L'UNICO PARTITO CHE PARLA ALL'ONU
A New York, a Ginevra, a Vienna...
SOMMARIO:
Il Partito radicale, in quanto organizzazione NonGovernativa con status consultivo di categoria 1 presso il Consiglio Economicoe Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite, solleva alle commissioni e sotto-commissioni delle Nazioni Unite a New York, Ginevra e Vienna, le questioni delle minoranze oppresse, dei popoli indigeni, delle continue violazioni dei diritti dell'uomo, della pena di morte, del tribunale internazionale, dell'antiproibizionismo in materia di droghe, etc. L'azione radicale è stata determinante per l'impegno italiano su due grandi temi: pena di morte e tribunale internazionale. Radicali, Nr 6 del 2 Agosto 1997 - Pag 4)
Il Partito radicale, con modalità del tutto eccezionali, ha ottenuto nel 1995 il massimo riconoscimento possibile alle Nazioni Unite come Organizzazione NonGovernativa (ONG), lo status di categoria 1.
Questo riconoscimento consente al Partito radicale di operare alle Nazioni Unite insieme ad altre 70 ONG (tra le quali il Congresso Ebraico Mondiale, il Congresso Mondiale Musulmano, la Croce Rossa Internazionale, la Caritas) al più alto livello presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC).
Questo Status ci ha consentito di intervenire su: i diritti umani, l'abolizione della pena di morte, l'istituzione dei tribunali internazionali ad hoc, la creazione di una corte internazionale permanente sui crimini contro l'umanità, i diritti linguistici, il disarmo, il rispetto dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile e l'antiproibizionismo sulle droghe. Questa attività ha consentito di introdurre alle Nazioni Unite, argomenti di capitale importanza che hanno portato i 185 paesi a discutere, confrontarsi e prendere decisioni su argomenti da noi proposti.
All'Assemblea Generale di New York abbiamo avanzato la proposta di una moratoria delle esecuzioni capitali e l'urgenza della creazione di un Tribunale Internazionale permanente.
Alla Commissione sui Diritti Umani di Ginevra abbiamo concentrato i nostri interventi sulle situazioni di maggiore urgenza e gravità: dallo sterminio del popolo tibetano al carcere per motivi politici in Cina, dall'occupazione di Timor est a quella del Sahara occidentale, dalle torture nel Turchestan orientale alle violazioni dei diritti umani nella Mongolia interna, in Nigeria, Sudan, Algeria, Papua, Nuova Guinea, Indonesia, Birmania, Zaire, Liberia, Sierra Leone, Cecenia e Cuba. Siamo anche intervenuti contro le persecuzioni religiose in Asia, in Africa e nei paesi fondamentalisti islamici e contro la discriminazione dei sieropositivi e malati di AIDS; per la tutela dei diritti dei bambini coinvolti in conflitti armati, per il rispetto dei diritti delle minoranze indigene e degli immigrati e per porre fine ai trasferimenti forzati di intere popolazioni. A Vienna, alla Commissione Narcotici, abbiamo denunciato - ed è la prima volta che ci avviene in sede Onu - il fallimento delle politiche proibizioniste in
materia di droga.
Seppure con mezzi limitati il Partito radicale ha saputo porre il problema della costruzione di alcuni importanti segmenti di diritto internazionale. In questo senso dobbiamo ricordare che il Pr è stato all'origine di due qualificanti priorità della politica estera italiana, e cioè l'impegno per l'abolizioneuniversale della pena di morte e per l'istituzione della Corte internazionale permanente.
Quello che siamo riusciti a fare è solo l'inizio di una lunga lotta per affermare il diritto in un contesto internazionale.
Riuscire ad essere più presenti ed efficaci come il Partito delle Nazioni Unite a New York, Ginevra e Vienna dipenderà molto anche dalla volontà di chi ci legge di investire in azioni transnazionali per il diritto alla vita e la vita del diritto.