Fascismo piazze, paroledi Guido Ceronetti
SOMMARIO: Feroce censura degli slogan "antifascisti" esibiti il 25 aprile a Milano. Sia benedetto il buon senso di Emma Bonino che ha ricordato agli italiani disattenti come a pochi chilometri dalla frontiera c'è chi muore veramente sotto i colpi del fascismo e del nazionalismo.
(LA STAMPA, 30 aprile 1994)
Più che mai il potere delle parole. Sono loro a fare la storia. Ma "fare la storia" anche questo non è che una parola; se poi si stampa "Storia" con la maiuscola non afferriamo più niente, ma qualcuno rischia di essere afferrato. Il linguaggio non ha fatto vacanza, il 25 aprile 1994: presidiava le piazze, era il superprefetto di Milano, ha fatto il cuoco e l'albergatore, l'infermiere, il regista; ha avuto una delle sue grandi giornate.
Sfogliando i giornali che hanno coperto brillantemente l'evento, è una fantasmagoria di apparizioni linguistiche rivelatrici a venirti incontro. Un bel fiocco blu è "fascismo telecratico", i cui genitori sono indubbiamente "telecrazia" e "telefascismo", Non importa sapere che cosa e se qualcosa gli corrisponda: la parola "è la cosa". Da uno che grida "aspettatemi, berlusconi" è messo in movimento "berluscone" come ingiuria affettuosa (a seconda del tono e del destinatario). Usi possibili: "Piantala, berluscone!, "Siete una banda di berlusconi!", "Ha una moglie un po' berluscona". Buon viaggio.
Incantevoli i "collages" surrealisti operati dal caso: il gonfalone dell'ANPI sventolato accanto a "Lesbiche contro", gli albanesi nostalgici di Hoxha venuti a salvare dal fascismo la sventurata Italia, la cassetta da elemosine "Per sostenere il programma agroalimentare del governo cubano" che prende i mille e i diecimila dei "Cabarettisti Combattenti", un'insegna che da sola fa grido. Ma contro che cosa saranno le lesbiche contro? In occasione della ricorrenza sono "contro ogni fascismo". Dunque ci sarà, da qualche parte, oltre al fascismo telecratico, un fascismo antilesbico, col quale bisognerà pur fare i conti, se non vogliamo essere berlusconizzati.
Sarebbe ancora poco. Il rischio maggiore è la "berlusclonazione", da cui possono uscire solo dei reggimenti di SS "berlusclonati", contro i quali la vigilanza cabarettista e lesbista dovrà essere tre volte cubana.
Da concorso il cartello "Fini il fascista travestito da Mulino Bianco" ma il premio va assegnato a "Berlusconi sei la nostra America, noi saremo il tuo Vietnam", rivelatore anche di un'adeguata conoscenza della storia contemporanea. Ne può nascere perfino una tombola casalinga, guerresca, con giocatori Berlusconi-America e giocatori Vietnam. (Però, se vincesse l'America? Bisognerà truccare il gioco).
Ispirato da recenti immagini pie telecratiche un "Ci piace di più Mussolini a testa in giù", interessante perchè prodotto non da memoria storica ma dall'informazione che rifà attuale tutto quello che vuole.
Il capro espiatorio sul luogo è stato, a Milano, il malavventurato Umberto Bossi, caricato di tutto quel che la folla sente come proprio peccato: venduto, buffone, traditore, fascista, infiltrato, piduista, razzista. In segno di solidarietà, col mondo che nuore di fame, gli hanno tirato pagnotte...
Straordinarie le panoramiche di ombrelli aperti. A Milano c'era stata una celebre "giornata degli ombrelli", quando la folla gioiosamente democratica trafisse con le punte degli ombrelli il povero ministro napoleonico Prina, ma a Bossi è andata bene, niente crocefissione artigianale, soltanto parole parole parole..... Era linguaggio contro linguaggio, essendo Bossi un fortissimi megafono di parole, di quelle che hanno travolto le palafitte del vecchio potere a tre corna - ma linguaggio sempre, nel suo violento usurpare tutto.
Ancora qualche filosofico cartello: "Resistenza umana antispot", "Appena decidi di resistere hai cominciato a vincere", "Se Mussolini è il più grande io sono un muflone". L'Oscar degli Oscar però a "Dio sia davvero antifascista". Qui cala la notte della mente di Bertinotti, rifondatore anche in fatto di teologia: "La religione civile dell'Italia dev'essere l'antifascismo".
Oh Lucrezio, Lucrezio mio: "Tantum religio potuit suadere malorum!" C'è in po' di tutto nel Nuovo Catechismo, ma sicuramente manca l'antifascismo. Mettiamocelo, per la maggior gloria di Dio. (Un libro di Mario Appelius era dedicato alla memoria di "Nicola Bonservizi, martire della "religione" fascista"). Tira aria di Millennio e non c'è da scherzare. A forme di religiosa demenza collettiva, è forse là che la gente vuole arrivare. Ma è una vecchia verità che atràs la cruz està el diablo.
Com'è anomalo e curioso il fenomeno Berlusconi, ieri telecrate oggi incaricato di formare governi, altrettanto lo è l'antiberlusconismo, entrato nel linguaggio (anche fuori d'Italia) fin dal primo accenno del Cavaliere a "scendere in campo" e penetrato già profondamente in pezzi di labirinto dell'anima collettiva.
Restiamo nella pura allucinazione linguistica: ecco già apparsi i graffitti in cui Berlusconi è definito "boia". Questo, ragionevolmente, dovrebbe avere per premessa degli atti da carnefice, un passato di delitti quale talvolta hanno i vecchi, stanchi lupi della politica: ma se il Boia conta pochi mesi di vita, soltanto un astrologo senza macchia può predire, pur sempre con rischio di errore, che lo diventerà. Circa l'antiveggenza di massa, e l'interpretazione di segni e comete da parte di piazze gremite, non ne è documentata alcuna relazione con la luce.
Tuttavia la parola, megera terribile, crea il "boia" Berlusconi per semplice associazione, in una cadenza ripetitiva di tamburi che si perde, dopo nulla aver significato, nel nulla.
Sia benedetto il buon senso, sia lodata e meditata l'esatta diagnosi di Emma Bonino, che ha riscontrato negli italiani una "introversione", che gli impedisce di staccarsi una buona volta da quel passato, che gli fa vedere immobilmente "sub specie" di fascismo e antifascismo qualsiasi cosa.
Così non gli resta, lo sguardo invertito e concentrato su una danza di spettri fatti continuamente ballare da vacue ma arroventate parole, neppure una briciola di attenzione per la straziante sterminio di un popolo OGGI stuprato, deportato, bombardato, fatto a pezzi a trecento chilometri dalla frontiera di Muggia. Al fascismo la crema dei pensieri! Ai disperati dei Balcani le maglie, le camicie, i calzini che non servono più.