M. H. Matin-Daftari - Iran
Avvocato, Presidente della Commissione giuridica del National Council of Resistance of Iran
SOMMARIO: In Iran, il sistema penale usa la lapidazione contro le donne, interferisce nella vita privata delle persone, pratica il taglione, privatizza la giustizia penale all'interno delle famiglia secondo uno schema tribale. Inoltre, ha giustiziato - dopo un processo sommario, senza diritto alla difesa - più di centomila oppositori e dissidenti iraniani. Quando è caduta la dittatura dello Scià, hanno preso il potere gli unici che avevano avuto la possibilità di organizzarsi: i fondamentalisti, nonostante avessero perso ogni credibilità presso il popolo per oltre un secolo. La rivoluzione (fine dell'ottocento) aveva prodotto una costituzione e un codice penale moderno e laico, sviluppatosi per sette decenni. "Colui che governa il paese è il custode della giurisprudenza divina. Egli è un essere supremo e superiore, e il diritto alla difesa - a fronte del diritto divino - scompare completamente."
("NESSUNO TOCCHI CAINO", 1 febbraio 1994)
Nel mio paese ero vice presidente dell'Ordine degli avvocati. Sono in Europa non soltanto come profugo, ma anche come presidente del Comitato giuridico e per i diritti umani del Consiglio nazionale della resistenza dell'Iran e del Comitato indipendente degli avvocati iraniani in esilio, che lottano per riconquistare un paese travolto dal regime del fondamentalismo reazionario.
Si tratta di un regime basato su un sistema penale abbandonato da secoli, che usa la lapidazione contro le donne, interferisce nella vita privata delle persone, pratica il taglione, privatizza la giustizia penale all'interno delle famiglia secondo uno schema tribale. Ma che, soprattutto, ha giustiziato - dopo un processo sommario, senza diritto alla difesa - più di centomila oppositori e dissidenti iraniani.
Questo regime - che non ha l'appoggio popolare - accresce il proprio potere terrorizzando la popolazione ed esportando il fondamentalismo islamico a base khomeinista in paesi islamici come l'Egitto, l'Algeria, il Pakistan, la Turchia.
Il fondamentalismo è nato perché il precedente regime lo ha tollerato, ritenendo che le forze reazionarie presenti nella società non costituissero un pericolo, mentre l'intellighenzia iraniana, la classe media o operaia non potevano organizzarsi in gruppi politici, sociali, non governativi oppure in forma di sindacato.
Quando la rivoluzione in Iran terminò con la caduta del regime dittatoriale dello Scià, presero il potere gli unici che avevano avuto la facoltà di organizzarsi: i religiosi di destra, o i cosiddetti fondamentalisti. Quelli che, nel mio paese, avevano perso ogni credibilità per oltre un secolo, cancellati dalla rivoluzione costituzionale iraniana, avvenuta alla fine dell'ottocento.
La rivoluzione - che era nata come movimento sociale, sorretto dal pensiero liberale del clero - aveva prodotto una costituzione e un codice penale moderno e laico, sviluppatosi per sette decenni.
Nel Codice penale dell'Iran, la pena di morte era prevista solo nel caso di omicidio premeditato. I magistrati erano liberi di ridurre la pena all'ergastolo oppure a 10-15 anni, e lo facevano spessissimo: per settant'anni, in Iran pochissime persone sono state giustiziate.
Purtroppo, i fondamentalisti hanno introdotto la legge del taglione, e la pena non serve più a mantenere l'ordine pubblico né a migliorare la società: essa è diventata, invece, una questione privata e di sangue all'interno di una famiglia. L'assassino, una volta condannato con metodi che non hanno nulla a che vedere con la criminologia moderna, è consegnato alla famiglia della vittima che può decidere di ucciderlo o di accettare del denaro. Anche il ladro perde le sue mani, e se continua a rubare perde la vita. Non può essere perdonato, e la sentenza non può essere ridotta perché è considerata divina.
Colui che governa il paese è il custode della giurisprudenza divina. Egli è un essere supremo e superiore, e il diritto alla difesa - a fronte del diritto divino - scompare completamente.
Nei processi di adulterio, che spesso finiscono con la lapidazione o gettando la persona dalla rupe o rompendogli la testa con una pietra o tagliandogliela, non c'è diritto di difesa. In termini moderni e civili di diritto, queste esecuzioni devono essere considerate veri e propri omicidi commessi dalle autorità.
Si può finire impiccati con l'accusa di essere "corrotti in terra", un reato vago, privo di ogni significato certo.
Non saprai che cosa hai commesso, finché non sarai davanti al giudice. L'Iran, per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, si colloca al di fuori del sistema giuridico internazionale. Migliaia di persone sono state impiccate per motivi politici, ma migliaia di altre sono state uccise senza processo, con l'accusa di traffico di droga: Una delle accuse più frequenti per sbarazzarsi di attivisti politici.
La società islamica avrebbe potuto essere più avanti di altre società del mondo. Nel 1906, quando abbiamo elaborato il codice penale e istituito la monarchia costituzionale, molti paesi dell'Europa - la Germania e l'Austria, per esempio - avevano ancora monarchie non costituzionali. Nell'Islam, l'ostacolo all'abolizione della pena di morte è costituito dal fondamentalismo khomeinista: il nostro popolo sta lottando per sconfiggerlo e riprendersi il paese.