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Bonino Emma - 1 febbraio 1994
NESSUNO TOCCHI CAINO - 12 - METTIAMO IN COMUNE IL PARTITO RADICALE

Emma Bonino

segretaria del Partito radicale transnazionale

SOMMARIO: Il diritto internazionale si basa su patti ratificati che non vanno oltre alle buone intenzioni dovuto all'assenza di giurisdizione e di strumento applicativo. La campagna per l'istituzione del Tribunale ad hoc contro i crimini nella ex Jugoslavia, è un primo passo politico per la istituzione anche del Tribunale permanente. Un punto fondamentale proposto dal progetto italiano è che in nessun caso potrà essere né comminata né applicata la pena capitale. Questo Tribunale è stato votato da paesi membri del Consiglio di Sicurezza, come Russia, Stati Uniti e Cina che ricorrono invece alla pena capitale "per reati di diritto nazionale certamente meno esecrabili, ad esempio, di un genocidio organizzato". Questo apre delle contraddizioni che gli abolizionisti dovrebbero saper sfruttare.

("NESSUNO TOCCHI CAINO", 1 febbraio 1994)

Tutti noi sappiamo come il diritto internazionale si basi su convenzioni, su patti ratificati da tutti o da molti che rimangono a livello di appelli, manifesti e espressioni di buone intenzioni perchè mancano di giurisdizione e di strumento applicativo.

Ci dispiace di non avere preteso, contestualmente all'istituzione del Tribunale ad hoc sulla ex-Jugoslavia, l'insediamento di un Tribunale permanente per i crimini in ogni parte della terra: dal Burundi, alla Somalia ai paesi d'Europa o d'America.

Noi sappiamo che esistono la Convenzione sul genocidio e i Patti sui diritti umani, ma che non è mai esistita - non siamo stati in grado di ottenerlo né come collettività politica né come società civile nazionale o internazionale - la strumentazione giuridica che possa rendere vincolanti o applicate quelle convenzioni.

La campagna che abbiamo fatto insieme, per l'istituzione del Tribunale ad hoc contro i crimini nella ex Jugoslavia, è un primo passo politico per la istituzione anche del Tribunale permanente. Esso deve essere edificato, dandoci la scadenza massima del 1995, il cinquantenario delle Nazioni Unite. Se riuscissimo a creare questo primo segmento di giurisdizione relativa ai Patti internazionali avremmo colmato il grande divario esistente tra la declamazione dei principi e la loro applicazione.

Lo statuto del Tribunale ad hoc contro i crimini in ex Jugoslavia ha recepito due punti fondamentali proposti dal progetto italiano: in nessun caso potranno essere comminate, nè eseguite, pene capitali. Non ci sarà un'altra Norimberga con l'orrore delle impiccagioni che ne seguirono. Ma, quel che più conta, questo Tribunale è istituito dal Consiglio di Sicurezza, cioè dall'autorità mondiale che - sebbene spesso criticata - è la più alta e universalmente riconosciuta. Questa autorità, che nel sistema delle Nazioni Unite è l'unica dotata di poteri vincolanti, ha stabilito che il Tribunale non comminerà né attuerà pene capitali. L'accettazione di tale norma apre delle contraddizioni che gli abolizionisti possono sfruttare. Infatti, questo Tribunale che esclude la pena capitale per i reati peggiori - come il genocidio - è stato votato all'unanimità dai paesi membri del Consiglio di Sicurezza, dalla Russia, dagli Stati Uniti, dalla Cina, Paesi che vivono la contraddizione di ricorrere invece alla pena capitale pe

r reati di diritto nazionale certamente meno esecrabili, ad esempio, di un genocidio organizzato.

Il ministro della giustizia degli Stati Uniti ha già manifestato il suo disagio per il fatto di appartenere a un paese esecuzionista e di avere votato, in seno al Consiglio di Sicurezza, per l'istituzione di un tribunale che esplicitamente la esclude.

E' una contraddizione che potremmo utilizzare nei paesi membri permanenti o di turno del Consiglio di Sicurezza.

Il campo del diritto, dei diritti umani come dei diritti civili e politici, comprende temi troppo importanti per lasciarli trattare solo ai governi, alle diplomazie, agli esperti: essi devono diventare cultura, e cultura organizzata; non testimonianza individuale, ma obiettivo comune. Io non credo alla cultura come dimensione astratta e staccata dall'impegno, che non sa scendere sulla tempificazione delle campagne, su obiettivi certo modesti ma determinanti per il futuro.

Da segretaria del Partito radicale transnazionale e transpartitico, insieme ai 500 parlamentari di tutto il mondo iscritti alla nostra organizzazione, insieme alle migliaia di cittadini provenienti da 40 paesi diversi, sono impegnata nel tentativo di affermare diritti, principi, doveri e regole che vivano al di là delle frontiere, e che siano rispettose dei principi su cui si basa la convivenza internazionale.

Siccome sono convinta della sua necessità; siccome chiunque appartenga a qualunque ideologia o parte politica può trovarsi unito su alcuni comuni obiettivi che noi proponiamo, non mi sento in imbarazzo - anzi, ne sento il dovere - di chiedere a voi, che siete membri della Lega per l'abolizione della pena di morte, di iscrivervi al Partito radicale transnazioanle e transpartito.

Se rimarremo divisi, ognuno nel suo paese, saremo sempre deboli, mentre i nostri avversari avranno sempre maggiori strutture, maggiori capacità di comunicare velocemente, di prendere decisioni rapide.

 
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