Intervista a Marco Pannella di Ciro SbailòSOMMARIO. In occasione dell'apertura della "Convenzione dei riformatori", Pannella ribadisce quali sono le condizioni alle quali sarebbe possibile la partecipazione della lista Pannella-Riformatori al governo: Occorre "che il voto del 27 e 28 marzo non venga interpretato come un voto conservatore". L'interpretazione della maggioranza elettoralmente vincente come di una maggioranza "di destra" sarebbe ed è "negativa". Si esaminano anche problemi di attualità come la scelta dell'uninominale, ecc.
(L'OPINIONE, 9 aprile 1994)
Che cosa può tenere insieme i "riformatori" dei Club Pannella, Forza Italia, i pattisti di Segni, i referendari di ogni colore, Alleanza democratica, i federalisti di Bossi, i neo-liberaldemocratici di Alleanza nazionale? Mai, come in questa occasione, Pannella ha puntato tanto in alto. Altissima, del resto, è la posta in gioco: o si avvia una stagione di riforme liberali o si prolunga per oltre un decennio il secondo tempo della prima Repubblica.
Oggi, alle ore 15, Marco Pannella apre all'Hotel Ergife la "Convenzione dei riformatori" (a parte diamo altre notizie e i nomi dei partecipanti). Domenica arriverà Silvio Berlusconi, probabilmente a concludere i lavori. Ieri, alla conferenza stampa, Pannella ha chiesto un "governo che lotti contro i conservatorismi di destra e di sinistra". Ovvero un governo che ci metta in condizione di avere "più democrazia, più giustizia, più libertà". Ma purtroppo, ci si scontra con problemi "di linguaggio": "Si parla ancora di un governo di destra. Ma che io sappia, Berlusconi ha sempre sottolineato che il suo è un movimento di centro". Il carattere "riformatore" del governo e della maggioranza, guidata da Berlusconi, non si misura sulla base dell'appartenenza a questa o a quella etnia politica, bensì sulla base della volontà riformatrice.
D. Pannella, quali sono le condizioni minime per la partecipazione dei riformatori al governo?
R. La condizione è che il voto del 27 e 28 marzo non venga interpretato come un voto conservatore. E' essenziale che venga colta la grande novità di una proposta che, nel solco della Destra storica e con una chiara volontà riformatrice, unisce forze di Centro, di Sinistra liberale e libertaria, di Destra neo-liberaldemocratica.
D. Ma quali sono i possibili scenari che abbiamo di fronte?
R. La maggioranza uscita vincente dalle elezioni può anche essere considerata come un raggruppamento di destra: ma si tratterebbe in questo caso di una interpretazione "negativa" del voto, di una interpretazione ancora tutta dentro lo schema della contrapposizione destra-sinistra sbandierata dalla sinistra sociologica con la benedizione della grande stampa del blocco conservatore-progressista. Un tale governo avrebbe una connotazione "difensiva", chiuso a sinistra e forse aperto a incursioni clericali e reazionarie.
D. E qual'è l'alternativa?
R. Partire dal presupposto che lo sconfitto numero uno di queste elezioni è il blocco sociale conservatore. E' stata sconfitta quella continuità partitocratica sorretta e alimentata dalle grandi oligarchie imprenditoriali e sindacali. Ora, c'è una maggioranza che rappresenta tutto l'arco antipartitocratico e riformatore post-partitocratico. Dentro questa maggioranza c'è An, un grosso centro costituito da Forza Italia insieme a liberali e cattolici, un movimento federalista, una sinistra liberale, liberista, libertaria. A questo punto, si può dar vita a un governo di riforma istituzionale, economica e politica, senza frontiere nè a destra nè a sinistra. Un governo con una maggioranza aperta, espansionista, diretta a conquistare progressivamente quei settori liberaldemocratici attualmente parcheggiati nella sinistra e nel centro. I tempi? Dipende. L'importante è avviare una forte "deregulation" e ripristinare la certezza del diritto.
D. Eppure sulla stampa straniera si continua a presentare questa maggioranza come una maggioranza di destra.
R. Qui occorre un minimo di memoria storica. Durante il fascismo lo strazio degli antifascisti liberali -altra cosa dall'antifascismo fascista- era dato proprio dalla lettura della stampa straniera: oggi come allora, i giornalisti "stanziali" in Italia fanno parte a pieno titolo del regime.
D. Anche le sinistre europee attaccano il Polo delle libertà..
R. Ho potuto riscontrare molto più spirito europeista, nel senso di Altiero Spinelli, nel Msi che non in certa "sinistra" greca o francese...
D. Uninominale alla francese o all'inglese: qual'è la posta in gioco?
R. E' in gioco la fine del regime o il prolungamento del secondo tempo del regime. Se ci orientiamo verso il modello delle democrazie continentali - quelle, tra l'altro, che hanno prodotto i fascismi e i comunismi - resteremo nell'ambito partitocratico. Ecco perchè non è tanto questa o quella riforma il problema, ma il modello: io propongo quello anglosassone. Il federalismo? Il presidenzialismo? Va bene, ma si fa come negli Usa.
D. Torniamo al governo. Sarà possibile recuperare il centro?
R. Di centri ce ne sono due: uno che ha vinto, quello di Berlusconi, e uno che ha perso, quello dei pattisti e dei popolari. Io non credo che il centro che ha perso voglia ancor di più... perdersi in una sterile opposizione.