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Sbailo' Ciro, Taradash Marco - 16 marzo 1994
MARCO TARADASH DENUNCIA IL "POLO DELL'OMERTA' "
INTERVISTA A MARCO TARADASH

di Ciro Sbailò.

SOMMARIO: Taradash è intervistato in merito a magistrati che ebbero un ruolo importante nel processo Tortora ed ora vengono travolti da pesanti accuse di corruzione. Per la prima volta finalmente, dice Taradash, si profilano i contorni veri del regime; si va verso una "definitiva rivelazione dei meccanismi che hanno poprtato al consociativismo" e a tangentopoli, oppure ci troviamo di fronte solo ad un regolamento di conti interno al regime? Per questo occorre oggi contrastare quel polo progressista attorno al quale si radunano tutti i "poteri consociativi". E' comunque sintomatico che la crisi scoppi a Napoli. Se il polo delle Libertà è diviso, ancor più lo sono i progressisti.

(L'OPINIONE, 16 marzo 1994)

NAPOLI, undici anni dopo. Come nel caso Tortora, vi sono alcuni nomi che ricorrono: Lancuba, Cedrangolo, De Persis. Sono nomi di magistrati. Allora chi osava mettere in discussione l'operato di questi magistrati, veniva additato alla folla come alleato della camorra: Tortora doveva essere colpevole. Oggi, quei nomi vengono fatti in un contesto completamente diverso: di quei magistrati si parla come di pecore nere della magistratura. Questione "legale"? Questione "morale"? Forse solo questione politica.

Italia, undici anni dopo. Come allora, "destra" e "sinistra" si mostrano per quel che sono: convenzioni linguistiche, finzioni. La verità è che da una parte c'è chi vuole la libertà e lo Stato di diritto, dall'altra c'è il consociativismo liberticida e forcaiolo.

E dunque: "C'è la necessità di organizzare una alleanza riformatrice per lo Stato di diritto e la libertà personali, un centro riformatore tra le forze antagoniste del regime partitocratico capace di evitare all'Italia la continuità dei poteri cresciuti sotto l'ombrello statalista e assistenziale". Queste cose Marco Taradash non le ha dette ieri, ma il 6 dicembre 1993: praticamente un mezzo secolo fa, visto quel che è successo nel frattempo. Eppure, già allora era tutto chiaro: il Pds si apprestava a guidare una delle più grandi operazioni trasformistiche della nostra storia politica, con il beneplacito o la complicità di settori consistenti della magistratura, dell'informazione e dell'imprenditoria. Eppure, "ci sarà pure un giudice a Berlino" disse il famoso mugnaio al re di Prussia che voleva portargli via la terra.

D. Onorevole Taradash, dopo i politici gli imprenditori, dopo i giornalisti i magistrati: le inchieste "mani pulite", ormai, coinvolgono tutti gli attori del teatro consociativo...

R. Diciamo che si stanno finalmente delineando i contorni del regime: per la prima volta si mettono in discussione anche il potere giudiziario e quello dell'informazione. La situazione, però, è ancora ambigua. Da un lato potrebbe evolvere verso una definitiva rivelazione dei meccanismi che hanno portato al consociativismo. Dall'altro potrebbe degenerare verso un regolamento di conti interno al regime e risolversi nella sostituzione della vecchia mafia partitica con la mafia dei "nuovi".

D. E' per questo che il polo progressista va contrastato...

R. I poteri consociativi sono quasi tutti radunati intorno al polo "progressista".

I grandi giornali, la Rai, le grandi famiglie imprenditoriali con alla testa De Benedetti, i magistrati con i loro galloni e con le loro medaglie al valore, il potere finanziario e Medio-banca: ecco i grandi sostenitori di Occhetto. Altro che "rinnovamento": questa è Tangentopoli/2.

D. Oggi, come undici anni fa, le contraddizioni della magistratura esplodono a Napoli...

R. Nel caso-Napoli sta venendo a galla tutta la verità che noi denunciammo all'epoca del caso Tortora, cioè il ruolo della magistratura all'interno dello scontro tra clan rivali della camorra.

D. Lei ha previsto con largo anticipo la nascita di un centro politico, in conseguenza della nuova legge elettorale, che porta alla tripolarizzazione piuttosto che alla bipolarizzazione. Che cosa mi dice, dunque, del "patto"?

R. Nel "patto" c'è il Ppi, il cui elemento "costitutivo" è la sinistra democristiana e dunque la parte più consociativa della Dc. Il patto è chiaramente orientato orientato verso il cartello dei "progressisti".

D. In molti denunciano la eterogeneità del "polo della libertà"...

R. Certo, il polo delle libertà è eterogeneo. Ma che cosa c'è dall'altra parte?

Il "polo delle omertà", dove le differenze e le contrapposizioni, ben più radicali di quelli esistenti all'interno del polo della libertà, vengono nascoste dietro il vessillo, stracciato e straccionesco, della lotta alla destra: si tratta d'un trasformismo pericoloso ancorchè ricorrente nel flagello italiano.

Quanto alle differenze all'interno del polo delle libertà, nessuno le nega: esse sono alla luce del sole e il giudizio spetta agli elettori.

D. E che mi dice degli attacchi di Bossi a Berlusconi?

R. Sono segni di debolezza. La Lega deve avere più fiducia nelle proprie proposte sensate, come quella del federalismo fiscale e non scissionista.

Insomma, i leghisti devono liberarsi del loro complesso di inferiorità.

D. Taradash, lei ha spesso denunciato la cultura di "regime" presente all'interno del mondo dell'informazione; e ora che è scoppiata la questione "penne pulite"?

R. I ladri devono andare in galera. Ma il punto è un altro. Anche in questo caso si tratta di "corruzione ambientale" nel senso più profondo del termine: sta venendo alla luce non la corruzione dei giornalisti, bensì il legame omertoso esistente tra i politici, gli imprenditori, i giornalisti e i magistrati di regime.

 
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