Alla convenzione dei Riformatori, il leader radicale si propone come argine all'autoritarismoPannella: "Solo grazie alla nostra partecipazione il Paese potrà presentarsi in Europa con il volto della continuità, da De Gasperi a Spinelli"
Il pattista Mario Baldassarri: "Se verrà meno il connotato di destra, potremmo assumerci dirette responsabilità nel prossimo esecutivo".
di Francesco M. Bei
SOMMARIO. Pannella ha aperto la Convenzione invitando "il centro pattista ed il centro del polo delle libertà" ad una comune attività "per una grande riforma", in senso liberale, federalista, ecc. Intanto, però, la Lega e Alleanza nazionale si sono incontrate per trovare un accordo "sull'elezione diretta del premier". Sull'accordo si presentano i giudizi di vari esponenti dei Riformatori di Pannella.
(L'INDIPENDENTE, 10 e 11 aprile 1994)
Roma. "Invito il centro pattista ed il centro del polo delle libertà ad immaginare un'attività comune, per una grande riforma, contro i veri conservatori: il fronte progressista ed alcuni occulti settori della destra". Marco Pannella ha aperto ieri la convenzione dei Riformatori, il nuovo "luogo di aggregazione" concepito dal leader radicale per dare corpo a quell'area "di sinistra liberale e liberista" che, con la sua presenza, potrebbe caratterizzare il governo Berlusconi. Un tema attorno al quale è ruotato tutto l'intervento di Pannella: "Senza di noi avremmo un governo forte, necessitato a divenire autoritario a causa di piccole destre. Con noi potrà invece rappresentare l'Italia liberale, federalista, un Paese che si presenta in Europa con il volto della continuità, da De Gasperi a Spinelli".
Messaggi lanciati a Berlusconi, certo, ma anche a quei pattisti come Giulio Tremonti (ieri presente alla Convenzione), che condividono il programma federalista e liberista ma ancora indecisi al grande passo verso la nuova maggioranza. Risponde subito positivamente l'economista Mario Baldassarri, estensore del programma del Patto Segni: "Se nel governo si delineano posizioni riformatrici, come dice Pannella, e si perde il connotato di destra, questo ci potrà vedere consenzienti ad una assunzione diretta di responsabilità".
Ma a creare un certo scompiglio fra le fila dei riformatori è la brusca accelerazione imposta alle trattative di governo dall'incontro fra la Lega e Alleanza nazionale, da cui è scaturito l'accordo per l'elezione diretta del premier, una riforma non condivisa in casa Pannella.
Qui si punta tutto sul trittico di federalismo e presidenzialismo all'americana. Spiega Elio Vito, deputato dei riformatori: "E' solo una cosa tra Lega e An, per ora non riguarda il governo". Anche Peppino Calderisi, l'esperto di meccanismi istituzionali, tende a minimizzare l'evento: "Quell'incontro è stato positivo se lo vediamo dal punto di vista dei rapporti tra Bossi e Fini. E' servito a provocare il disgelo, ma loro stessi dovranno approfondire quello che ne è scaturito, le soluzioni sono più complesse di quello che sembra. L'unica riforma chiara è invece il presidenzialismo statunitense.
Quella sì che è un'ipotesi seria, il punto di riferimento per la rottura del consociativismo". Concorda invece Calderisi con la volontà espressa dalla Lega di andare avanti a colpi di maggioranza: "Ma dove sta scritto che le riforme vanno pattuite con le opposizioni?".
Così si spera che Berlusconi non si lasci incantare dalle sirene Miglio-Fisichella e abbracci invece il modello americano.
Alla Convenzione è presente anche Tiziana Maiolo, eletta nelle liste di Forza Italia, che condivide l'opposizione al progetto Lega-An: "Non sono affatto d'accordo sull'elezione diretta del premier. Bossi sta solo alzando il prezzo per poter dire che accetta Berlusconi come presidente del consiglio, a patto però che le sue riforme vengano scritte nel programma di maggioranza". Anche Massimo Teodori ritiene che "il premier eletto direttamente sia una figura molto ibrida, una proposta che non trova applicazione in nessun paese del mondo, visto che anche in Israele, dove è stata prevista, ancora non è entrata in vigore".
Marco Taradash, il deputato forse più convinto della necessità che la lista Pannella-Riformatori faccia parte della prossima maggioranza di governo, smorza i toni della polemica e cerca di trovare un possibile compromesso: "Noi possiamo anche essere d'accordo sull'elezione diretta del capo del governo, a patto però che vi sia una separazione netta tra il potere legislativo e quello esecutivo. Va creato un forte sistema di pesi e contrappesi". "Non c'è nulla di definitivo nell'incontro fra i leghisti e i missini" assicura comunque Taradash. Il liberale Alfredo Biondi è invece entusiasta del disgelo Bossi-Fini: "Hanno fatto bene ad incontrarsi. Non farlo sarebbe stato come provare a fare l'amore per corrispondenza".
Oggi all'Ergife sarà la volta di Silvio Berlusconi.