che, un po' dispettosa e un po' fenomeno da baraccone, andava incontro a monsignor Spaccaferri: "Buongiorno, cicciolino vescovo". (9)
Per quanto stranianti e rarefatte, erano però atmosfere ancora abbastanza tranquille rispetto ai sommovimenti di massa e ai continui assalti che la Staller doveva subire. Degno di nota il raduno svoltosi fuori e dentro un albergo di Ostia: l'orda degli adolescenti emarginati che si scatenano in sala, sbraitano, s'incoraggiano a vicenda; l'urlo terribile del professor Bruno Zevi, pure lui candidato radicale: "Fate finta, se ci riuscite, di non essere del tutto deficienti!" In un angolo, la radicale storica Maria Teresa Nediani spiegava convinta di vedere nell'uso spettacolare del serpente da parte di Ilona - il serpente "Jimmy", poi a sua volta defunto, che aveva da poco sostituito il defunto "Pito Pito" - un gesto liberatore della sessualità femminile, "quasi il rovesciamento della metafora della violenza subita dalle donne ed espressa dal mito di Leda fecondata a tradimento da Giove in piume di cigno". (10)
Questo vaneggiamento elettorale, pure mitologico e contagioso, è tenuto su da efficaci spot televisivi in cui la Staller appare a mezzo busto, accollatissima, seria, perfino triste. Annuncia: "Cicciolina non c'è più, Cicciolina è scomparsa". E in effetti svanisce. Dopo qualche istante ricompare sorridente: "Era uno scherzo. Cicciolina è sempre viva. Date il voticino a Cicciolina!" E alzando la maglietta, mostra rapidissima il seno.(11)
L'esibizione del petto, quasi una proposta di "voticino" di scambio, avviene in modo costante e ripetitivo durante tutta la campagna elettorale. In qualsiasi luogo, con qualsiasi pubblico, una volta perfino dentro una vetrina di fronte a Palazzo Chigi, la Staller scansa la veste e mostra, come dice lei "la tettina". In prossimità del voto, l'offerta viene effettuata come un rito propiziatorio sotto il palazzo della Camera dei deputati. Nella solita calca, con piena soddisfazione degli immancabili fotografi e perfino dell'autista baffuto del senatore democristiano D'Amelio, che prende in braccio la candidata radicale, Cicciolina mostra un pezzo del suo corpo. L'ultima esposizione al seggio, fuori della cabina elettorale, con flash su Ilona che depone la scheda nell'urna.
Ancora adesso è difficile capire con precisione quali corde ha toccato il personaggio Cicciolina, da dove esattamente nasceva il turbamento.
Certo, il contraccolpo era così forte che a parte mille scontate smancerie la stessa Staller, appena eletta, si preoccupava di poter "fare la fine di John Lennon". E confidava con angoscia: "Potrebbero spararmi per strada".(12) Come in un film di Robert Altman.
Con tutto il rispetto per le istituzioni parlamentari, ammesso e non concesso che la presenza di Ilona volesse programmaticamente trascinarle nel dileggio e nell'irrisione, resta tuttavia il dubbio che fosse solo la sua presenza, nella sua assoluta semplicità denigratoria, lo scandalo. Che sullo stomaco di un'intera nazione non si fosse piazzato qualcosa di più pesante e rovinoso di Cicciolina.
Lei, in un certo senso, era come se qualcuno l'avesse chiamata, evocata. Ora che appariva a pieno titolo, in tutta la sua fisicità, per giunta legittimata dalle urne, nessuno, tra gli intellettuali e non solo, pareva disposto a ritenerla il peggiore dei mali, o anche soltanto una causa di questi. "Ben altri", scriveva il sacerdote Nazareno Fabbretti anticipando una formula destinata a far fortuna del "benaltrismo" come immancabile scuola di pensiero in qualsiasi forma di dibattito, "ben altri sono gli scandali, e quasi tutti quelli che conosciamo, o che crediamo di conoscere, anche sul versante politico, hanno certo più veli che le grazie di Cicciolina: hanno corazze, scafandri, casseforti." (13) Traffico d'armi, aerei civili abbattuti senza ragione, riciclaggio di soldi sporchi.
"Meglio le luci rosse che i fondi neri", faceva sapere Giovanni Spadolini, di lì a poco presidente del Senato.(14)
"Meglio una spogliarellista di un ladro", commentava Leonardo Sciascia, che aveva giudicato la "trovata" dei radicali "molto divertente".(15) "Immoralità per immoralità", così Umberto Eco, "se ne sono viste di peggio."(16)
Ma allora, di nuovo: perchè tutto quel clamore, quell'affanno? Perchè se ne preoccupava l'ex presidente del Consiglio Craxi, angustiato che l'onorevole Cicciolina avrebbe potuto non solo interrompere i suoi buoni rapporti con il Partito radicale, ma addirittura pregiudicare l'immagine positiva, faticosamente costruita dai suoi due governi, dell'Italia all'estero? (17)
Ora strisciante, ora evidentissimo nella sua materialità, si avvertiva un che di simbolico che riguardava tutti, eppure difficile da identificare e ancora di più da esprimere. Come se una volta proiettato nella vita pubblica, quel corpo di donna che tutti potevano acquistare e possedere in visione, svelasse anche solo per un attimo non solo le indecenze, ma anche le fragilità e le insicurezze del sistema e dei suoi rappresentanti.
Si poteva appena intuire che Ilona aveva utilizzato e impropriamente, provocatoriamente trasferito in politica il terribile magnetismo del sesso. E adesso accadeva qualcosa che andava al di là dei "bacini", delle "godutine", del suo corpo e del suo modo di rivolgersi a tutti come se fossero dei bambini cretini; qualcosa che stava superando i confini e gli obiettivi fissati dall'astuto manager Schicchi, dai radicali che l'avevano messa in lista e persino da quei 20.000 che l'avevano spedita a Montecitorio.
Mai in Italia s'era visto - né si vedrà più - un intreccio così inestricabile e coinvolgente fra vita pubblica e sesso proibito. Proprio nel Palazzo della norma, là dove si elaborano le regole del patto sociale e dove gli uomini più si sentivano investiti dal compito grave di occuparsi dei destini del Paese, Elena Anna Staller portava allo scoperto la zona rimossa della vergogna e del peccato, il segno di una sessualità "pregna di forza mitica", al tempo stesso da sempre "idolatrata, ma tenuta a bada con ferocia". Questo scriveva con più di una ragione Dacia Maraini, secondo la quale "la straordinaria carica simbolica del personaggio Staller stava proprio nella sua capacità di portare alle estreme conseguenze le regole del gioco rendendole esplosive e provocatorie".(18)
Ora la cosa può sembrare buffa, enfatica, eccessiva. Però nei fatti c'era più di un indizio per dire che, appena eletta, nel Palazzo Cicciolina faceva paura. Nessuno, d'altro canto, esternò pubblicamente un atteggiamento galante nei suoi confronti. Intorno alla sua imprevista presenza si percepiva qualcosa di molto simile alla paralisi.
A riguardare a distanza di anni quel che fu detto e scritto dopo l'elezione di Cicciolina più di tutto colpisce un insolito - e sospetto - afflato di redenzione nei suoi confronti. Come nel caso di William Gladstone, lo statista che nell'Inghilterra alla metà del secolo scorso risolveva i suoi privatissimi problemi spendendo tempo ed energie a moralizzare le prostitute - sempre le più carine - e le curava, le portava a casa, le scongiurava di abbandonare la strada del vizio o affidarsi alle benemerite e filantropiche istituzioni della borghesia trionfante, (19) ecco, nella Montecitorio del 1987 ci si augurava con ardente desiderio che la politica - paradossalmente proprio quella politica dove "ben altri", come si è visto, erano gli scandali - salvasse Ilona Staller.
Tutti lì a sperare che il suo ingresso nelle sacre stanze del potere la spingesse finalmente a vedere e a comprendere l'inferno schifoso di quel mestieraccio a luci rosse. Tutti ad augurarsi che il duro, umile e assiduo lavoro parlamentare, la discussione, per dire, del disegno di legge n.2326 ter, assegnato alla commissione Trasporti in sede referente, mettesse in crisi l'identità personale e professionale e convertisse, liberasse Elena Anna dal giogo della pornografia. Niente più spettacolini e "porcellini-ini-ini". Seria la volevano, i suoi colleghi. Poco trucco, i capelli raccolti, un filo di perle, il tailleur, al massimo un foulard, e sopratutto un paccone di carte sotto il braccio. Immagine di ex peccatrice riscattata dall'impegno politico, a riprova della saldezza delle istituzioni rappresentative della prima Repubblica.
Così gli abitanti del Palazzo speravano di ricacciare dentro non si sa bene a che cosa la potenza esecrabile e trasgressiva che Cicciolina aveva messo in circolo nella vita civile.
Solo Giulio Andreotti, nel suo immenso scetticismo, diffidava degli ambigui fremiti della linea Gladstone, né pareva disponibile ad equiparare la pornostar a una specie di Maria Maddalena della democrazia rappresentativa all'italiana. La questione della pornostar se la poneva certo anche lui, ma pareva suggerire piuttosto la linea del negoziato flessibile: "La presidenza della Camera", era la soluzione prospettata da Andreotti, "potrebbe proporre un compromesso : la neo-eletta si impegna a indossare abiti rigorosamente accollati, senza risparmio di tessili, e per compenso negli appelli non si chiamerebbe Staller, ma Cicciolina, fino al raggiungimento dell'età sinodale".(20)
Consigli e lusinghe, comunque, totalmente a vuoto. Se la campagna elettorale di Cicciolina era stata abbagliante nella sua insania, i festeggiamenti per l'elezione si possono rappresentare, senza nemmeno troppo fantasia, come un vero e proprio rito dionisiaco di massa. Centinaia e centinaia di "cicciolini" descamisados in rumoroso corteo per via del Corso, su e giù, più volte, Ilona che esce fuori dalla solita Renault, come Farinata degli Uberti, il braccio guantato, che fa il segno di vittoria e addosso alla macchina una calca che ondeggia, brulica, si aggrappa e travolge quel che trova davanti. Quindi tutti ancora a piazza Navona per il solito assalto a Cicciolina: la toccano, la prendono in trionfo, le mordono il sedere, finisce carponi dentro una fontana del Bernini, che alla fine ne esce malconcia, con un putto di marmo senza un piede, sgretolato dalla folla. E poi c'è lei che sguazza per un po' nell'acqua, protetta e poi estratta da un cordone di poliziotti e carabinieri che le fanno da scudo fino all'
automobile. (21) E' il 17 di giugno.
La notte del 19 Cicciolina si esibisce al Gabbiano di Viareggio nello spettacolo Perversion. In sala sono rappresentate tutte le testate italiane e anche qualche giornalista straniero. Prima canta l'inno pacifista:
Americani e russi
vogliono la guerra atomica,
anatomica.
Ma io spero che arriverà
l'amore per l'umanità!
Poi avverte: "Qui ci sono i cicciolini-polizioti che, se faccio penetrazione, dicono, mi portano in prigione perchè violo l'articolo 528 del codice penale". Perciò, referendum: "Alzi la mano chi si sente offeso se io faccio penetrazione. Nessuno? Bene, allora posso cominciare". E via con i soliti numeri, lo specialissimo pupazzone di pezza con fallo di vetro (cui è riservata l'incombenza di cui sopra), la discesa negli inferi della platea smanacciante, le fiammelle accese per i bimbi che muoiono di fame, il serpentone rimbambito, "pioggia dorata", che sarebbe la pipì addosso ai "cicciolini" delle prime file...(22)
La decima legislatura, la legislatura di Cicciolina, comincia in una giornata afosa, sotto un cielo grigiastro, caldi i muri dei vecchi palazzi, le misteriose pozzanghere estive di Roma, piazza Montecitorio sempre troppo piena o troppo vuota. Allora senza transenne, e perciò intasata da macchine, vigili, poliziotti e portaborse che nel luglio romano perdono la grazia e i privilegi del loro status, e visti là, in piedi fuori dal Palazzo, si confondono con gli agenti in borghese delle scorte.
Il pomeriggio dell'inaugurazione, turisti e curiosi si combattono l'ombra sottile dell'obelisco di Psammetico II con giovani fascisti che chiedono a gran voce libertà per il professor Paolo Signorelli, demoproletari che manifestano a favore del referendum e distribuiscono funghi ("meglio trifolati che nuclearizzati"), dimostranti dell'Unione Inquilini e anche un drappello di femministe che ce l'hanno, pure loro, con Cicciolina. A rendere lo scenario più surreale, arrivano tutti insieme i deputati verdi, sudati, pedalando su biciclette gialle. Una neo eletta di buona stazza, sempre verde (anche se poi destinata a confluire sotto il sole nascente di Cariglia), sale i quattro gradini che portano alla Camera tirandosi appresso una carrozzina con dentro il figlioletto. E' un gesto che vorrebbe richiamare, all'inizio dei lavori, la necessità di un asilo nido per i parlamentari. Inquadrate da lontano, le facce serie dei commessi, con baffi, in divisa scura, che accolgono l'eccentrica richiesta allargando le braccia
, appaiono perfettamente in linea con le altre sequenze di questo film inverosimile e a suo modo rigonfio d'inquietudini.
Cicciolina arriva abbastanza puntuale sul set già stracolmo. Dalla cronaca, di grande ritmo cinematografico, di Giampaolo Pansa: "Ore 15.25: apparizione della Staller. Col seguito tettuto di Rambe, Moane e Hule Hop. Coi cartelli. Coi fanatici. Coi maniaci. Con l'assalto all'arma bianca di noi campioni dei media. Sole a picco. Afa. Sudori e odori. Furiosa trascrizione dei cartelli. Cartello di Ramba: 'Forza Cicciolina, sei tutte noi!' Cartello di Moana: 'Cicciolina con amore in Parlamento!' Cartello di Petra (assente), inalberato da una vice Petra: 'Cicciolina, anche se non sono qui, sto portando per te il profumo del sesso in Italia!' Strip in pubblico di Moana & C. Esibizione di tette di vario formato, quasi sempre extra large. Poliziotti angosciati. Granatieri di Sardegna per un pelo non impassibili. Grida. Spinte feroci. Sangue dal viso di un cameramen. Disagio. Aria da luna park di quart'ordine in Parlamento. Ancora disagio. Umiliazione. Voglia di mandare tutti al diavolo. Lei, Cicciolina, nell'orrendo v
estito verde, le calze bianche, i guanti di pizzo, sorride professionale. Ma è livida di paura". (23)
Sono emozioni, descrizioni e immagini che impressionano parecchio Federico Fellini, un Fellini atterrito, che ammette di sentirsi "completamente scavalcato" da una realtà così felliniana. Proprio alla sua fantasia di regista, al suo colpo d'occhio di visionario si deve una chiave d'interpretazione di quel fenomeno, di quel personaggio: "Cicciolina è un sogno della società italiana, qualcosa di profondo che affiora involontariamente e con cui si devono fare i conti..."(24)
Un sogno, ecco. Soltanto nel sogno il sollievo di poter finalmente ricollocare quei pezzetti di realtà distorta, frammentaria, altrimenti inclassificabile. "Gesucrì" alla guida della Renault, il serpente riposto dopo il numero in una sacca di plastica rossa in un angolo del palcoscenico, lo schizzo di pipì sulle Nikon dei fotografi al Gabbiano, il baffuto autista democristiano che prende in braccio Ilona, la fontana di marmo che si sbriciola, i morsi sul sedere, quel suono, "cicciolino, cicciolino", che, ripetuto come il "cittadino" dei rivoluzionari francesi, finisce per annullare qualsiasi differenza, in una sorta di democraticismo regressivo.
Lei stessa. "Quelle risatine", continua Fellini, "quel parlare mielato e balbettante, quel sorriso costante incomprensibile come un geroglifico, quegli abiti bianchi da sposina o da comunicanda danno a Cicciolina l'impenetrabilità di un simbolo chiuso, di un sogno incubatico. Ilona Staller in parlamento è una situazione del sogno come radiografia di qualcosa di non risolto, come smania buia che agita in sè contenuti profondi allarmanti."(25)
Questa suggestione prossima alla realtà non metteva affatto in dubbio che qualche giorno prima, in una dimensione tutt'altro che onirica, circa 20.000 elettori avessero votato in quel modo. Elettori persi, beffardamente disperati, oppure camuffati, o guastati dalla volgarità, comunque non più raggiungibili dalle sonde politiche tradizionali.
Di costoro, certo, i partiti potevano fregarsene. E infatti lo fecero ampiamente. Rimane solo il fatto che per una democrazia con pretese di buona salute quel voto lì non era proprio un bel segnale.
Il sospetto, oggi, è che pur nella sua pregiudiziale indeterminatezza quella che Fellini aveva definito "smania buia" era recidiva, schiumaccia già affiorata da qualche gorgo sotterraneo neanche un anno prima.
C'entravano ancora, indirettamente, i radicali, anzi per l'esattezza la segnalazione via etere proveniva da Radio Radicale. Per qualche ragione economica che anche allora ne minacciava la chiusura, nell'agosto del 1986 per la prima volta l'avevano consapevolmente abbandonata alla mercè dei suoi ascoltatori. Quattro centralini con segreteria automatica accettavano qualsiasi messaggio. Mezzo minuto a messaggio. Una volta registrato, veniva messo in onda senza alcun filtro, a creare un'interminabile catena di interventi "dal basso".
L'idea dei radicali, nel loro candido sperimentalismo sempre un po' provocatorio, era di raccogliere e ritrasmettere a ciclo continuo qualcosa che assomigliasse a una solidarietà per l'emittente in crisi. Invece dentro i microfoni si rovesciò sin dalle prime ore un'alluvione di fango. Fango pubblico e privato che arrivava da chissà quali tenebre, suoni spaventosi, rutti, rantoli, pernacchie, sghignazzi, filastrocche da squilibrati, ossessioni, volgarità, violenze, oscenità di tutti i tipi, per tutti i palati, dal razzismo al demenziale puro, con venature anche qui di sogno andato a male. "Energia maledetta", la classifica Pannella, "il vulcano del male su cui camminiamo", "la bestia", "i guasti profondi che vivono accanto a noi e in noi".(26) Lo scandalo, comunque, tanto per cambiare.
Venticinquemila telefonate: un po' più dell'elettorato di Cicciolina. "Voci squillanti o sommesse", le ha ricordate Oreste Del Buono, "contenute o anelanti, impaurite o sfrenate, lamentose o sarcastiche, narcisistiche o scandalizzate, predicatorie o confidenziali, malizione o candide, voci maschili o femminili, voci di tutti i sessi accettati o non accettati o anche di qualche sesso non ancora esattamente identificato sono traboccate dalla radio, hanno dilagato ovunque, risvegliando prima la meraviglia e in un certo senso un'imprudente divertimento, poi via via il sempre crescente allarme di quanti si ritenevano fuori dalla mischia incalzante e, invece, progressivamente scoprivano di essere raggiungibili dalla melma...".(27)
Con il senno di poi quell'Italia anonima e perversa, un po' animalesca, povera di parole e di idee, non appariva poi così distante, anzi sembrava idealmente ricongiungersi a quest'altra che sempre d'estate, nel buio di una cabina elettorale, l'anno dopo aveva spinto la pornodiva verso l'aula di Montecitorio. In entrambi i casi, si poteva osservare in anticipo o ascoltare in lontananza la deflagrazione del discorso politico tradizionale. Il botto del sistema, in qualche misura, un preannuncio di dissacrazione resa possibile dalle stesse regole del gioco.
Se l'Italia e le sue istituzioni rappresentative, all'indomani del voto del 1987, avessero conosciuto una stagione di pace e stabilità; se a partire da quella data non ci fossero stati sei-sette governi tempestosi, un ciclone ad altissima intensità esistenzial-costituzionale come quello di Cossiga, e poi la disfatta politico-giudiziaria di tutta una classe dirigente... Beh, se tutto fosse andato liscio e tranquillo, forse non varrebbe neanche la pena di star qui a collegare, in modo arbitrario, spericolato, le telefonate oscene di qualche buontempone con il caso di una pornostar eletta per sbaglio, per scherzo. Né sarebbe il caso di elucubrare sulla fine della Prima Repubblica prendendo a pretesto una mezza frasetta di Fellini.
Se fosse andato tutto bene...
Visto che no, e considerato pure che nell'estate del 1987 i maggiori leader parevano soprattutto occupati a consolidare con mezzi anche illegali un sistema destinato a crollare in capo a cinque-sei anni, con un po' di audacia ci si può anche chiedere se un altro aspetto per cui Cicciolina diffondeva attorno a sè una potente carica ansiogena non fosse in quel suo portare, di nuovo, alle estreme conseguenze uno schema pericoloso di cui proprio allora si parlava assai. Un ordigno per il quale i pertiti spendevano - sostanzialmente a vuoto, a giudicare dai risultati - parecchi quattrini: la politica-spettacolo, il trionfo dell'apparenza.
E quindi ci sono studi e saggi, intere biblioteche, consulenti, image-makers, strategie, tecniche e altre sempre assai costose diavolerie. Che mai e poi mai - questo è il punto - possono entrare in concorrenza con le spaventose potenzialità attrattive, seduttive e se si vuole anche spettacolari del sesso. Su quest'ultimo terreno Ilona giocava in casa, partiva immensamente avvantaggiata. Così avvantaggiata da potersi permettere il programmatico lusso di dar corpo - letteralmente - alla simulazione, alla parodia, alla falsa esteriorità su cui proprio allora cominciava a prosperare questa politica-spettacolo.
Per il solo fatto di essere quella che era, indipendentemente dagli obiettivi che s'era posta e dal grado di consapevolezza del gioco che aveva alimentato, Cicciolina metteva a nudo e in qualche modo smascherava i pervertimenti di una realtà che per raccattare consenso imboccava la strada del trucco, dell'artificio e dell'illusione. La pornostar in politica costringeva a fare i conti con la finzione della politica, ne segnalava gli aspetti paradossali, alienanti. In un certo senso, la semplice - per lei - esibizione di un seno aveva il potere di oscurare, vanificare e ridicolizzare non solo il vuoto programmatico della vecchia politica, ma persino gli immensi sforzi di contraffazione seguiti dalle macchine politiche su candidati che magari erano ladri, ladrissimi, eppure venivano presentati all'elettorato come superonesti.
Per cui, a distanza di anni, magari si può affermare con serenità che la tetta messa generosamente in mostra da Ilona sulle bancarelle di quella campagna elettorale era vera, reale, di carne. Mentre invece, per dire, il segretario socialdemocratico Nicolazzi, che allora prevedeva tangenti addirittura sulla costruzione delle carceri, vendeva sicuramente merce falsa ed era meglio, molto meglio che si fosse risparmiato quelle sue foto ritoccate e quel suo slogan trionfale, con tanto di ammiccamento etico: "A viso aperto". (28)
Più di qualsiasi altra, oltretutto, la professione di attrice hard-core rendeva Cicciolina un caso scientifico, accademico, da manuale. Ora, è probabile che né lei né Schicchi avessero approfondito uno dei primi testi sull'argomento, Lo Stato spettacolo di Roger Gèrard Schwartzenberg. E tuttavia proprio a partire dal triste destino del cittadino ("cicciolino") che "si crede libero, attivo, influente, quando invece non è che uno spettatore", lo studioso francese era approdato al tremendo teorema secondo cui il "voyerismo politico" rischiava di soppiantare le democrazia. Come un lento, implacabile narcotico, scriveva il professore già nel 1977, la "contemplazione passiva" uccide la partecipazione e più in generale la realtà. Ingannato da euforizzanti manipolazioni, vagamente stregato, ormai incapace di distinguere tra vissuto reale e vissuto immaginario, il cittadino ("cicciolino") elettore partecipa alla vanità popolare "non più di quanto uno spettatore di un film pornografico non partecipi all'azione am
orosa. Egli ha semplicemente pagato il diritto di vedere altri amare al posto suo".(29) Ancora: "Lo spettatore di un dibattito politico in televisione non fa più politica di quanto lo spettatore di un film pornografico non faccia l'amore". (30)
L'incantesimo di Ilona Staller, insomma, preannunciava un passaggio minaccioso, addirittura catastrofico.
Poi, magari, l'apocalisse è stata rinviata...
Il sospetto che con Cicciolina la si stia facendo un po' troppo lunga si insinua di notte, complice l'odore di pesce fritto di un ristorante-pizzeria sperduto lungo la via Cassia, diciottesimo chilometro o giù di lì, dopo il raccordo anulare, dopo la Giustiniana, dopo la Storta. Di questa pizzeria immersa nella notte, Schicchi è cliente abituale, familiare. Un bel po' oltre l'ora di cena, che a Roma è già tarda. Trionfo di neon e di alluminio anodizzato, bambini insonnoliti che appendono alle gambe degli adulti, in attesa che prenda fuoco la scintilla del capriccio finale. Bambini: e di nuovo sorge il dubbio che la storia di Cicciolina, quel vento sconvolgente di follia che si tira appresso sia in realtà finito nel modo più normale, naturale, in barba alle più oscure profezie.
Sulla cartella medica, poichè da un pezzo aveva superato i ventotto anni, devono averle scritto: "Primipara attempata". General Hospital, pulitissimo, americano. Vagiti, tettarella, ciuccio e biberon...I misteri della maternità - la continuazione della specie - vincono dunque quelli del sesso commerciale, che a loro volta dominano quelli del potere. Vai a sapere. Perchè al dunque Ilona, divenuta luterana, si è sposata nel tempio ("Non c'è ragione di rifiutare", ha spiegato il pastore Szokolay, "anche la signorina Staller ha diritto alla misericordia di Dio") (31), e con l'aiuto della madre, la signora Nogrami, ha dato la vita a questo bellissimo pupone biondo che si chiama Ludwig. "Angelo, angelo mio", lo chiama lei, che adesso ha i capelli bruni, quasi raccolti. E in fondo sarebbe l'unico, Ludwig, con qualche ragione abilitato a chiamarsi "Cicciolino".
Con la pazienza di uno zio, Schicchi gli ha fatto le foto, a Parigi. Cicciolina non vive più in Italia. Almeno per il momento sembra uscita dal giro della politica e del porno-business. Se ne sta negli Stati Uniti con il marito scultore, un americanone di origine tedesca, Jeff Koons. Ogni tanto litiga con Jeff, un paio di volte è tornata in Europa in maniera più o meno rocambolesca. (32) Per poi, comunque, sempre rispondere ai richiami materni al di là dell'Oceano.
A parte Il Borghese, che paventa "il ritorno della sozzona", la stampa italiana ne segue le vicissitudini coniugali con rassegnata simpatia, ma senza trepidazione. Cicciolina è ormai una quasi matura signora e anche piuttosto ricca.
Il suo manager, Schicchi, l'ha persa. Ne parla, adesso, un po' trasognato, in penombra, tra le pareti damascate e impregnate di fumo freddo del suo Fan's Club, piccolo regno del sesso in visione ravvicinata che sboccia in mezzo a certi remoti palazzoni desolati e forse anche disabitati, non lontano dalla pizzeria dove lo trattano come "un re bambino" (33). Dal Buio di un posteggio vengono fuori, uno alla volta, come tanti sonnambuli, ragazzetti che si infilano in un locale da cui proviene un'assordante versione rock del Kyrie Eleison. Deve trattasi di spettacolini che nulla più hanno a che fare con la politica.
"Ilona è in America", confida mestamente Schicchi.
Non sa bene dove. Nascosta. Segue il lungo, immaginifico flashback di un'avventura al confine con il Messico, lui, Ilona, un motel di Tijuana, le dune del deserto, le bande di chicanos, la polizia americana, gli elicotteri che spazzolano la frontiera con fari, certi trasgressivissimi Mitchell brothers - che lui dà per scontato che si conoscano - "allora, i Mitchell brothers erano il nostro contatto negli USA..."
L'epopea contrabbandiera introduce, nel ricordo di Schicchi, aspetti davvero misteriosi, poteri che si combattono, verità occulte. In estrema sintesi: all'inizio, giovanissima, Ilona avrebbe lavorato per i servizi segreti dell'Est. (34)
In seguito conflitti planetari si sono combattuti all'ombra del suo fascino. Altro che Zanone, il polo laico e la campagna referendaria per la preferenza unica: spionaggio e controllo delle menti, destabilizzazione internazionale attraverso il sesso. Est contro Ovest.
Fermo lì, Schicchi: s'è fatto tardi.
Al ritorno la Cassia è più buia, e più fresca. Spento è anche il neon del cartello pubblicitario davanti al ristorante. Una reclame di dentiere, "il futuro dell'implantologia". Cicciolina, donna-simbolo, inconsapevole anticipatrice del patatrac istituzionale, poi madre, esule, rapita dalla CIA, quindi forse anche agente segreto. Come un sogno che sopravvive al personaggio.
Per chi voglia di ripassare l'avventura politica di Cicciolina, a questo punto Montecitorio torna ad essere un luogo tranquillo, rassicurante. E pazienza se l'onorevole Staller, "parlamentare, è finita prima di incominciare". (35) Il vero giudizio di Vittorio Orefice è, per l'appunto, appena un po' troppo severo. Nel Palazzo c'è chi - per dirne uno il disc-jockey del garofano Jerry Scotti - si è "visto ancora meno di lei, e meno di lei ha prodotto".
Sette le proposte di legge presentate su argomenti disparati come i reati di oscenità, la riforma della normativa Merlin, l'istituzione di parchi e alberghi dell'amore (già meglio dell'analoga normativa proposta dal socialdemocratico Antonio Bruno, che si era dichiaratamente ispirato a Istambul), lo studio della sessualità nelle scuole, l'"affettività" dei detenuti, la tassa ecologica, le pellicce e la vivisezione. Sessanta le interrogazioni al governo. Anche qui un campione di varia umanità e animalità, dagli obiettori di coscienza alle tartarughe marine, passando per sequestri di video hard, presidi che vietano la minigonna alle studentesse, siringhe monouso, episodi di intolleranza nei confronti di extracomunitari, AIDS e caccia allo squalo nelle acque dell'alto mare Tirreno.
In sette occasioni Cicciolina ha preso la parola nell'aula. La prima volta, sull'ora di religione, il resoconto stenografico della seduta lascia immaginare una scenetta di genere comico-grottesco: »STALLER ELENA ANNA - Onorevoli "cicciolini", se il Cantico dei cantici fosse stato studiato da tanti onorevoli "cicciolini" porcellini che sono tra noi, essi sarebbero diventati più buoni e più onesti... [commenti]. PRESIDENTE (il dc Vito Lattanzio) - Onorevole Staller, la prego di usare termini parlamentari! STALLER ELENA ANNA - Pardòn, presidente, mi scusi... Diciamo la verità, "cicciolini" deputati, quando fate una godutina... PRESIDENTE - Onorevole Staller! STALLER ELENA ANNA - Mi scuso. Quando fate una godutina, ciò vi rende meno aggressivi, meno cattivi, più simili agli angioletti... Non te la prendere a male, "cicciolino" Galloni... (36)
Sulla legge sulla violenza sessuale - legge peraltro mai arrivata in porto - Cicciolina trova invece le parole giuste forse proprio per il suo intervento, che risuona sincero e quindi pieno di dignità, la discussione conosce un momento alto, sottolineato dagli applausi di tutta la sinistra: "Onorevoli colleghi, io concedo il mio corpo a tutti e a tutto, ma nessuno può sfiorare il mio corpo con un dito, se non voglio. Nessuno! Decido da sola e non c'è nessuno che sappia immaginare meglio di me quanto può essere squallido il sesso imposto con la forza. E' per questo che sento il bisogno di dire che lo Stato deve fare tutto il possibile per impedire che la sessualità sia sporcata dalla violenza!" (37)
Infine nel dibattito che segue alla presentazione del sesto governo Andreotti, luglio 1989, la Staller si rivolge ai banchi dell'esecutivo per dire, più o meno, quel che già pensavano diversi milioni di italiani: "Le formule di governo cambiano, ma le vostre facce rimangano sempre le stesse. C'è sempre Gava, c'è sempre Mammì, c'è sempre Misasi, c'è sempre "cicciolino" Andreotti. Siete sempre gli stessi, e la cosa è più grave è che anche i problemi sono sempre gli stessi, ma voi fate finta di niente e continuate a chiedere voti, a far cadere i vostri stessi governi e a farli resuscitare. Gli anni passano e le vostre facce restano!". (38) Nulla, certo, che possa arricchire la tradizione oratoria dell'aula parlamentare, ma pur sempre un'accettabile ricostruzione di quella fase storica.
In compenso è nella giunta per le autorizzazioni a procedere in giudizio, il piccolo organismo che valuta se spedire o no il collega parlamentare davanti al giudice, che Cicciolina passa come un uragano, lasciando il segno di una presenza di quantità e qualità.
La Staller, si capisce, ha bisogno dell'immunità. Per i suoi show dal vivo, in foto, in cassetta (ma c'è Le Ore che pubblica anche una Cicciolina disegnata a fumetti, in bianco e nero) il già tanto discusso istituto ha tutta l'aria di esserle addirittura indispensabile. L'elezione, oltretutto, non ha affatto rallentato i suoi ritmi professionali. E così fioccano le denunce, tante, da quasi tutta la sterminata provincia che l'onorevole pornodiva tocca nei suoi giri per le discoteche e i night nell'umile Italia.
Abituati a tutt'altro genere di reati, fin dall'inizio della legislatura i membri della giunta si ritrovano subissati da incartamenti a volte anche spassosi che almeno - c'è da sperare - li avranno un po' distratti dalla terribile nenia delle corruzioni, delle distrazioni, delle diffamazioni e dei peculati. E se certo, lo spasso dipendeva anche dalla prosa giudiziaria o questurina, è anche vero che da Rossano Calabro a San Daniele del Friuli, passando per Recco, Velletri, Varazze, Sanremo, Viareggio - dove, come si ricorderà "alla fine dello spettacolo, l'imputata aveva orinato in direzione del pubblico"(39) -, Cicciolina ne aveva combinate di tutti i colori, in un carnevale di canzoni con espressioni quali "pompini", "dilatazione del sesso femminile", "mimo di atti erotici con un pupazzo di peluche rappresentante un cane lupo", "toccamenti", "frusta con manico di legno", "protesi falliche di varia foggia".
Giorno dopo giorno, una vagonata di fantasie inquisitorie veniva depositata sugli scaffali della giunta, in supposta violazione dell'articolo 528 del codice penale (pubblicazioni e spettacoli osceni). A Venezia Cicciolina "si era ripetutamente esibita su statue equestri, in gesso e metallo, a seno nudo o indossando un velo trasparente dalla vita alle ginocchia che consentiva la vista del pube e delle natiche".(40) A Roma, aveva manifestato nuda a favore degli animali "spalmando il ketchup sul proprio corpo e sulle vetrine della pellicceria Canali a via del Tritone".(41)
Ben quattordici volte la magistratura ha chiesto, con alterne fortune, di poter processare l'onorevole Staller.(42) Mentre, su un altro piano, la natura particolarissima dei reati, in combinazione con lo status parlamentare, la rendevano ormai soggetto di giurisprudenza, e anche motivo di duelli dottrinari.
Su Cicciolina si sono esercitati incrociando i codici giudici e studiosi. Il pretore di Corigliano Calabro prendeva spunto dal "grande successo elettorale riscosso dalla Staller, cui sono stati tributati migliaia di voti da parte dei cittadini" e "dall'esito di una campagna elettorale che minuziosamente, con dovizie di particolari descrittivi, ha divulgato le prestazioni artistiche della candidata, sì da identificarla con tali contenuti", per giustificare il non luogo a procedere, in pratica l'assoluzione. Contro il pretore calabrese, un realista garantista, si ribellava - non senza toni sprezzanti - il professor Umberto Ferrante, studioso purista, già esperto di pudore. Egli accusava il giudice di aver operato "una grave frattura logica". L'elezione della Staller, secondo il suo giudizio, poteva "al più costituire un metro di valutazione per la maturità culturale e politica" dei di lei elettori. (43)
Ai duellanti del giure si aggiungevano, per forza, gli onorevoli colleghi di Elena Anna che in sede di autorizzazioni a procedere si trovarono a decidere sul destino della loro singolarissima collega.
Il socialista Andrea Buffoni, cui soprattutto nei cinque anni e mezzo tocca di sbrogliare come relatore la maggior parte degli impicci giudiziari di Cicciolina, introduce un senso garantista la "questione della notorietà". "L'Onorevole Staller", sostiene, "non sarebbe stata certamente perseguita, come non lo è stata in passato, se non fosse divenuta deputato." (44) Questa impostazione, più di una volta, serve a dimostrare che in effetti il giudice è mosso da fumus persecutionis.
Ma a volte anche Ilona esagera. Perciò, alla lunga, gli onorevoli della giunta finiscono per adottare una specie di codice-Cicciolina. In pratica, concedono l'autorizzazione quando le scorribande erotiche sono state eseguite in piazza, davanti a tutti. Gliela negano invece quando per assistervi la gente ha pagato un biglietto.
Ma forse molti giudici non lo sanno, non se ne rendono conto, forse non gliene importa nulla. Perciò continuano a denunciarla, anche per spettacoli "al chiuso". E Buffoni a replicare, per iscritto, in modo sempre più infastidito e polemico: "La procura", esordisce in una sua relazione, "non ha resistito alla "sindrome Staller" (i cui solo spettacoli vengono perseguiti e seguiti dalle forze dell'ordine)..."(45) Oppure: "Il deputato Staller sembra essere diventato bersaglio privilegiato di iniziative giudiziarie..." (46) "Ormai", si difendeva lei con qualche ragione, "anche se facessi spettacoli completamente vestita, per il personaggio che "indosso", verrei comunque accusata di fare quello che per molti rappresento." (47) La riprova era che pur partecipando ai più svariati accoppiamenti sul set, denunciavano solo lei, e i suoi partner la facevano sempre franca.
Anche questo, però, era il prezzo da pagare a un successo tormentato e a una popolarità sempre più crudele.
Pure con i radicali cominciò maluccio e finì peggio.
Moltissimi di loro si pentono la sera stessa dell'elezione.
Alcuni come Enzo Tortora e Domenico Modugno lo dicono chiaro chiaro; altri hanno l'aria di chi vorrebbe poterlo dire. Invece di fare la finta tonta, che pure le riesce benissimo, lei si mette sulle sue. Peggio, con l'aria più innocente del mondo va a stuzzicare i delicatissimi equilibri del mondo pannelliano; pare prenderci gusto a battere e ribattere sui tasti dei risentimenti, degli amori, delle gelosie e delle nevrosi che nel PR sono da sempre quasi più esistenziali che di partito.
Inizia col chiamarsi dolcemente fuori, Cicciolina, dagli obblighi di "rotazione" del seggio, anche qui mettendo la dinamite sotto una fragile costruzione di impegni, promesse, sacrifici, ricompense. Frequenta e non frequenta i lavori parlamentari, però si secca molto quando al gruppo parlamentare la tolgono d'autorità dalla Commissione Difesa alla vigilia di un viaggio nel Golfo Persico, a trovare i marinai italiani che sono laggiù. Per qualche mese, oltretutto, quegli stessi mass media con cui i suoi compagni di partito hanno per tante ragioni un rapporto un po' agitato enfatizzano qualsiasi sospiro di Ilona. E anche questo non aiuta a distendere il clima.
Più in generale Cicciolina non sembra rendersi conto che anche nella cerchia pannelliana la sua elezione e stata vissuta come un trauma. Così forte che proprio in questa fase, e proprio su Cicciolina, vanno ricercate le prime, gravi ragioni di dissenso che porteranno anni dopo al sostanziale abbandono di un dirigente "storico" come Teodori e di due ex segretari della terza generazione come Giovanni Negri e Francesco Rutelli.
Con queste premesse a Bologna al XXXIV congresso del partito, gennaio 1988, non è proprio possibile evitare il più classico, ridicolo e preannunciatissimo psicodramma che parte con la solenne autocritica del segretario Giovanni Negri: "Cicciolina è stata un errore". (48) Prosegue con la contraccusa di "isterismo" da parte della Staller, presentatasi vestita di bianco, terribile calamita di flash, con Schicchi - anche lui sempre meno tollerato - perennemente alle costole. (49) E quindi con la sempre più personale contro-contro-replica di Negri: "Non mi sento meno sexy e meno bello di te, e forse posso anche dire di essere più giovane!" (50)
A quel punto - ma era già chiaro in partenza - non è più il congresso della via transnazionale o del laboratorio transpartitico. Né il congresso in cui, contro la proposta pannelliana, viene respinto il nuovo simbolo di Gandhi (poi adottato qualche mese più tardi). Sui giornali è soprattutto il congresso di Cicciolina.
Teodori: "Dietro il paravento della liberazione sessuale, la Staller sta organizzando un business, un mercimonio sfruttando il Partito radicale ". (51) Risposta di Ilona: "Scemo". (52) Poi è la volta di Rutelli, il capigruppo, che con scrupolo contabile le rinfaccia la mancanza di impegno parlamentare: "Su 33 riunioni della Commissione Difesa hai partecipato a 3 sedute su 268 votazioni d'assemblea sei mancata in 219". (53) Intanto Pannella tace, misteriosamente. Però la sera, cercano di interpretare i giornalisti, l'ha abbracciata.
Del tutto ovvio, in questo quadro, che ritorni fortissima la tentazione di raccontare la vicenda della pornostar in politica come la storia degli apprendisti stregoni, restituendo in questo modo scandali, incubi e tutte le altre implicazioni ciccioliniche ai soli radicali, Ancora di più quando è chiaro che per l'intero congresso Ilona è diventata una psicosi.
Basta che voli uno straccio, nel caso specifico una pelliccetta che alcuni incauti radicali spagnoli le hanno regalato, per montare una sorta di processo persino alla sua vocazione animalisti. Attacca Adele Faccio, con cui pure fino a quel momento la Staller è andata d'accordo: "Ma come", esplode, "noi siamo contro l'uccisione di tutti gli animali e accettiamo le pellicce?" Ilona temporeggia, si dichiara disponibile a una trattativa: "Quando mi sono morti serpenti e altri animali, li ho seppelliti con fiorellini alti alti, così sono sopravvissuti..." E allora, in platea, parte la signora transessuale, che mostra la sua, di pelliccetta. Ecco il giovanotto che solleva la questione del formaggio, se sia o non sia anche quella una forma di sfruttamento degli animali. Ecco quell'altro che attacca Moravia perchè ha una villa nel parco naturale del Circeo e così viola l'habitat delle bestie protette. Si finisce col parlare di cannibalismo. La Faccio apre il dibattito sul vegetarianesimo. E via, di nuovo, con g
li animali da allevamento, con la pornostar che insiste di amare i serpenti....(54)
E' ancora l'effetto-sogno di cicciolina che riesplode nel microcosmo radicale.
A congresso chiuso Pannella affida le sue valutazioni a un dialogo, tra il sarcastico e il surreale, tra "Cicciolone", che poi sarebbe la caricatura di se stesso sconfitto, senza più carisma, e "Scemolina", che naturalmente è Ilona, molto meno cretina di quello che sembra, nonostante il ritornello "Checcarinochesei! Checcarinochesei! Checcarinochesei!..." Nell'irreale botta e risposta tra queste due maschere disperate si colgono frammenti di verità. "Non puoi più continuare a lungo con questa penosa insalata di attrice, di radicali, di donna e di deputata...Devi diventare una donna rispettabilissima, una pentita che ogni tanto recita la parte della pornostar, invece che quella di una casta diva. Se no, alla fine, ti troverai come una donna sola con il culo per terra. Sola, triste, e nei guai con la giustizia, con tutti. Hai capito?" (55)
Nel dialogo immaginario Scemolina si ribella. Alla fine anche Ilona si ribella davvero, silenziosamente, ai radicali, che la vogliono diversa da come è, del suo personaggio, da Cicciolina. E scappa, torna, fugge, sparisce, lontano, lontano.
E però ancora viene da chiedersi come ha fatto, questa donna, a resistere così a lungo alla disumanità dello sguardo laser. Sempre esposta ed esibita a un pubblico di spettatori eccitanti, poi offerta a un elettorato enorme, anonimo, sul punto di scoppiare.
Il costo della deificazione, certo. La megacelebrità moderna che deve "sopportare il peso del simbolismo collettivo, le sue proiezioni e le sue fantasie". Anche Ilona Staller, a suo modo, in questa Italia che stava per cambiare, ha rischiato di essere una vittima rituale, "divorata dalla pietà e dal timore". (56) Quali orribili solitudini comporta ispirare un sogno e forse anche preannunciare un ribaltone. Meglio comunque averle vissute su un palcoscenico illuminato che nel buio di un pozzo.
Meglio, adesso, un baciolino ino-ino sulla capoccetta ancora pelata del tenero Ludwing che una stracca comparsata nel partito dell'amore. Proprio quando, amore o non amore, stava esplodendo l'Italia dei partiti.
1 Vittorio Zucconi, »Sesso, bugie, microfoni, ora la lotta si fa sporca , La Repubblica, 27 ottobre 1992
2 Margaret Hussey, "40 years of News and Current Affairs; Dangerous Liaisons, from Profumo to Mellor, Sex and Politics have always been a potent cocktail making and breaking careers". The Northern Echo, 30 luglio 1992.
3 Maria Laura Rodotà, "L'orgia del potere", Panorama, 1 ottobre 1989.
4 Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", Reverdito, Trento, 1987, p. 56. Con un'appendice antologica di articoli pubblicati all'indomani dell'elezione. è l'unico testo che ricostruisce la carriera di Cicciolina fino a quel momento.
5 "Perché mi iscrivo al PR, Le motivazioni di Ilona Staller", Notizie radicali, 26 novembre 1986.
6 "E a piazza Navona uno show di Cicciolina", La Repubblica, 17 gennaio 1987.
7 Il possibile contributo dell'industria pornografica nell'elezione di Ilona Staller è appena accennato da Gianni Borgna, "Il boomerang Cicciolina", Il Manifesto, 5 gennaio 1988.
8 Paolo Boccacci, "Due seni, uno slogan. 'Cicciolini votatemi'", La Repubblica, 29 maggio 1987.
9 Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", cit. pp. 83-84.
10 Adele Cambria, "Improbabile, poetica, comica Cicciolina", Il Giorno, 2 giugno 1987.
11 Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", cit. p. 21.
12 Ivi, pp.107-108.
13 Nazareno Fabbretti, "Quello che Cicciolina promette o fa", in Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", cit. p. 130.
14 Ivi, p. 87
15 Ivi, pp. 92-93.
16 Umberto Eco, "Un dollaro di onorevole", in Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", cit. p. 145.
17 Maurizio Marchesi e Fiamma Nirenstein, "Pannella dalle stelle alla Staller", Epoca, 2 luglio 1987.
18 Dacia Maraini, "Tutta di bianco mi voglio vestire", in Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", cit. pp. 148-150.
19 Marcello Flores, "Le protette del redentore Gladstone", in "La privacy è nuda", Il Manifesto, 20 febbraio 1992. Uno dei seguaci dell'uomo politico inglese, Henry Labouchere, spiegò che Gladstone riusciva a unire alla predilezione missionaria un sincero apprezzamento per un viso grazioso, e che la sua immagine della Maddalena era quella di una donna bellissima, con una figura superba...
20 Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", cit. p. 70.
21 Ivi, p. 16.
22 Ivi, p. 18.
23 Giampaolo Pansa, Lo sfascio, Sperling & Kupfer, Milano, 1987, p. 325.
24 Federico Fellini, "Ilona felliniana", in Alda D'Eusanio, "Il peccato in Parlamento", cit., p. 150.
25 Ibidem
26 Marco Pannella, "E' il vulcano del male su cui camminiamo", Notizie Radicali, 11 agosto 1986.
27 Oreste del Buono, prefazione a "Pronto?! L'Italia censurata delle telefonate a Radio Radicale", Mondadori, Milano, 1986.
28 Sulle esagerazioni e le menzogne pubblicitarie di quella campagna elettorale è impressionante rileggere, alla luce delle recenti inchieste della magistratura sulla corruzione, il capitolo "Zero in condotta" in Pansa, "Lo sfascio", cit. pp. 277-305.
29 Roger Gérard Schwartzenberg, "Lo Stato spettacolo", Editori Riuniti, Roma, 1980, p. 310
30 Ivi, p. 386.
31 "Cicciolina pornosposa a Budapest", Corriere della Sera, 1 giugno 1991.
32 Gabriele Romagnoli, "La nuova Ilona prigioniera in USA", La Stampa, 27 dicembre 1992. Cicciolina, allora in crisi con il marito, tentò anche la fuga, ma venne bloccata in aeroporto con il figlioletto. Attraverso un fax fatto recapitare in Italia con l'ovvia complicità di Schicchi, si dichiarò prigioniera: "Ho rinunciato alla mia vita politica, alla mia filosofia e persino al mio colore di capelli per cancellare quel mostro che è diventato, per Koons, da un'opera d'arte un vero e proprio incubo [...] Non voglio continuare a stare in una prigione per scontare le pene dei miei peccati, che peccati non sono [...] Ho deciso di interrompere un sogno, voglio tornare nel regno di chi ho fatto sognare". Notevole, anche qui, l'accentuata dimensione onirica.
33 "Lenin si fa vergine", intervista a Riccardo Schicchi di Renato Farma, Il Sabato, 6 febbraio 1993.
34 Sull'eventuale coinvolgimento di Ilona Staller in vicende connesse allo spionaggio, "Giornale arabo rivela: la Staller fu spia dell'Est". Corriere della Sera, 23 gennaio 1988, e "Cicciolina, Porno e spia", Il Giorno, 17 novembre 1988. In questo secondo articolo si attribuisce ai sospetti che "la Staller, per sua stessa ammissione, avrebbe lavorato per i servizi segreti di alcuni paesi dell'Est europeo" la vera ragione del mancato rilascio del visto da parte dell'ambasciata degli USA a Roma.
35 Vittorio Orefice, "La Velina", Mondadori, Milano, 1988, p. 83.
36 Camera dei Deputati, X Legislatura, Discussioni, seduta del 9 ottobre 1987.
37 Camera dei Deputati, X Legislatura, Discussioni, seduta del 7 marzo 1989.
38 Camera dei Deputati, X Legislatura, Discussioni, seduta del 29 luglio 1989.
39 Camera dei Deputati, Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Staller Elena Anna, Doc. IV, n. 142.
40 Camera dei Deputati, Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Staller Elena Anna, Doc. IV, n. 35.
41 Camera dei Deputati, Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Staller Elena Anna, Doc. IV, n. 147.
42 Delle 14 richieste di autorizzazione a procedere nei confronti del deputato Staller, in cinque casi l'autorizzazione è stata concessa, in altrettanti negata. In due occasioni è stata concessa per alcuni reati (pubblicazioni e spettacoli osceni) e negata per altri (associazione a delinquere). In due casi, infine, non è stata esaminata per sopraggiunto scioglimento delle Camere.
43 Umberto Ferrante, "Il nuovo senso del pudore: ovvero Cicciolina senza veli", in Giurisprudenza di merito, 1987, Fascicolo 6, pp. 1236-1237. E' riportata anche la sentenza del pretore di Corigliano Calabro.
44 Camera dei Deputati, Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Staller Elena Anna, Doc. IV, n. 39A.
45 Camera dei Deputati, Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Staller Elena Anna, Doc. IV, n. 41A.
46 Camera dei Deputati, Domanda di autorizzazione a procedere in giudizio contro il deputato Staller Elena Anna, Doc. IV, n. 66A.
47 Camera dei Deputati, X Legislatura, Discussioni, seduta del 15 giugno 1988.
48 Carlo Cambi, "L'incubo di Cicciolina nel sogno europeo del PR", La Repubblica, 3 gennaio 1988. Più esattamente, nella sua relazione il segretario radicale Giovanni Negri disse: "La candidatura è stata un errore che ha portato al partito danno politico, elettorale e finanziario".
49 "Ilona Staller al contrattacco: 'Negri è isterico', La Repubblica, 5 gennaio 1988.
50 "Cicciolina: regalo iscritti al PR", Il Giornale, 3 gennaio 1988.
51 Alberto Stabile, "Ma che vuole dire transnazionale?", La Repubblica, 5 gennaio 1988.
52 "Ilona Staller riconquista il congresso, 'Insegnatemi voi a fare politica'". La Repubblica, 5 gennaio 1988.
53 Maurizio Caprara, "I radicali bruciano la pornostrega", Corriere della Sera, 4 gennaio 1988.
54 "Cicciolina in pelliccia fa infuriare gli animalisti", Il Giornale, 5 gennaio 1988.
55 Marco Pannella, "Se la Scemolina dialoga con Cicciolone". Il Secolo XIX, 13 gennaio 1988. "Cicciolone", che i giornali hanno dato per sconfitto a Bologna, rimprovera "Scemolina" di aver frequentato distrattamente il congresso, dato che aveva da fare "una cosetta televisiva a Telesanmarino di Sotto". Le dice anche, più volte: "Smettila di fare la scema, a furia di farla, diventerai scema davvero. E piantala di prenderci per scemi, anche noi. Sennò lo diventiamo". Più esattamente "Cicciolone" esorta "Scemolina" in questo modo: "Diventa attrice davvero. Provaci. Va a scuola da una signora, da una attrice, da una radicale di classe, come Ilaria Occhini. Cessa di essere l'onorevole "Scemolina", diventa un'austera e candida signora di mezza età con un po' di anticipo e recita, ogni tanto, nell'hard'. Ma non più di qualche volta all'anno, tanto da rifornire le catene dell'editoria in cui avrai investito il tuo denaro. Fai lavorare di più, lancia le tue compagne di troupe..."
56 Camille Paglia, "Il culto di Diana: da qui all'eternità", Corriere della Sera, 29 agosto 1992.