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Conferenza Rivoluzione liberale
Vecellio Valter - 1 ottobre 1999
LE INTERFERENZE DEL CSM

"Spettano al Consiglio Superiore della Magistratura, secondo le norme dell'ordinamento giudiziario, le assunzioni, le assegnazioni e i trasferimenti, le promozioni e i provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati". L'articolo 105 della Costituzione mi pare sia chiaro e inequivocabile.

Dunque, come si giustifica l'iniziativa del vice-presidente del CSM Giovanni Verde, che ha inviato a tutti i suoi colleghi una lettera, dove tra l'altro parla di "stallo" e "di politica ingessata" per quanto riguarda i temi della giustizia? Una lettera dove si sostiene la necessità di "forzare la situazione", perché è giunto il tempo di "dare un segnale forte". Ecco dunque che il CSM tra una promozione (che non manca mai), una censura (rara), e una punizione (che non arriva mai), si occuperà in sedute specifiche, dei problemi che affliggono la giustizia, a partire da documenti elaborati da appositi gruppi di lavoro. A una seduta parteciperà - non si sa fino a che punto contento di farlo - anche il presidente della Repubblica Ciampi, nella sua veste di presidente del CSM.

Un'iniziativa, lo dice lo stesso Verde, che potrebbe essere interpretata come un'indebita interferenza. Il condizionale si può togliere: è un'interferenza bella e buona. Ma, dice, "meglio un'interferenza piuttosto che non essere presenti nel dibattito in corso". Perché è meglio un'interferenza che un doveroso silenzio? Il ministro di Giustizia Diliberto nella sua risposta è stato fin troppo educato: "Ogni suggerimento e proposta è utile". Quasi in via incidentale ha poi ricordato che ancora "le leggi le fa il Parlamento".

Ammesso e non concesso che vi sia "stallo", "politica ingessata" e quant'altro, è compito del CSM forzare situazioni, prendere parte a dibattiti, dare segnali forti?

Significa mancare di rispetto a qualcuno, chiedere che finalmente ognuno se ne stia al suo posto, a fare quello che istituzionalmente gli compete, senza invasioni di campo?

 
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