Igor Bezrukov - RussiaPresidente della Commissione legislativa
SOMMARIO: * Igor BEZRUKOV: La storia della Russia ha conosciuto l'applicazione della pena di morte. A volte abolita (989 sotto il principe Vladimir di Kiev), nei tempi moderni, la pena capitale fu sostituita con l'esilio in Siberia. Alla proclamazione dei boscevichi che nell'URSS non ci sarebbe pena di morte, seguirono purghe di massa e il suo ritorno negli anni 50, sistema efficace per combattere dissidenti politici. La grave situazione economica attuale in Russia aumenta la criminalità e quindi il ricorso alla pena di morte.
* Anatolij PRISTAVKIN: Presidente del Comitato per la grazia istituito da Yeltsin, contrario alla pena di morte. La Commissione, esistente da 18 mesi, ha già salvato 100 vite circa.
* Petru MUNTEANU - Moldavia: Propone l'abolizione progressiva, per tappe, onde non impressionare l'opinione pubblica.
* Vladimir GRISHKIN - Russia. Redattore della nuova costituzione russa, ha proposto l'eliminazione dell'articolo sulla pena di morte. Ma 100 deputati votarono contro. Il peso dell'opinione pubblica incombe.
* Zejnal IBRAGIMOV - Azerbaigian. Non c'è ancora un nuovo codice penale ed è in vigore quello sovietico. La guerra rende complessa la situazione. Si applica la pena di morte anche in caso di diserzione. La religione mussulmana, inoltre, vi è favorevole.
* Sonia MLADENOVA - Bulgaria. Fino al varo della nuova costituzione, nel 1990 in Bulgaria è stata imposta una moratoria sulle esecuzioni che dura ancora.
* Jakov GILINSKI - Russia - Le esecuzioni e le repressioni di massa sono uno strumento per mantenere il potere di un gruppo. Nell'ex-Unione Sovietica dal 1921 al 1953 furono condannate a morte 642.980 persone.
* Gaqo APOSTOLI - Albania - "Il popolo albanese ha subito tante e tali stragi, occupazioni e violenze che ha più confidenza con la morte che con la vita".
("NESSUNO TOCCHI CAINO", 1 febbraio 1994)
Nella mozione, il congresso di Bruxelles ha affermato che il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria, anche se emessa nel rispetto della legge, va affermato come fondamentale e inviolabile diritto della persona in ogni ordinamento giuridico, con particolare riferimento a quegli Stati che abbiano in corso la revisione della propria Costituzione. è il caso di molte repubbliche della ex Unione sovietica
Nel corso della storia russa, la pena di morte è stata applicata in diversi modi. In alcune fasi è stata anche abolita. Nel 989, sotto il principe Vladimir di Kiev, cominciò una discussione sulla base dei principi del Vangelo, e in effetti il suo principato ebbe una legislazione che non prevedeva l'applicazione della pena di morte.
Nei tempi moderni le cose sono cambiate: il seme del primo millennio portò a una situazione piuttosto unica, e la pena capitale fu sostituita con l'esilio in Siberia. Il condannato aveva la pietà, e,in molti casi,era assistito dalla popolazione locale. Dopo il 1917, la psicologia delle masse cambiò: i bolscevichi hanno cercato per due volte di abolire la pena di morte ma non ci sono riusciti. Dopo la loro ascesa al potere si proclamò al mondo che nell'Unione sovietica non sarebbe più stata applicata; seguirono invece le purghe di massa, e un ritorno alla pena di morte negli anni 50. Si voleva un sistema efficace per combattere i dissidenti politici, e a volte si ricorse a pretesti per applicare la pena capitale.
Nel 1953 intervenne un'amnistia e un'altra seguì nell'87; questo non diminuì il terrore diffuso nella popolazione, anche se analogo terrore era prodotto dalla criminalità.
Attualmente, in Russia è in vigore un codice penale adottato nel 1960. Più recentemente, fino alla fine degli anni 70 o agli inizi degli anni 80, i nostri giuristi hanno interpretato il codice penale in quanto esso prevede per la pena di morte lo status di pena "eccezionale". Durante i miei anni universitari, avevo scritto che la pena di morte era la sanzione "suprema"; fui pesantemente criticato, perché la pena capitale era una sanzione "straordinaria", essendo considerata pena suprema la privazione della libertà. Adesso le cose cambiano, sembra si torni a considerare la pena capitale come sanzione suprema e non più straordinaria, anche se è vero che si sta revisionando il codice penale.
Esso contiene in sé il germe della soppressione della pena di morte: infatti, prevede che non possa applicarsi ai minori, alle donne in gravidanza e alle persone con più di sessanta anni. Recentemente, con alcune modifiche provvisorie al codice penale, la pena di morte è stata soppressa per tutta una serie di reati. Non si applica più per furti di somme considerevoli, ma solo per delitti gravissimi come il banditismo, gli atti terroristici, certi casi di omicidio, certi casi di stupro, in particolare lo stupro a danni di minorenni. Sono circa sei le categorie di crimini per i quali la pena capitale è applicata.
Ma è interessante constatare che, nonostante la riduzione delle categorie di applicazione, il numero delle condanne a morte è invece aumentato.
Secondo il diritto russo i crimini passibili di pena di morte sono esaminati da un Tribunale di prima istanza di grado superiore ai tribunali penali regionali.
Stiamo conoscendo gravi problemi economici e assistiamo ad una divisione rigida della società in classi, tra ricchi e poveri: è inevitabile che in una società di questo tipo aumenti la criminalità, e, con essa, il ricorso alla pena di morte. Si constata però che il ricorso alla pena di morte non contribuisce a ridurre la criminalità: anzi i due fenomeni aumentano proporzionalmente. Al criminale non importa molto se sarà condannato a morte o meno; a lui interessa non essere arrestato.
Non tutti in Russia si rendono conto di questa situazione. I membri della Commissione Istituzionale del Congresso dei deputati del popolo hanno deciso di adoperarsi per la soppressione completa della pena di morte. Il fatto che siamo passati a un regime democratico ha indotto un ripensamento della popolazione a favore di principi umanitari democratici. Nella prima stesura della Costituzione scrivevamo che lo Stato aspira a sopprimere la pena di morte. L'attuale Costituzione, sottoposta a referendum il 12 dicembre scorso, contiene delle dichiarazioni di principio sullo Stato, sul ruolo o sul modo in cui va affrontato il problema della pena di morte, ma contiene anche affermazioni che vanno nel senso di una sua applicazione eccezionale e per crimini particolarmente gravi, fino a quando non potrà essere del tutto abolita. Si dice anche che l'applicazione della pena capitale sarà sottoposta alle leggi federali. Ma per la nuova Costituzione, gli Stati federati russi non potranno arrogarsi competenze in questo cam
po: il diritto penale rimane competenza federale.
Nonostante questa indicazione verso il futuro, rimangono molte cose da fare.
Il presidente della Federazione russa si oppone alla pena di morte, e anche grazie alla sua iniziativa la stiamo sostituendo con altre pene. Se in precedenza il condannato a morte, se fosse stato graziato, veniva condannato a 25 anni, adesso non è più così. Il parlamento uscente ha seguìto l'iniziativa del presidente, e cioè la commutazione, in caso di grazia, della pena capitale con il carcere a vita. C'è da chiedersi, però, come un nuovo presidente e un nuovo Parlamento si porranno di fronte a questa iniziativa. Nel caso della Federazione russa, si potrebbe indirizzare al Parlamento appena eletto una risoluzione sulla pena di morte; si potrebbe anche insistere affinché si proceda alla modifica del codice penale, riscrivendolo completamente. Tra gli autori del nuovo codice penale ci sono anche io, ma non si sa ancora quale sarà l'esecutivo che potrà decidere se adottarlo o no. Molti deputati sono eletti dalle classi sociali più colpite dalla criminalità; occorrerà informarli, fornire loro dati statistici ch
e smontino gli argomenti a favore della pena di morte. Occorre anche documentarli su come evolve la criminalità nei paesi che hanno abolito o non applicano più la pena di morte; e poi occorrerà tastare il polso anche all'elettorato, poiché nessun deputato accetterà di prendere misure impopolari. Occorrerà informare la popolazione delle nostre iniziative: per esempio, commemorare pubblicamente le vittime di esecuzioni illegittime sotto il vecchio regime, come è il caso di dissidenti politici messi a morte con il pretesto di reati penali.
Concludo ricordando che sarebbe importante organizzare iniziative analoghe a questo congresso in paesi che applicano la pena di morte; obbligheremmo le persone e le autorità a riflettere.
Nel maggio scorso ho visitato il parlamento francese: al presidente di una delle Commissioni del Senato ho chiesto come fossero riusciti a ottenere la soppressione della pena di morte in Francia. La risposta fu che il popolo aveva eletto i senatori considerando che essi forse erano un po' più intelligenti e lungimiranti degli altri. Ho riproposto l'argomento in patria, nella speranza di ottenere la benevolenza dei colleghi deputati.
Anatolij Pristavkin - Russia
Presidente del Comitato per la grazia
Partecipo a questo congresso a duplice titolo. In quanto scrittore russo: durante la mia gioventù anch'io ho trascorso vari anni in una colonia per giovani criminali, e ne ho parlato nei miei romanzi. Come ministro del mio paese, dove partecipo ai lavori della Commissione che decide sulle condanne a morte e sulla sorte dei prigionieri in Russia (un milione circa di cittadini).
Il presidente Eltsin, che è contrario alla pena di morte, ha costituito un anno fa la Commissione per la grazia, di cui fanno parte poeti, giuristi, saggi, medici, psicologi, religiosi. Le condizioni democratiche in Europa sono tali che i problemi di grazia possono essere considerati interni al sistema giudiziario; da noi, invece, essi devono essere presi in considerazione da persone note, come Sacharov. Nessun condannato può essere giustiziato senza prendere in considerazione il parere della Commissione. Prima che questa venisse costituita, su cento persone condannate a morte solo due sono state graziate, e molte venivano condannate senza alcun processo. La cosa che più spaventa è l'esecuzione di condannati effettuata da altri detenuti nella stessa prigione.
La nostra Commissione, che esiste da 18 mesi, è riuscita a salvare la vita di circa cento persone, ma si è tirata dietro le reazioni negative di tutti. Grazie alla fiducia del presidente e all'attività della Commissione, abbiamo realizzato una moratoria de facto. Il ruolo dell'intellighenzia di fronte al problema della pena di morte è molto difficile, e solo alcuni coraggiosi si dedicano a questa lotta. I nostri amici, i nostri familiari non ci capiscono, e in simili condizioni è molto difficile essere abolizionisti. Non ci sono mezzi per costruire prigioni nelle quali tenere le persone condannate all'ergastolo. Abbiamo la possibilità di lottare per l'abolizione della pena di morte, ma non sappiamo dove i graziati potranno continuare a vivere.
Petru Munteanu - Moldavia
deputato
Rappresento uno Stato che ha proclamato la propria indipendenza il 27 agosto del 1991, liberandosi dal giogo del totalitarismo: la Repubblica Moldava.
Tante volte si è discusso a proposito della "casa europea" di cui volevamo entrare a fare parte: la pena di morte, per ciò che concerne il continente europeo, viene associata innanzitutto con le ex Repubbliche dell'URSS, ora indipendenti "de iure". Nell'ex URSS - negli ultimi sette anni della "perestroika" - sono state giustiziate oltre 2500 persone. E' un dato che supera l'Iran di due volte, il Sud Africa di tre volte e gli Stati Uniti di venti volte. Non è raro che si voglia giustificare la pena di morte con l'opinione pubblica che la richiederebbe. Tale giustificazione può sembrare democratica se non si va a esaminare il problema più a fondo. Infatti, il giudizio dell'opinione pubblica è basato su conoscenze incomplete.
Lo Stato totalitario si è posto al gradino supremo nella gerarchia dei valori, collocando tutti gli altri su quelli inferiori. I diritti umani e la stessa vita umana, in questa scala gerarchica, si sono trovati ridotti a strumenti dello Stato per il conseguimento dei suoi fini. E se l'uomo è visto come strumento o mezzo, diventa assai facile giustificare non solo la pena di morte ma anche lo sterminio di massa.
Attualmente in Moldavia si sta svolgendo la discussione sul progetto di nuova Costituzione. Esso prevede il ricorso alla pena capitale (art.2, punto 3).
E' questo il motivo per cui mi rivolgo a voi, chiedendovi di indirizzare un'esortazione ai deputati del Parlamento moldavo perché nella nuova Costituzione non includano la pena capitale, neanche per i reati eccezionali.
Nel pronunciarmi contro la pena di morte e nel riconoscere la necessità di abolirla, mi rendo conto anche della posizione negativa dell'opinione pubblica, per cui considero opportuno realizzare l'abolizione per tappe.
Occorre cominciare, così, dalla moratoria delle esecuzioni. Nella Moldavia le esecuzioni non si eseguono dal 1990. Questo è già un passo verso la democratizazione del sistema penale.
Nel periodo della moratoria si potrebbe organizzare una vasta discussione attraverso i massmedia.
Vladimir Grishkin - Russia
Deputato Mossoviet
In passato ho presieduto la Commissione permanente legislativa sulla difesa del diritto e dei diritti civili. Ancora prima ho lavorato come giudice istruttore, e un giorno mi è capitato di interrogare una donna condannata a morte per omicidio. Questo episodio ha provocato in me una così forte impressione da convincermi sull'immoralità della pena di morte. Da allora - sono già passati una ventina di anni - mi batto per l'abolizione della pena di morte. Questa estate ho preso parte al Cremlino ai lavori di redazione del progetto della nuova Costituzione russa. Ho presentato un'interrogazione per l'eliminazione dell'articolo sulla pena di morte dal testo del progetto. Purtroppo, quando questa è stata messa ai voti, circa cento deputati - eccetto me - si sono espressi perché l'articolo venisse mantenuto nella legislazione. Questo riflette la posizione dell'opinione pubblica: da alcuni sondaggi del giugno 1993 è risultato che solo il solo 7% dei russi è favorevole ad eliminare la pena di morte, mentre il 30% è fa
vorevole a che venga ampliata la sfera di casi per i quali vi si deve ricorrere. Trenta articoli del codice penale della Federazione russa prevedono come pena alternativa la pena di morte. Essa è prevista non solo per reati contro la persona, omicidio o altri, ma anche per reati meno gravi. Nell'articolo 64 del codice penale è prevista la pena di morte per il reato di tradimento della patria: se uno di noi, convenuto a questo Congresso, non tornasse in patria, gli organi competenti potrebbero accusarci di tradimento secondo l'articolo 64 e condannarci da un minimo di 10 fino a 15 anni, o alla pena di morte con la confisca dei beni. L'esecuzione capitale avviene per mezzo della fucilazione anche se nessuno sa ufficialmente come ciò avviene. Io che ho lavorato a lungo in Procuratura ho sentito dire da dipendenti della Polizia e del KGB che l'esecuzione capitale avviene in questo modo: il condannato a morte è condotto in uno stretto corridoio, dietro di lui c'è un aguzzino che gli spara alla nuca e lo uccide,
dopo di che arriva il procuratore che accerta la morte insieme ad un medico. Ripeto che nessuno è al corrente di come l'esecuzione venga eseguita.
Nel '91, secondo statistiche del Ministero di Grazia e Giustizia, sono state fucilate 59 persone in seguito a sentenza del Tribunale. Nel '92 ne sono state uccise 18, mentre negli ultimi sei mesi del '93 non è stata eseguita nessuna condanna a morte. In attesa di condanna ci sono circa 500 persone, ma bisogna tener presente che tra le condanne emesse e quelle eseguite c'è un ampio margine. In Russia, come in altri Paesi, c'è l'istituto della grazia, concessa dal Presidente.
Il popolo, in 70 anni di regime sovietico, è stato educato all'odio di classe, ad una lotta continua contro i nemici interni ed esterni, e gli è stato inculcato che più numerose erano le condanne a morte più l'ordine e la qualità della vita erano garantite. Attualmente, al retaggio del comunismo si sono aggiunti i difetti del capitalismo. L'ondata di criminalità è evidente: gli omicidi si sono decuplicati, si uccide tranquillamente di giorno, per strada.
Il Partito radicale ed io in particolare non ci siamo assunti il compito di difendere o rappresentare singoli casi di condannati a morte, ma di combattere in linea generale per l'abolizione della pena di morte dai testi di diritto; per questo non mi occupo di nessun caso in particolare. L'entourage di Rutskoj e Kashbulatov, durante l'assedio alla Casa Bianca, aveva adottato un nuovo articolo del codice penale, che abbiamo ritenuto illegale, che prevedeva la fucilazione per i crimini politici. Ma si è trattato di una legge di poche ore, che non è stata messa in atto neanche per un giorno e che, con la fine del putsch, è morta anch'essa, fortunatamente. Ho visto il progetto del nuovo codice penale della Repubblica di Russia e sebbene sia solo un progetto manifesta una controtendenza: solo 6 articoli contemplano la pena di morte.
Zejnal Ibragimov - Azerbaigian
Deputato
Sono giornalista e membro del Partito radicale, che rappresento in Azerbaigian. La situazione qui non è diversa dalle altre Repubbliche ex-sovietiche, poiché eravamo tutti sotto un'unica legislazione. Il nuovo codice penale non è ancora stato redatto, e rimane in vigore quello vecchio, che contempla la pena di morte. La situazione nel mio Paese diventa sempre più complessa perché è in corso una guerra. In passato, la pena di morte era applicata per casi di violazione del codice penale, ma il 27 novembre di quest'anno il Parlamento azerbaigiano ha emanato un decreto in cui si prevede la pena di morte anche in caso di diserzione. Se, prima, chi veniva condannato per un reato comune aveva la speranza della grazia ora, se un reato è commesso al fronte, non c'è neanche un regolare processo ma viene improvvisato un tribunale di campo, e per i disertori c'è la fucilazione. E' possibile giustiziare coloro che non sono adatti a combattere? Ucciderli per questo è incomprensibile.
Per quanto riguarda l'abolizione della pena di morte bisogna tenere presente due fattori storici molto importanti: l'Azerbaigian ha fatto parte dell'Unione sovietica, dove era prevista la pena di morte e dove vigeva un regime stalinista; in più la presenza nel nostro Paese della religione musulmana, che contempla la pena di morte, ha contribuito a che la gran parte della popolazione sia rimasta favorevole. L'unica azione abolizionista è quella portata avanti dal Partito radicale. Credo che sia necessario fare pressione sul Governo piuttosto che sulla gente, la quale si convincerà col tempo.
Sonia Mladenova - Bulgaria
Deputato
Sono un giurista bulgaro, membro del Parlamento per la seconda legislatura. La mia professione è connessa col diritto penale, e per questo da molti anni sono contro la pena di morte. Per me l'omicidio è immorale in ogni caso, da chiunque venga commesso: dall'assassino per strada, o dallo Stato sulla base di una legge. La società dovrebbe astenersi dall'uccidere un suo membro, anche in considerazione dell'errore che possono commettere i giudici. Inoltre, ritengo inammissibile che lo Stato mantenga un apparato di assassini che eseguono la pena capitale.
Le sentenze di morte non risolvono il problema della criminalità: uno degli obblighi dello Stato è non permettere la esistenza di ragioni e condizioni che favoriscano gravi crimini, tra cui gli attentati alla persona. Secondo la nuova Costituzione bulgara, che ho avuto il piacere e l'onore di firmare nel '91, l'attentato alla vita umana è il crimine più grande, e la vita umana è il bene superiore. Proprio per questo, fino al varo della nuova costituzione, nel 1990 in Bulgaria è stata imposta una moratoria sulle esecuzioni che dura ancora. Motivo di soddisfazione per me, come giurista e come politico, è il fatto che il governo e l'élite politica bulgara hanno capito che lo Stato non può giocare con la vita umana. Per questo si dovrebbe modificare il codice penale nel senso che la pena di morte possa avere finalmente un'alternativa: l'ergastolo. Questa idea ha trovato una soluzione legislativa con la presentazione da parte del governo di un disegno di legge che speriamo sarà approvato al più presto, senza modi
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Jakov Gilinski - Russia
Giurista
La pena di morte non è una punizione, ma uno strumento di vendetta, giustificabile dal punto di vista della vittima ma non da parte dello Stato.
Il mondo contemporaneo è molto violento. Qualcuno dovrebbe rompere il circolo vizioso dell'"occhio per occhio, dente per dente". Gli Stati dovrebbero perdere il diritto ad uccidere sia in guerra che per sentenza legale. Finché non verrà abolita la pena di morte, nessuno potrà considerare la vita come un valore assoluto.
Nei regimi totalitari, le esecuzioni e le repressioni di massa sono uno strumento per mantenere il potere di un gruppo. Gradualmente, con l'aiuto della propaganda ufficiale, la convinzione della necessità della repressione come mezzo idoneo a placare i problemi sociali è stata inculcata nella gente. Anche dopo il crollo del totalitarismo si continuerà ad avere per molti anni una mentalità repressiva.
Nell'ex-Unione Sovietica dal 1921 al 1953 furono condannate a morte 642.980 persone (ma le esecuzioni effettive hanno superato di molto questa cifra); 25.000 dal 1962 al 1990, con 21.000 esecuzioni di fatto. In altri termini, venivano condannate a morte ogni anno una media di 850 persone, e 750 venivano giustiziate.
Dal 1985 al 1990, sono state condannate a morte ogni anno 445 persone, di cui 392 portate alla esecuzione.
Nella Russia democratica sono state condannate a morte 157 persone, di cui sono state giustiziate 61 ogni anno.
Per dare un migliore elemento comparativo, ricordo che nella Russia zarista furono condannate a morte 612 persone dal 1826 al 1906 (7 persone ogni anno) con 170 condanne eseguite (2 ogni anno).
Noi suggeriamo le seguenti misure per eliminare la pena di morte in Russia:
1) moratoria immediata delle condanne a morte;
2) appello su vasta scala al Presidente della Repubblica federale russa e al Parlamento per l'abolizione della pena di morte; contemporaneamente i mass media dovrebbero iniziare a diffondere i valori della tolleranza, della non violenza e dell'avversione ai mezzi repressivi e alla pena di morte.
3) abolizione della pena di morte e sua esclusione dal codice penale.
Riteniamo che, nel 1993, un primo passo verso questo risultato si possa ottenere con l'introduzione dell'ergastolo come alternativa alla pena di morte. Questo, sebbene io sia personalmente contrario all'ergastolo.
Gaqo Apostoli - Albania
Deputato
Il popolo albanese ha subito tante e tali stragi, occupazioni e violenze che ha più confidenza con la morte che con la vita.
La dittatura comunista, che sostituì le forme precedenti di barbarie, portò massicce e segrete epurazioni. Alla vigilia del suo abbattimento e dell'avvento della democrazia, la dittatura fu costretta ad allentare la stretta della legislazione penale, abolendo la pena di morte prevista in 22 articoli.
Attualmente, essa viene prevista in sei articoli per crimini contro lo Stato; in due, per crimini contro la proprietà statale, e in uno per crimini contro la vita umana.
L'anarchia che si è diffusa in Albania dopo la fine della dittature e nel passaggio verso la democrazia ha prodotto un'ondata di crimine organizzato e spontaneo. Nonostante questa situazione, la pena di morte può essere ancora ridotta rispetto ai nove casi per i quali è prevista; i passi successivi saranno legati al miglioramento della situazione socio-economica.
In Albania si è parlato dell'abolizione della pena di morte grazie ai trenta parlamentari membri del Partito radicale trasnazionale, che hanno firmato una mozione per la sua abolizione entro il 2000.