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Zambonini Franca - 9 febbraio 1994
Non uccidete Caino
di Franca Zambonini

SOMMARIO: Pena di morte. Una campagna mondiale promossa dal Partito radicale chiede l'abolizione totale entro il 2000. E rivolge un appello a Giovanni Paolo II. L'iniziativa culminerà con la Marcia di Pasqua, al termine della quale verrà chiesto al Papa di intercedere presso i capi di Stato perché sospendano le esecuzioni.

(FAMIGLIA CRISTIANA, 9 febbraio 1994)

Se fossimo nati, mettiamo, a Milano nel 1600, avremmo considerato un fatto del tutto normale che il nostro vicino di casa, accusato di essere un untore, venisse sottoposto a tortura per farlo confessare. Poi è arrivato Cesare Beccaria e questa normalità è diventata una vergogna del passato.

Se fossimo nati, mettiamo, ad Atlanta nel secolo scorso, un bel mattino saremmo andati al mercato a scegliere un paio di schiavi robusti per la nostra famiglia, una delle 350 mila famiglie bianche del Sud americano che ancora nel 1860 possedevano 3 milioni di schiavi neri. Poi è arrivato Abramo Lincoln e la schiavitù ha smesso di essere un'usanza per trasformarsi in un obbrobrio. Così è maturata la nostra coscienza storica.

Ma oggi noi conviviamo con un'altra vergogna: la pena di morte, normalmente praticata in 105 Paesi del nostro mondo. Nei bracci della morte delle prigioni americane sono in attesa di esecuzione ben 2700 condannati; nel 93 sono state eseguite 38 condanne capitali, e quattro dei giustiziati erano minorenni quando commisero il reato. Ma il sinistro record spetta ad un altro grande Paese, la Cina, con 1249 esecuzioni accertate nel 1993. Questa cifra, diffusa da Amnesty International, è per difetto: si sa che in Cina le esecuzioni avvengono negli stadi su decine di condannati alla volta.

Quando verrà un altro Beccaria, un altro Lincoln a trasformare la normalità in barbarie? Non è più tempo di protagonisti capaci di cambiare d'un colpo tradizioni millenarie e ordinamenti consolidati o di dare una svolta all'andazzo dei tempi. Contano di più i movimenti di opinione, le spinte dal basso. Specialmente in questi momenti gravi.

Così è nata la Campagna mondiale per l'abolizione della pena di morte entro il 2000. Ha uno slogan legato a colui che è il simbolo universale dell'assassinio fraticida: "Nessuno tocchi Caino". Le parole sono tratte dalla Bibbia (Genesi 4, 15): "E' il Signore mise un segno su Caino, affinché chiunque lo incontrasse non lo uccidesse".

Promossa dal Partito radicale, la campagna ha raccolto adesioni in tutto il mondo. Culminerà con la Marcia di Pasqua, il 3 aprile, che attraverserà Roma e si fermerà in Piazza San Pietro, seguita da un incontro del Papa con le delegazioni di varie parti del mondo.

Ci dice l'onorevole Emma Bonino, segretaria del Partito radicale: "A Natale il Presidente americano Clinton ha mandato a Giovanni Paolo II una videocassetta, riconoscendogli un ruolo fondamentale nella battaglia per i diritti umani nel mondo. Non dimentichiamo poi che molte esecuzioni capitali negli Stati Uniti sono state sospese per intervento del Papa, e che il clero e i cattolici americani sono sostanzialmente contro la pena di morte. Invieremo quindi al Papa un appello (firmato da premi Nobel, da personalità del mondo politico, religioso, della cultura, dai rappresentanti di organizzazioni internazionali) affinché egli chieda a Clinton e ai capi di Stato dei Paesi dove è in vigore la pena di morte una moratoria delle esecuzioni annunciate e l'applicazione dei principi dello Statuto del Tribunale sulla ex Jugoslavia che essi stessi hanno approvato".

La vita del cittadino non è disponibile.

Sono due passi verso quell'abolizione totale della pena di morte in tutto il mondo auspicata entro il Duemila. L'accenno allo Statuto del Tribunale sulla ex Jugoslavia, che dovrà giudicare i delitti dei "boia di Sarajevo", è fondamentale. Per la prima volta infatti è stato escluso il ricorso alla pena capitale, in nome di un principio importante per un nuovo diritto penale: la vita del cittadino non è in nessun caso disponibile per lo Stato. Questa veramente è una di quelle svolte che potranno formare una diversa coscienza storica.

"Nessuno tocchi Caino" presenta un punto di vista molto più avanzato di altre precedenti iniziative. Di solito nelle campagne contro la pena di morte si cerca di salvare dall'esecuzione un innocente o presunto innocente. Oppure si propongono casi estremi, quelli che suscitano compassione: come un minorenne (tutti ricordiamo la vicenda di Paola Cooper, la ragazzina nera che aveva ucciso la sua insegnante, salvata dalla sedia elettrica in seguito ad un sussulto di indignazione internazionale), o un handicappato, o un emarginato.

La novità sta in questo: proibire la pena di morte non sarebbe solo inutile, ma dividerebbe il mondo tra "civili" e "incivili". Basti pensare ai Paesi islamici, dove tradizioni millenarie e radicate convinzioni religiose legittimano l'esecuzione capitale non come punizione ma come liberazione. Invece, una strategia di piccole conquiste, come la moratoria delle esecuzioni, la garanzia di un processo pubblico, la riduzione dei reati punibili con la pena capitale, può portare lentamente all'abolizione auspicata entro il Duemila. Ha detto il segretario dell'Onu Boutros-Ghali, inaugurando l'anno scorso la Conferenza di Vienna sui diritti umani: "Vorrei dire nella forma più solenne che i diritti dell'uomo non sono il più piccolo denominatore comune a tutte le nazioni: ma al contrario, l'irriducibile umano per il quale possiamo affermare di appartenere ad un'unica comunità".

 
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