UN PRIMO PASSO VERSO UN NUOVO DIRITTO INTERNAZIONALE
Il Tribunale ad hoc sui crimini commessi nella ex Jugoslavia
SOMMARIO: La creazione di un tribunale ad hoc per i crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella ex Jugoslavia fu, nel 1992 una priorità politica del Partito radicale. Oggi, dopo gli accordi di pace firmati a Dayton, è assolutamente necessario che i criminali di guerra siano processati dal Tribunale dell'Aia. (Notizie Radicali, Nr 6 del 2 Agosto 1997 - Pag 7)
Nel 1992 il Partito radicale iniziò una campagna di mobilitazione internazionale per l'istituzione di un Tribunale ad hoc che avesse, per statuto, competenza a giudicare i responsabili delle più gravi violazioni del diritto internazionale e dei crimini commessi nella ex Iugoslavia. A poche centinaia di chilometri dall'Italia si stava allora consumando la più terribile tragedia umana e civile che la storia europea ricordi dalla fine della II guerra mondiale e il Partito radicale tentò, fra mille difficoltà, di organizzare una risposta politica e di diritto efficace, mentre l'intero continente e le stesse istituzioni europee assistevano inermi e succubi ai disastri della guerra.
In quella proposta era già prefigurato un primo segmento di giurisdizione penale internazionale che, con una più ampia articolazione, avrebbe dovuto trovare compimento nell'istituzione di una Corte Penale Internazionale permanente.
L'iniziativa politica condotta dal Partito radicale transnazionale portò alla raccolta di oltre 25.000 firme in tutto il mondo in calce ad un appello che chiedeva al Consiglio di Sicurezza di procedere all'istituzione del tribunale. Fra queste vi erano quelle di 955 eletti nei parlamenti nazionali, di 530 rappresentanti delle assemblee amministrative, di 930 personalità del mondo della cultura, della scienza, dell'arte, dello spettacolo, dello sport. Il valore di questa iniziativa venne riconosciuto dall'allora Segretario generale dell'Onu, Boutros Boutros-Ghali, il quale affermò che senza il continuo sostegno di parlamentari, personalità della cultura e Organizzazioni Non Governative, l'iniziativa avrebbe corso il rischio di fallire. "Noi - disse - non saremmo in condizione di conquistare l'appoggio dell'opinione pubblica internazionale. Senza questa gli Stati membri non avrebbero interesse a sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite".
In seguito il Partito radicale riuscì ad ottenere che nel 1993 l'Assemblea Generale dell'Onu stanziasse i fondi necessari al funzionamento del Tribunale ad hoc, grazie all'azione nonviolenta dell'allora Presidente del Consiglio Generale ed oggi Segretario del Partito radicale, Olivier Dupuis, che condusse un digiuno di 28 giorni al quale si associarono "a staffetta" oltre 300 cittadini di tutto il mondo. Il tribunale, su queste basi, potrà iniziare l'attività istruttoria che ha portato alla imputazione di decine di persone dei diversi eserciti coinvolti nel conflitto per la violazione delle norme del diritto internazionale. Ad oggi un solo processo è stato celebrato. Però proprio in questi giorni è stato catturato dalle forze dell'IFOR un altro ufficiale che sarà, nei prossimi mesi, sottoposto al giudizio del Tribunale ad hoc.
Questi risultati, importanti ma ancora parziali, del primo istituto di giurisdizione sovranazionale, dimostrano quanto fosse valida la scelta politica di fondo del Partito radicale transnazionale: quella di affidare alle istituzioni internazionali armate di reali poteri e di effettivi riconoscimenti la garanzia del rispetto dei diritti umani,civili, politici sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
Perché vi sia l'effettivo rispetto del Diritto e dei diritti, occorre che tutti gli imputati di crimini di guerra e contro l'umanità, e in particolare coloro che hanno ideato e organizzato atti di genocidio, siano sottoposti al giudizio del Tribunale dell'Aia; il rispetto della legalità esige dunque che le forze militari dell'IFOR al servizio della comunità internazionale procedano al loro arresto, anche quando questo fosse (per falsa realpolititik) considerato politicamente inopportuno. Per questa ragione da pochi giorni il Partito radicale ha lanciato un nuovo appello internazionale, in cui fra l'altro viene richiesto l'arresto dei massimi responsabili del genocidio compiuto ai danni della popolazione bosniaca.
La pace sancita dagli accordi di Dayton non estingue la responsabilità di crimini gravissimi, la cui impunità rappresenterebbe la premessa per nuove tremende tragedie.