di SANDRO VERONESISOMMARIO: I crimini violenti e le morti causate da armi da fuoco, specie fra i minorenni, finiranno per imporre decisioni drastiche. Si calcola che duecento milioni di arme, cioè una per abitante, circolino negli Stati uniti. Così com'è avvenuto con il fumo, prima prodotto e poi demonizzato, potrebbe succedere anche con le armi.
("NESSUNO TOCCHI CAINO", 1 febbraio 1994)
E così gli Stati Uniti hanno osato toccare il tabù, e si sono dati una legge di limitazione della vendita di armi da fuoco. Certo, si tratta di poca cosa in confronto alle restrizioni vigenti in altri paesi (l'obbligo di fare trascorrere cinque giorni tra l'ordinazione e la consegna dell'arma, e quello di prendere informazioni sull'acquirente ricadono sul venditore) ma è pur sempre un'iniziativa storica della Presidenza Clinton, considerando l'intoccabilità di cui avevano sempre goduto gli interessi della Rifle e delle altre industrie produttrici americane. Ma l'iniziativa sarà anche efficace, oltre che retorica, se segnerà sul serio un'inversione di tendenza, e la sostituzione del vecchio tabù con uno nuovo: dal diritto a portare un'arma sancito addirittura dalla Costituzione (in un articolo vecchio di duecento anni) alla condanna, altrettanto ufficialmente espressa, delle armi da fuoco in quanto tali. Ci rendiamo conto che sperare in questo equivale, negli Stati Uniti, a sperare in una rivoluzione: ma i da
ti che da là ci pervengono riguardo ai crimini violenti e alle morti causate da armi da fuoco, soprattutto tra i minorenni, potranno essere sottovalutati ancora per poco, e alla fine imporranno decisioni drastiche. Del resto, anche se non venisse più acquistata una sola pistola, le armi che già circolano negli Stati Uniti sono calcolate in duecento milioni, cioè una per abitante, e gli effetti del Brady-Bill per la limitazione della vendita varranno ben poco se non si troverà il verso di smantellare questo pauroso arsenale.
Deve cambiare la cultura, naturalmente, deve cambiare l'atteggiamento del cinema e della televisione nei confronti delle armi, si deve affermare un modello alternativo che offra valori compensativi tanto sul piano sociale quanto su quello industriale. Equivarrebbe a una rivoluzione, è vero, ma c'è un precedente incoraggiante, quello che riguarda il fumo: nel giro di quindici anni gli Stati Uniti hanno prima fabbricato e poi cominciato a esportare un modello di vita anti-fumo che è l'esatto contrario di quello fabbricato ed esportato nel primo dopoguerra, e sul quale si sono arricchite le grandi lobbies del tabacco. Nonostante quelle lobbies e i loro interessi il fumo oggi negli Stati Uniti è diventato una cosa sporca, stupida e puzzolente, mentre in passato veniva magnificato dalla mitologia. Perciò va accolto con grande attenzione il provvedimento voluto da Clinton (e sempre ostacolato dai suoi predecessori, fino a Bush), ma a questo punto va preteso un impegno globale, trasversale e profondo, da parte di t
utte le forze che hanno realmente a cuore lo sviluppo e il progresso: perché i cittadini degli Stati Uniti smettano di spararsi addosso e abbandonino il funereo mito della pistola come simbolo di libertà.