Posto che sia serio immaginare di potere scrivere una "regola", chi ama la libertà, in caso di pioggia, lascia se stesso e gli altri liberi di scegliere se bagnarsi, se ripararsi sotto un portone, o se invece usare l'ombrello. Inoltre, si preoccupa di evitare che qualcuno usi l'ombrello come un corpo contundente, così come mi pare che Gide rimproverasse ai cattolici di fare col crocifisso.
Ecco, a volte -ma posso sbagliarmi- quest'uso dell'ombrello come corpo contundente rischia di accomunare tanto i teorici e i pratici di ogni discriminazione, quanto chi, sia pure in nome dei sacri principi libbberalilibbberistielibbbertari e della ancora più sacra lotta alle discriminazioni, pretende di imporre a Tizio o a Caio pensieri, parole, comportamenti, "direzioni giuste", coraggio, che Tizio o Caio (o Pezzi) possono legittimamente non avere, e magari nemmeno volere.
Proprio come facevano -lo ripeto- i parroci di un tempo, che pure erano convintissimi di agire innanzitutto per il "bene" e per la "salvezza" degli altri, e, per non farli "bagnare", non cessavano di prenderli ad "ombrellate".
Ri-ciao